Alla ricerca di un compromesso

Patto di stabilità Ue, Italia in disaccordo con Francia e Germania

Roma si oppone alle nuove regole proposte da Parigi e Berlino, che prevedono una riduzione del debito e del deficit. Il 23 novembre l’Ecofin straordinario

Patto di stabilità Ue, Italia in disaccordo con Francia e Germania

L’Italia si oppone alle nuove regole del patto di stabilità Ue proposte da Francia e Germania, che prevedono una riduzione del debito e del deficit. Il 23 novembre si terrà un Ecofin straordinario per cercare un compromesso.

 

La riforma del patto di stabilità Ue

Il patto di stabilità e crescita (PSC) è il sistema di regole che disciplina le politiche fiscali degli Stati membri dell’Unione europea, al fine di garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche e il coordinamento delle politiche economiche. Il PSC prevede due parametri principali: il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo (Pil) non deve superare il 60%, e il rapporto tra il deficit pubblico e il Pil non deve superare il 3%. In caso di violazione di questi parametri, la Commissione europea può avviare una procedura per deficit eccessivo, che può portare a sanzioni finanziarie per lo Stato membro inadempiente.

A causa della pandemia di Covid-19, che ha imposto misure di lockdown e di sostegno all’economia, il PSC è stato sospeso nel marzo 2020, per consentire agli Stati membri di aumentare la spesa pubblica e di indebitarsi per far fronte alla crisi. Tuttavia, la sospensione del PSC scadrà alla fine del 2023, e quindi si rende necessaria una riforma delle regole fiscali, per adeguarle alla nuova situazione economica e sociale.

La Commissione europea ha presentato una proposta di riforma del PSC il 27 ottobre 2023, basata su alcuni principi: mantenere i due parametri fondamentali del 60% e del 3%, ma con maggiore flessibilità e semplificazione; introdurre piani pluriennali di spesa, concordati con la Commissione, per i Paesi con debito elevato; escludere dal calcolo del deficit le spese per investimenti e difesa; rafforzare il coordinamento delle politiche economiche e la convergenza tra gli Stati membri.

 

L’opposizione dell’Italia

La proposta della Commissione europea ha incontrato il favore di Francia e Germania, i due maggiori Paesi dell’Ue, che hanno trovato un’intesa tra di loro e hanno spinto per un accordo rapido tra i 27 Stati membri. Tuttavia, l’Italia si è opposta alle nuove regole del PSC, ritenendole troppo restrittive e penalizzanti per il Paese, che ha il secondo debito pubblico più alto dell’Ue, dopo la Grecia, e che ha bisogno di spazio fiscale per sostenere la crescita e la ripresa.

In particolare, l’Italia contesta due aspetti della proposta: la soglia minima annua di riduzione del rapporto debito/Pil, che la Germania vorrebbe fissare allo 0,5%, e la soglia minima annua di riduzione del rapporto deficit/Pil, che la Francia vorrebbe fissare all’1%. Queste soglie, secondo l’Italia, sono troppo rigide e non tengono conto delle specificità dei Paesi, come il livello di inflazione, il tasso di crescita, la qualità della spesa pubblica e il grado di digitalizzazione e di transizione ecologica. Inoltre, l’Italia ritiene che le spese per investimenti e difesa debbano essere escluse dal calcolo del deficit, e non solo dalla procedura per squilibrio macroeconomico, come proposto dalla Commissione.

L’Italia ha quindi chiesto una maggiore flessibilità e una visione più ampia delle politiche fiscali, che tenga conto anche degli obiettivi sociali e ambientali dell’Ue. Inoltre, l’Italia ha sostenuto la necessità di creare un fondo sovrano comune, finanziato con le emissioni di debito europeo, per investire in settori strategici come l’innovazione, la digitalizzazione, la transizione verde e la difesa. Infine, l’Italia ha chiesto una piena flessibilità, anche temporale, sull’utilizzo dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che prevede risorse per 191,5 miliardi di euro per il Paese.

 

La ricerca di un compromesso

La posizione dell’Italia ha creato delle tensioni con Francia e Germania, che hanno accusato il Paese di voler bloccare la riforma del PSC e di non rispettare gli impegni presi con l’Ue. Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che l’Italia deve fare la sua parte per ridurre il debito e il deficit, e che non può pretendere di avere tutto e subito. Il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner ha affermato che l’Italia deve accettare le nuove regole del PSC, e che non può chiedere una deroga permanente. Entrambi hanno sottolineato che la riforma del PSC è nell’interesse di tutti gli Stati membri, e che serve a garantire la stabilità e la credibilità dell’Ue.

Tuttavia, l’Italia non è rimasta isolata nella sua battaglia, e ha trovato il sostegno di altri Paesi con debito elevato, come la Spagna, il Portogallo e la Grecia, che hanno condiviso le sue richieste di maggiore flessibilità e di una visione più ampia delle politiche fiscali. Inoltre, l’Italia ha potuto contare sull’appoggio del presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che ha espresso la sua comprensione per le esigenze del Paese, e del presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, che ha invitato a non ritornare alle vecchie regole del PSC, ma a trovare una soluzione equilibrata e sostenibile.

Per cercare di sbloccare la situazione e di trovare un compromesso tra le diverse posizioni, la presidenza spagnola del Consiglio Ue ha convocato una riunione straordinaria dell’Ecofin, il consiglio dei ministri delle Finanze e dell’economia dell’Ue, per il 23 novembre. L’obiettivo è di chiudere l’accordo sulla riforma del PSC entro il Consiglio di dicembre, per poi sottoporlo all’approvazione del Parlamento europeo, prima della pausa legislativa di primavera in vista delle elezioni di giugno. La riforma del PSC dovrebbe quindi entrare in vigore nel 2024, e applicarsi ai bilanci per il 2025. Si tratta di una sfida cruciale per il futuro dell’Ue, che richiede un alto senso di responsabilità e di solidarietà da parte di tutti gli Stati membri.

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