trentaseiesimo giorno

Gaza, 36 giorni di guerra: Oms, “Muore un bimbo ogni 10 minuti”

II conflitto Israele-Hamas continua senza tregua. Blackout all’ospedale al-Shifa, per scovare il capo dei terroristi. Attesa per nuovo discorso di Nasrallah

Gaza, 36 giorni di guerra: Oms, “Muore un bimbo ogni 10 minuti”

Il conflitto tra Hamas e Israele entra oggi nel trentaseiesimo giorno. Da quel 7 ottobre, data dell’operazione “Alluvione Al-Aqsa” dei militanti islamici, la guerra non accenna a fermarsi come il bilancio delle vittime che sale ogni giorno di più, superando le 11.000 palestinesi e 1.400 israeliani. La situazione umanitaria nella Striscia di Gaza è drammatica, con scarse scorte di cibo, acqua, medicine e carburante. L’Organizzazione mondiale della sanità ha denunciato che il sistema sanitario a Gaza è “in ginocchio”.

 

Oms, "Muore un bimbo ogni 10 minuti"

La situazione sul campo è impossibile da descrivere: corridoi degli ospedali pieni di feriti, malati e moribondi, obitori traboccanti, interventi chirurgici senza anestesia, decine di migliaia di persone che si rifugiano negli ospedali“. Così Tedros Adhanom Ghebreyesus, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha commentato la drammatica situazione che stanno subendo i civili palestinesi, nel corso di una nuova riunione del Consiglio di Sicurezza, che è valsa l'accusa all'Oms da parte dell’ambasciatore di Israele Gilad Erdan, di essere complice di Hamas.

“Nessuno, in nessun posto, è al sicuro“- aggiunge Tedros Adhanom Ghebreyesus - “A Gaza muore un bambino ogni 10 minuti“. “L’Oms, Unrwa, e tristemente anche il segretario generale Guterres, non riportano la situazione sul terreno” – si difende ancora l’ambasciatore dello Stato ebraico – “Molti operatori Unwra a Gaza sono essi stessi membri di Hamas. E’ giunto il momento di sfatare il mito dei fatti forniti dalle Nazioni Unite. Hamas è completamente responsabile per la situazione nella Striscia“.

 

Blackout all’ospedale al-Shifa, dove si nasconderebbe il capo dei terroristi

Uno dei luoghi più colpiti dalla guerra è l’ospedale al-Shifa, la più grande struttura sanitaria della Striscia. L’ospedale è stato bombardato da un missile il 10 novembre, causando 13 morti e decine di feriti. Le forze armate israeliane hanno sostenuto che il missile era stato lanciato per errore da Hamas, mentre i media palestinesi hanno accusato Israele di averlo preso di mira. Il 11 novembre, l’ospedale è rimasto senza elettricità, costringendo i medici a curare i pazienti al buio. Secondo alcune indiscrezioni, nell’ospedale si troverebbe un comando militare chiave di Hamas, dove si nasconderebbe il capo dei terroristi, Mohammed Deif. Israele ha dichiarato di aver distrutto la roccaforte di Hamas e ucciso 150 militanti.

 

Oggi, un nuovo discorso di Nasrallah 

Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, oggi terrà il suo secondo discorso pubblico dall’inizio della guerra, il 7 ottobre, in occasione della "Festa dei martiri caduti sulla via di Gerusalemme". Nel suo precedente discorso, quello dello scorso 3 novembre, Nasrallah aveva affermato che Hezbollah “è entrato in battaglia l’8 ottobre” e che "non c’è guerra più giusta di questa". E aveva inoltre sostenuto che l’operazione di Hamas è stata frutto di “una decisione presa al 100% dai palestinesi” e che l’Iran non esercita alcun controllo sulle fazioni della resistenza. Il leader sciita ha annunciato che terrà un nuovo discorso oggi, 11 novembre, alle 14 ora italiana.

 

Macron a Netanyahu a “fermare i bombardamenti”

Il presidente francese Emmanuel Macron, invece, ha parlato al telefono con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il 9 novembre, in occasione della conferenza umanitaria su Gaza organizzata a Parigi. Macron ha ribadito l’impegno per una “pausa umanitaria” e per un “cessate il fuoco” nel rispetto del diritto internazionale. Ha anche invitato Netanyahu a “fermare i bombardamenti” e a "lavorare per una pace sostenibile in Medio Oriente, compresa la creazione di uno Stato palestinese". Netanyahu, però, ha respinto le critiche e ha attribuito la responsabilità delle sofferenze dei civili a Hamas e ai suoi alleati.

 

Il piano americano in Medio Oriente

Creazione di uno Stato palestinese che includa Gaza e Cisgiordania, è questo il piano Usa dopo la fine della guerra.

Gli Stati Uniti, il principale alleato di Israele, si trovano in una posizione delicata di fronte alla guerra a Gaza. Il presidente Joe Biden ha espresso la sua solidarietà a Israele e ha sostenuto il suo diritto a difendersi. Ha anche avvertito qualunque parte ostile a Israele di non cercare di approfittare della situazione. Tuttavia, Biden ha anche cercato di mediare tra le parti in conflitto e di favorire una soluzione diplomatica. Il suo piano per il Medio Oriente prevede la creazione di uno Stato palestinese che includa Gaza e Cisgiordania, in base ai confini del 1967, con Gerusalemme come capitale condivisa. Il piano prevede anche il riconoscimento di Israele come Stato ebraico e la fine delle rivendicazioni dei rifugiati palestinesi. Il piano di Biden, però, incontra l’opposizione sia di Israele e sia di Hamas, che lo ritengono inaccettabile e ingiusto.

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