crisi in medio oriente

La guerra a Gaza continua, tra accuse reciproche e evacuazioni forzate

Un attacco aereo israeliano su una scuola ha scatenato la condanna globale, mentre la situazione umanitaria a Khan Yunis si aggrava ogni giorno di più

La guerra a Gaza continua, tra accuse reciproche e evacuazioni forzate

La crisi a Gaza giunge al giorno 310 con nuove accuse reciproche tra Israele e Hamas. Un attacco aereo israeliano su una scuola ha scatenato la condanna globale, mentre la situazione umanitaria a Khan Yunis si aggrava con l'ennesimo ordine di evacuazione.

 

Accuse e smentite: la battaglia per la verità

La guerra di Gaza, ormai al suo 310esimo giorno, continua a infiammare gli animi non solo nella regione, ma anche sulla scena internazionale. Al centro delle polemiche c’è l’attacco aereo israeliano che ha colpito una scuola a Gaza City, causando numerose vittime. Hamas ha prontamente respinto le affermazioni di Israele, che aveva dichiarato di aver colpito membri armati del gruppo islamista. "Le affermazioni di Israele sulla presenza di combattenti nella scuola di al-Tabin sono false e infondate," ha dichiarato Hamas tramite un comunicato riportato da Al Jazeera. Secondo il movimento, tutti i presenti al momento dell'attacco erano civili, tra cui bambini, dipendenti pubblici e membri del clero, riuniti per la preghiera dell'alba.

L'esercito israeliano ha invece affermato di aver eliminato 19 membri di Hamas e della Jihad islamica nell’attacco, confermando la loro presenza all'interno dell’edificio scolastico. L’accaduto ha generato forti reazioni, sia locali che internazionali, alimentando ulteriormente un conflitto che sembra non avere fine.

 

Proteste e condanne: la reazione palestinese e internazionale

La notizia dell’attacco ha subito provocato una reazione di sdegno. A Jenin, città della Cisgiordania occupata, i palestinesi sono scesi in piazza per protestare contro quello che è stato definito un "massacro". L'agenzia di stampa Wafa ha documentato le manifestazioni, durante le quali i partecipanti hanno condannato i "crimini dell'occupazione" e chiesto un intervento della comunità internazionale per fermare la guerra. La situazione a Gaza è ormai insostenibile, e le voci di protesta si levano sempre più forti anche fuori dai confini della regione.

Sul fronte internazionale, la condanna è stata pressoché unanime. La vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, ha espresso profonda preoccupazione per l’alto numero di vittime civili. Durante un discorso elettorale a Phoenix, Harris ha ribadito che Israele ha il diritto di difendersi, ma ha sottolineato la necessità di evitare perdite tra i civili. "Ancora una volta troppi civili sono stati uccisi," ha dichiarato, chiedendo con forza un cessate il fuoco e un accordo per la liberazione degli ostaggi.

 

Khan Yunis sotto assedio: l'ordine di evacuazione dell'Idf

Nel frattempo, la situazione a Khan Yunis, nel sud di Gaza, si fa sempre più drammatica. L'Idf (l’esercito israeliano) ha emesso un nuovo ordine di evacuazione per i residenti del quartiere di al-Jalaa, che non sarà più considerato parte della zona umanitaria. Secondo quanto riportato dal Times of Israel, l'Idf ha motivato la decisione con la presenza di "infrastrutture terroristiche" nella zona, sostenendo che Hamas stia sfruttando l’area per lanciare razzi contro Israele. "Rimanere in questa zona è diventato pericoloso," ha affermato l'Idf, che ha avvertito la popolazione tramite volantini, messaggi SMS e trasmissioni radiofoniche.

L’evacuazione, che mira a limitare i danni ai civili, è solo l’ultima di una serie di misure che stanno trasformando Gaza in un campo di battaglia sempre più asfissiante per la popolazione. Nonostante gli avvertimenti dell'Idf, molti palestinesi sono riluttanti a lasciare le loro case, temendo che non ci sarà un ritorno.

 

Diplomazia in azione: il ruolo dell'Egitto e dell'Anp nel futuro di Gaza

Mentre il conflitto continua, l’Egitto sta portando avanti un delicato dialogo con l'Autorità Nazionale Palestinese (Anp) per discutere del futuro della Striscia di Gaza nel dopoguerra. Secondo l’emittente pubblica israeliana Kan, il Cairo sta negoziando un piano che prevede il trasferimento del controllo del valico di Rafah all’Anp, come primo passo di un piano più ampio per restituire all’Autorità Palestinese il controllo di Gaza. Questo progetto, fortemente sostenuto dall'Egitto e probabilmente dagli Stati Uniti, punta a stabilizzare la regione e a ridurre l'influenza di Hamas. Tuttavia, la leadership israeliana continua a respingere l’idea di un ruolo attivo dell’Anp, ritenuta incapace di garantire la sicurezza.

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