Il conflitto in Gaza, giunto al 311° giorno, continua senza tregua, mentre gli sforzi per fermare le ostilità rimangono incerti. Da una parte, Hamas ha respinto l'invito a partecipare all'ultimo round di negoziati previsto per il 15 agosto, dall'altra Israele mantiene una posizione rigida, rifiutando qualsiasi cessate il fuoco.
Nel frattempo, il rischio di un'escalation regionale cresce, con gli Stati Uniti che rafforzano la loro presenza militare nel Medio Oriente, preoccupati per possibili attacchi da parte di Iran e Hezbollah. L'ultimo attacco a una scuola di Gaza ha riacceso le critiche internazionali, spingendo alcuni Paesi, come il Perù, a chiedere con urgenza un cessate il fuoco.
Hamas rifiuta i negoziati: “Attuare il piano Biden”
Hamas ha annunciato di non voler partecipare all'incontro di negoziazione fissato per il 15 agosto, un colpo significativo agli sforzi diplomatici guidati dagli Stati Uniti, il Qatar e l'Egitto. “Alla luce delle attuali circostanze e in considerazione della responsabilità verso il nostro popolo, chiediamo ai mediatori di attuare il piano presentato e approvato il 2 luglio, basato sulla visione del presidente Biden e sulla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU”, ha dichiarato Hamas. Il gruppo ha ribadito che ulteriori cicli di negoziati o nuove proposte non farebbero altro che prolungare l’aggressione israeliana, offrendo allo Stato ebraico una copertura diplomatica per continuare l’offensiva su Gaza.
Questa posizione, secondo diversi osservatori, potrebbe essere una tattica di Hamas per guadagnare tempo in vista di un possibile attacco da parte dell'Iran o di Hezbollah. “Se Hamas non si siede al tavolo delle trattative, continueremo a decimare le sue forze a Gaza”, ha dichiarato un alto funzionario israeliano coinvolto nei negoziati, sottolineando che la situazione attuale potrebbe essere un punto di non ritorno. La tensione è palpabile anche tra gli alleati di Israele, con il Pentagono che ha deciso di accelerare il dispiegamento di una seconda portaerei e di un sottomarino nucleare nella regione, preparandosi a un possibile allargamento del conflitto.
Di fronte al crescente rischio di un'escalation, il Segretario alla Difesa statunitense, Lloyd Austin, ha ordinato alla portaerei Uss Abraham Lincoln di accelerare il suo transito verso il Medio Oriente. Questo spostamento, ha dichiarato il portavoce del Pentagono Pat Ryder, mira a contrastare il pericolo di un attacco su larga scala da parte di Iran o Hezbollah contro Israele. Inoltre, è stato disposto lo schieramento del sottomarino nucleare Uss Georgia nella stessa area, un segnale chiaro che Washington è pronta a difendere i suoi alleati nella regione.
Austin ha discusso con il suo omologo israeliano, Yoav Gallant, sottolineando l'importanza di minimizzare i danni ai civili e di lavorare per un cessate il fuoco che permetta anche il rilascio degli ostaggi detenuti nella Striscia di Gaza. Tuttavia, l'intelligence israeliana teme che l'Iran possa sferrare un attacco prima del vertice previsto per il 15 agosto, in risposta agli sforzi americani per negoziare una tregua.
Tensioni internazionali: condanne e minacce di sanzioni
Nel frattempo, la situazione a Gaza continua a suscitare indignazione a livello internazionale. L'attacco israeliano alla scuola Al Tabin, che ha causato numerose vittime tra cui molti bambini, è stato duramente condannato dal governo peruviano, che ha chiesto un cessate il fuoco immediato e l'accesso illimitato agli aiuti umanitari. “L'uso indiscriminato della forza non fa che aggravare le tensioni in Medio Oriente”, ha affermato il Ministero degli Esteri del Perù, chiedendo la fine delle ostilità e il rilascio degli ostaggi.
Anche l'Unione Europea ha espresso preoccupazione per l'escalation in corso. L'Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, ha criticato duramente le dichiarazioni del ministro israeliano Ben Gvir, che ha proposto di interrompere gli aiuti umanitari a Gaza. “Questo è un incitamento ai crimini di guerra e le sanzioni devono essere prese in considerazione dall'UE”, ha scritto Borrell, esortando Israele a prendere le distanze da queste posizioni e a impegnarsi in buona fede nei negoziati per un cessate il fuoco.
Un conflitto senza fine?
Con la guerra che si protrae da oltre dieci mesi, la situazione a Gaza rimane incandescente. La mancata partecipazione di Hamas ai negoziati del 15 agosto e la posizione intransigente di Israele suggeriscono che la strada per la pace è ancora lunga e incerta. La pressione internazionale per un cessate il fuoco cresce, ma la paura di un'escalation regionale rende il futuro ancora più imprevedibile. Mentre la comunità internazionale tenta di mediare, il destino di Gaza e della regione rimane sospeso tra guerra e diplomazia.