L'omicidio di Sharon Verzeni ha sconvolto la tranquilla comunità di Terno d'Isola, un piccolo centro nella provincia di Bergamo. In una notte apparentemente normale, Sharon, 33 anni, è stata brutalmente uccisa mentre guardava le stelle e ascoltava musica. L'omicida, Moussa Sangare, un 31enne di origini ivoriane ma cittadino italiano, ha confessato agli inquirenti di essere uscito di casa quella notte con un unico obiettivo: accoltellare qualcuno. La sua confessione ha rivelato un racconto agghiacciante, che getta luce su un crimine senza apparente motivo, se non una distorta ossessione.
La confessione dell'omicida
"Scusa per quello che sto per fare." Queste sono state le parole che Moussa Sangare ha pronunciato prima di colpire Sharon Verzeni, una giovane donna che, quella notte, si trovava a guardare il cielo stellato con le cuffie nelle orecchie. In un interrogatorio condotto dalle forze dell'ordine, Sangare ha descritto con un distacco inquietante i momenti che hanno preceduto il delitto. "Aveva le cuffiette e guardava le stelle", ha raccontato, ricostruendo gli ultimi istanti di vita di Sharon. "Perché, perché?" sono state le sue ultime parole, rivolte a un uomo che non conosceva e che, con freddezza, le ha inferto una pugnalata al cuore.
Sangare ha dichiarato agli inquirenti di essere uscito quella notte con l'ossessione di uccidere. Ha raccontato di aver passato la serata con amici, senza tuttavia indulgere in droghe o alcol, come era solito fare. Tornato a casa, ha preso un coltello e si è diretto verso Terno d'Isola, dove avrebbe poi incontrato la sua vittima. Durante il tragitto, ha minacciato due ragazzini, mostrando loro la lama che avrebbe usato per uccidere Sharon. Il suo racconto è pervaso da un linguaggio che ricorda lo slang dei rapper, un retaggio di una vita precedente in cui Sangare aspirava a diventare un artista. Ma quella notte, la sua unica ambizione era l'omicidio.
Il racconto dell’omicidio
L'omicidio di Sharon Verzeni è avvenuto nei pressi della piazza di Terno d'Isola, intorno all'una di notte. Sharon stava passeggiando da sola, quando Sangare l'ha avvicinata in bicicletta. L'uomo, dopo aver probabilmente abbassato la testa sulla canna della bici per non farsi riconoscere, l'ha afferrata da dietro e le ha inferto la prima coltellata. "Scusa per quello che ti sto per fare," ha ripetuto prima di colpire. Sharon, sorpresa e ferita, è riuscita solo a chiedere "Perché?", prima di crollare a terra. Ha trovato la forza di chiamare il 118, ma le sue ultime parole, "Mi ha accoltellata", non sono bastate a salvarla.
Dopo l'omicidio, Sangare è fuggito in bicicletta verso Suisio, il paese dove risiedeva. Le telecamere di sorveglianza hanno ripreso la sua fuga, mostrando un uomo che pedalava a velocità normale prima del delitto, e a velocità raddoppiata subito dopo. Nei giorni successivi, Sangare ha cercato di eliminare le prove del crimine, seppellendo il coltello sull'argine dell'Adda e gettando altri coltelli nel fiume. Ha anche cercato di modificare la sua bicicletta, cambiando il manubrio e i catarifrangenti, e si è tagliato i capelli nel tentativo di non essere riconosciuto. Tuttavia, la sua fuga è stata breve. Due uomini di origine marocchina lo hanno identificato nei frame delle telecamere, permettendo ai carabinieri di rintracciarlo e arrestarlo.
Un passato oscuro
Nel corso delle indagini, è emerso che Sangare viveva in un appartamento fatiscente intestato a un nigeriano, assente da mesi. In quell'abitazione, gli investigatori hanno trovato una sagoma di cartone che l'uomo aveva utilizzato per testare la penetrazione dei coltelli. Sangare ha dichiarato che si trattava di un gioco, ma quella notte l'ossessione omicida si è trasformata in realtà. L'appartamento, privo di elettricità e acqua, era in condizioni igieniche deplorevoli, un chiaro segno di una vita ormai alla deriva.
L'omicida, già noto alle autorità per episodi di violenza domestica, aveva minacciato con un coltello la sorella, un episodio per il quale era in attesa di essere indagato. Dopo l'arresto per l'omicidio di Sharon, Sangare è stato trasferito nel carcere di via Gleno, dove si trova in isolamento sotto stretta sorveglianza psicologica. In attesa dell'interrogatorio di convalida davanti al gip Raffaella Mascarino, lo stesso che ha gestito casi mediatici come quello di Carlotta Benusiglio, Sangare si è chiuso in un silenzio assoluto, chiedendo solo dell'acqua.
L'omicidio di Sharon Verzeni ha lasciato una comunità sconvolta e una famiglia distrutta. La confessione di Sangare, con la sua inquietante freddezza, non offre alcuna risposta al perché di un gesto così crudele e senza senso. Mentre le indagini proseguono, resta il dolore per una vita spezzata senza motivo, una tragedia che ha lasciato un segno indelebile nella storia di Terno d'Isola.