Mario Draghi ha presentato un’attesa relazione sulla competitività dell’economia europea, affrontando questioni fondamentali come innovazione, mancanza di manodopera specializzata e costi energetici. Il rapporto, che sarà ufficialmente pubblicato la prossima settimana, potrebbe delineare la strada per una nuova fase di riforme nell’Unione europea. Secondo Draghi, le istituzioni europee devono affrontare senza esitazione i freni strutturali che da decenni ostacolano la crescita economica e minano la competitività dei Paesi membri.
Durante l’incontro, l’ex presidente della Banca centrale europea ha sottolineato la necessità di una cooperazione più stretta e di riforme istituzionali per affrontare sfide come la digitalizzazione e la difesa comune. Secondo le indiscrezioni, Draghi ha presentato queste proposte non solo ai diplomatici dei 27 Stati membri, ma anche ai capigruppo del Parlamento europeo, lasciando intendere che il rapporto potrebbe diventare la base per il futuro politico dell'Unione.
I nodi strutturali e le riforme necessarie
Il cuore del rapporto di Draghi si concentra su alcuni nodi strutturali che da anni bloccano il progresso dell’economia europea. Tra questi, l’ex premier italiano ha citato il ritardo nell’innovazione, l’aumento dei prezzi dell’energia e la mancanza di manodopera specializzata. Ha inoltre evidenziato la necessità di accelerare il processo di digitalizzazione, elemento essenziale per garantire la competitività dell’Europa in un contesto economico globale in rapida evoluzione.
Nel documento, l’economista propone un bilanciamento tra diversi interessi: investimenti e debito, politica industriale e libera concorrenza, urgenza climatica e attività economica. La sua visione di lungo termine prevede anche una maggiore attenzione alla riduzione delle dipendenze dai Paesi terzi, come già emerso in altre analisi sull’economia europea. «È fondamentale trovare un compromesso tra la crescita economica e la sostenibilità ambientale, senza sacrificare né l’una né l’altra», ha dichiarato un diplomatico presente all’incontro.
Sul fronte istituzionale, Draghi ha ribadito l’importanza di una riforma delle istituzioni europee. «Le istituzioni devono essere all’altezza delle sfide future», ha affermato. Secondo fonti parlamentari, Draghi ha anche enfatizzato il ruolo del Parlamento europeo, definendolo il punto focale per attuare le raccomandazioni del rapporto. L’economista ha infatti sottolineato che gli eurodeputati sono più vicini ai cittadini europei rispetto a qualsiasi altra istituzione dell'Unione, rendendoli i protagonisti ideali per promuovere le riforme necessarie.
Un quadro per il futuro della politica europea
La relazione di Draghi è destinata a diventare un documento cardine per la nuova legislatura europea, affiancandosi al rapporto presentato in primavera da Enrico Letta sul futuro del mercato unico. Entrambi i documenti potrebbero costituire la base per le future politiche economiche e istituzionali dell’Unione. Tra gli elementi più discussi ci sono i costi delle transizioni economiche e sociali che l’Europa dovrà affrontare nei prossimi anni. Uno studio pubblicato da quattro economisti della Banca centrale europea ha stimato che tali costi, tra il 2025 e il 2031, potrebbero raggiungere i 5.400 miliardi di euro, una cifra impressionante che sottolinea l'urgenza di un’azione coordinata e incisiva.
Oltre alle riforme strutturali, Draghi ha espresso soddisfazione per il fatto che molte delle sue idee siano già state integrate negli orientamenti politici delineati dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in vista del suo secondo mandato. Il lavoro di Draghi, infatti, troverà applicazione non solo nel rapporto stesso, ma anche nelle lettere di missione dei futuri commissari europei. «Le raccomandazioni contenute in questo rapporto rappresentano un'opportunità unica per riorganizzare il sistema europeo e rafforzare la sua competitività su scala globale», ha dichiarato l’entourage dell’ex premier italiano.
Verso la pubblicazione ufficiale del rapporto
Il rapporto di Draghi, che conta circa 400 pagine tra testo principale e allegati, sarà presentato ufficialmente la prossima settimana, a un anno dalla richiesta avanzata dalla presidente Ursula von der Leyen. Nello stesso periodo, si attende anche la presentazione del nuovo collegio dei commissari europei, con le rispettive deleghe per il prossimo quinquennio, segnando l’inizio di una fase decisiva per il futuro dell’Unione europea.
Draghi ha evitato di entrare nei dettagli delle soluzioni durante le presentazioni informali, riservandosi di affrontare tali temi in modo più approfondito nella versione finale del rapporto. Tuttavia, il suo messaggio è chiaro: l’Europa non può più permettersi di rimandare le riforme necessarie per affrontare le sfide del XXI secolo. Solo attraverso una cooperazione rafforzata e un cambiamento istituzionale profondo, l’Unione potrà garantire una crescita sostenibile e una maggiore competitività sui mercati internazionali.
In un’Europa sempre più interconnessa e dipendente da fattori globali, il rapporto di Mario Draghi rappresenta dunque una pietra miliare che non solo evidenzia le problematiche, ma offre anche una visione ambiziosa per il futuro del continente.