Le tensioni tra Lega e Forza Italia si riaccendono attorno ai temi dello ius scholae e della gestione della Rai. La situazione rischia di complicare ulteriormente il lavoro della premier Giorgia Meloni, impegnata su più fronti: dai delicati equilibri interni alla coalizione, ai dossier sulla Legge di Bilancio e il rinnovo del Cda della Rai. Il governo è ora chiamato a trovare una soluzione, mentre le divergenze tra gli alleati minano la stabilità politica.
La frattura tra Lega e Forza Italia su cittadinanza e autonomie
L'annuncio di Antonio Tajani, leader di Forza Italia, riguardo alla volontà di riformare la legge sulla cittadinanza, introducendo una forma di ius scholae, ha innescato nuove tensioni con la Lega. Matteo Salvini, attraverso il vicesegretario Andrea Crippa, ha infatti ribadito che la normativa attuale è più che sufficiente e non necessita di alcuna modifica. Questo nuovo scontro si inserisce in un contesto di crescenti frizioni tra gli alleati, che si trascinano come un fiume carsico, riaffiorando con forza in momenti di difficoltà per la maggioranza. Tali divergenze rischiano di compromettere ulteriormente l'operato del governo e della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, già alle prese con temi delicati come la legge di Bilancio e il rinnovo dei vertici della Rai.
La reazione della Lega non si è limitata a un netto "no" alla proposta di ius scholae. Nicola Molteni, sottosegretario agli Interni, ha infatti rilanciato chiedendo una stretta sulla legge attuale, proponendo di revocare la cittadinanza agli stranieri che delinquono dopo averla ottenuta. Forza Italia, d'altro canto, ha ribattuto con un affondo sulle autonomie, annunciando anche l'adesione al gruppo forzista nel Consiglio regionale della Sardegna da parte dei consiglieri del Partito Sardo d'Azione (Psd'Az), finora alleato organico della Lega nell'isola. Questo passaggio politico ha ulteriormente acuito le tensioni, rendendo più difficili le trattative per un accordo di coalizione.
Rai, Meloni tra due fuochi: opposizione e maggioranza
Tra i temi più delicati per il governo c'è il rinnovo del Cda della Rai. Il voto per la nomina dei quattro componenti del consiglio d'amministrazione, previsto inizialmente per il 12 settembre, sembra destinato a slittare. A complicare la situazione è la necessità di raggiungere la maggioranza qualificata dei due terzi in commissione di Vigilanza, il che richiede il sostegno dell'opposizione. Ma il centrosinistra, con in testa il Partito Democratico, si oppone all'indicazione di Simona Agnes come presidente, una scelta espressione di Forza Italia. A inizio agosto, il Pd ha approvato un documento che apre al dialogo solo se la maggioranza si impegnerà ad approvare una legge sulla governance della Rai di stampo bipartisan, come richiesto dal Media Freedom Act dell'Unione Europea.
In questo scenario, la premier Meloni ha deciso di prendere in mano direttamente le trattative, riuscendo a convincere Matteo Salvini a rinunciare alla richiesta di un direttore generale della Rai, in cambio di alcuni posti chiave come quelli di capostruttura per la cultura e il cinema. Tuttavia, le nuove tensioni tra Lega e Forza Italia rischiano di far saltare anche questo fragile equilibrio, rendendo più incerta la possibilità di raggiungere un'intesa complessiva sulla gestione del servizio pubblico radiotelevisivo.
La sfida della legge di Bilancio
Accanto alla questione Rai, si profila all'orizzonte un'altra sfida cruciale per il governo: la legge di Bilancio. Entro il 20 settembre, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti dovrà presentare a Bruxelles il Piano Strutturale di Bilancio (Psb), un documento che definirà le misure economiche per il prossimo anno. Su alcune proposte, come il mantenimento del taglio del cuneo fiscale per il 2025, la riduzione delle aliquote Irpef a tre e l'estensione delle decontribuzioni per le madri lavoratrici autonome, il centrodestra sembra compatto.
Tuttavia, non mancano le divergenze tra gli alleati. La Lega, ad esempio, insiste sull'allargamento delle maglie per i prepensionamenti, come la quota 41, mentre Forza Italia preme per un ulteriore intervento sulle pensioni minime, con l'obiettivo di avvicinarsi sempre più alla soglia dei 1.000 euro mensili. La limitatezza delle risorse disponibili rende difficile soddisfare tutte le richieste, e la mancanza di un vertice di maggioranza per siglare un'intesa complica ulteriormente il lavoro del governo.
Un autunno caldo tra proteste e trattative
Mentre Lega e Forza Italia continuano a battibeccare su cittadinanza, autonomia e pensioni, fuori dal Parlamento le tensioni sociali non accennano a placarsi. Il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha dichiarato che il sindacato è pronto a scendere in piazza contro il governo, definendo il rapporto con l'esecutivo "pessimo". La minaccia di nuove proteste potrebbe aggiungere ulteriore pressione su Meloni, già impegnata a mediare tra gli alleati interni e a gestire un delicato equilibrio politico.
In questo clima di incertezza e tensione, il governo è chiamato a dimostrare di essere in grado di trovare soluzioni efficaci ai numerosi nodi sul tavolo. Se da un lato Meloni sembra riuscire a tenere insieme una maggioranza sempre più litigiosa, dall'altro il tempo stringe e la capacità di compromesso rischia di essere messa a dura prova nelle prossime settimane.