A Bruxelles, Mario Draghi ha esposto un quadro allarmante sul futuro dell'Unione Europea, consegnando a Ursula von der Leyen un rapporto che suggerisce un cambio di rotta necessario per la sopravvivenza del progetto europeo. Il documento, commissionato dalla stessa presidente della Commissione Europea, analizza le sfide che l'Unione deve affrontare in un contesto economico globale sempre più competitivo e segnato da squilibri. Per Draghi, la soluzione è netta: un nuovo patto basato su investimenti massicci, sostenuti da un debito comune europeo, per preservare i valori fondanti dell'UE. Le sue proposte, che richiedono un'azione politica decisiva e una maggiore solidarietà tra i Paesi membri, mirano a mantenere l'Europa in prima linea nel panorama internazionale.
La presidente von der Leyen ha accolto positivamente l'analisi di Draghi, evidenziando la necessità di una risposta coordinata per affrontare le sfide strutturali dell’economia europea, e ha lasciato aperta la possibilità di discutere la creazione di fondi comuni per finanziare progetti strategici. Ma la portata del cambiamento richiesto solleva dubbi tra i partner europei, in particolare tra i Paesi più restii a condividere il debito e ad aumentare significativamente la spesa pubblica.
Le proposte centrali: debito comune e investimenti
Il rapporto Draghi parte da una premessa chiara: l’Unione Europea, per poter rimanere competitiva su scala globale, deve abbracciare una svolta economica senza precedenti. L'ex presidente della BCE ha illustrato come il rafforzamento della capacità d'investimento, attraverso un raddoppio degli sforzi attuali, sia imprescindibile per sostenere la transizione digitale e verde, e per rilanciare settori strategici come la ricerca scientifica, le infrastrutture e l'innovazione tecnologica. Draghi sostiene che l'aumento degli investimenti debba essere finanziato tramite l'emissione di nuovo debito comune europeo, simile al modello del Next Generation EU, ma con una portata più vasta e duratura.
Secondo il rapporto, il debito comune permetterebbe non solo di raccogliere le risorse necessarie per sostenere questi investimenti, ma anche di rafforzare la coesione tra i Paesi membri, riducendo le disparità economiche e sociali all'interno dell'Unione. Draghi ha sottolineato che, senza un meccanismo di condivisione dei rischi finanziari, l'Europa rischia di accentuare le disuguaglianze tra le sue economie, esponendosi a rischi di frammentazione interna.
Inoltre, il documento mette in luce come i tradizionali strumenti di bilancio europei non siano più sufficienti per affrontare le sfide contemporanee. I fondi strutturali e il bilancio dell'UE, con le loro limitazioni finanziarie, non possono rispondere alle crisi che colpiscono l'economia globale, dal cambiamento climatico alla competizione con Stati Uniti e Cina. Il debito comune, dunque, diventa uno strumento imprescindibile per creare le basi di una crescita sostenibile e inclusiva.
L'analisi economica delle proposte
Dal punto di vista economico, le proposte di Draghi introducono un concetto cruciale: la necessità di superare il dogma della disciplina fiscale come unica via per garantire la stabilità europea. L'approccio dell’ex presidente BCE si basa su un quadro macroeconomico che riconosce l’importanza di una maggiore spesa pubblica e di investimenti di lungo termine. In questo contesto, il debito comune potrebbe rappresentare un punto di svolta per l'economia europea, aumentando la capacità di spesa complessiva degli Stati membri e creando sinergie economiche che rafforzerebbero la competitività del blocco.
Tuttavia, queste proposte non sono esenti da critiche. La mutualizzazione del debito ha storicamente incontrato una forte opposizione da parte dei Paesi del Nord Europa, particolarmente attenti alla sostenibilità fiscale. Questi Stati temono che un sistema di debito comune possa trasferire sui Paesi più virtuosi i rischi di instabilità derivanti dalle economie più fragili. Allo stesso tempo, alcuni analisti avvertono che un aumento troppo rapido della spesa pubblica potrebbe generare tensioni sui mercati finanziari, soprattutto in un contesto di inflazione crescente e di rialzo dei tassi d'interesse.
L'altro grande pilastro del rapporto, il raddoppio degli investimenti pubblici, viene invece visto con maggiore favore. Gli economisti riconoscono che un forte incremento della spesa per la transizione verde e digitale rappresenta una condizione necessaria per il futuro dell’economia europea. In particolare, gli investimenti in energia rinnovabile e tecnologia sono considerati fondamentali per ridurre la dipendenza dell’Europa da attori esterni e per garantire una crescita sostenibile a lungo termine.
Applicabilità e sfide politiche
Nonostante le potenzialità delle proposte di Draghi, la loro attuazione non sarà semplice. La creazione di un nuovo sistema di debito comune richiede il consenso unanime degli Stati membri, e questo rappresenta un ostacolo significativo, dato che le divisioni ideologiche tra i Paesi del Nord e quelli del Sud Europa restano profonde. Convincere Paesi come la Germania, i Paesi Bassi e l'Austria a sostenere una maggiore condivisione dei rischi finanziari sarà una sfida politica di prim'ordine per la Commissione.
Anche il raddoppio degli investimenti pubblici pone problemi di fattibilità. Molti Stati membri sono ancora impegnati a ridurre il debito accumulato durante la pandemia e potrebbero non essere disposti a sostenere ulteriori spese senza garanzie su ritorni economici a breve termine. Inoltre, le complesse procedure burocratiche dell'UE spesso rallentano l'implementazione dei progetti, rischiando di vanificare l'efficacia di un aumento dei fondi disponibili.
In questo scenario, la proposta di Draghi rappresenta non solo una sfida economica, ma anche una prova di maturità politica per l’Unione Europea. La capacità di adottare una visione comune sul futuro dell’economia europea e di superare le divisioni interne sarà cruciale per determinare il successo o il fallimento di questo ambizioso piano.