La crisi a Gaza continua a seminare distruzione e morte, ormai giunta al 342esimo giorno. Tra gli ultimi episodi drammatici si registra l'attacco aereo israeliano che ha colpito una scuola-rifugio gestita dall'ONU nel campo profughi di Nuseirat, uccidendo almeno 18 persone, sei delle quali erano membri dell'UNRWA, l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi. La comunità internazionale, con l'ONU in testa, ha condannato con fermezza l'ennesima violazione del diritto umanitario. Nel frattempo, i negoziati per un cessate il fuoco sembrano in stallo, con Hamas che ribadisce la propria linea dura: nessuna nuova richiesta sarà accettata.
La crisi umanitaria a Gaza: l'attacco alla scuola-rifugio
Il 12 settembre, alle prime luci dell'alba, un attacco aereo israeliano ha devastato una scuola-rifugio nel campo profughi di Nuseirat, nella parte centrale di Gaza. La struttura, gestita dall'ONU, ospitava oltre 12.000 persone, principalmente donne e bambini, costrette a fuggire dalle loro case a causa dei continui bombardamenti. Tra le vittime, secondo l'UNRWA, ci sono sei membri del proprio staff, compreso il direttore del rifugio, impegnati nell'assistenza ai civili sfollati.
Israele, da parte sua, ha giustificato l'attacco sostenendo che il raid mirava a colpire un complesso di comando e controllo di Hamas, situato nei pressi della scuola. Tuttavia, l'ONU ha più volte denunciato che la struttura era già stata colpita in altre quattro occasioni dall'inizio del conflitto. "Nessuno è al sicuro a Gaza", ha dichiarato l'UNRWA, "nessuno viene risparmiato". Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha definito l'attacco "un'inaccettabile violazione del diritto umanitario", chiedendo l'immediata cessazione di questi atti. Guterres ha ribadito che tali azioni non possono essere tollerate, esortando le parti a rispettare gli obblighi internazionali.
L'attacco nel quartiere Zeitoun e la morte di un'attivista Usa
Mentre il conflitto continua a mietere vittime, un altro raid israeliano nel quartiere Zeitoun di Gaza City ha provocato la morte di almeno due persone, secondo quanto riportato da Al Jazeera Arabic. Questo attacco si aggiunge ai continui bombardamenti che colpiscono indiscriminatamente abitazioni civili, come quello registrato nei pressi della moschea Tawbah, nel campo di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza.
Sul fronte della Cisgiordania, invece, emergono nuovi dettagli sulla morte di Aysenur Eygi, attivista turco-americana uccisa durante una protesta contro l'occupazione israeliana. Secondo il Washington Post, Eygi si trovava a oltre 180 metri di distanza dai soldati israeliani al momento della sua uccisione, ben dopo che i manifestanti si erano ritirati. La versione fornita dalle Forze di difesa israeliane (IDF) parlava inizialmente di un errore, ma le testimonianze raccolte da vari testimoni oculari, oltre a video della protesta, contraddicono questa ricostruzione. L'episodio ha sollevato forti critiche da parte delle organizzazioni umanitarie e internazionali, che chiedono trasparenza e responsabilità nelle operazioni militari.
La situazione negoziale: Hamas e la mediazione internazionale
Mentre la violenza sul campo continua, i negoziati per una tregua rimangono in una fase di stallo. La delegazione negoziale di Hamas, guidata da Khalil al-Hayya, ha incontrato nei giorni scorsi il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, e il capo dell'intelligence egiziana, Abbas Kamel. Tuttavia, Hamas ha ribadito che non avanzerà nuove richieste né accetterà ulteriori condizioni oltre quelle già concordate nella proposta di cessate il fuoco avanzata dagli Stati Uniti. Questa posizione ferma sembra lasciare poche speranze per un rapido ritorno alla pace, mentre il numero delle vittime a Gaza continua a crescere drammaticamente.
Secondo l'ultimo bilancio fornito dal Ministero della Salute di Gaza, sono almeno 41.084 le persone uccise dall'inizio del conflitto, con oltre 95.000 feriti. Solo nelle ultime 24 ore, 64 persone hanno perso la vita, segno che il mattatoio di Gaza, come molti lo definiscono, non accenna a fermarsi.
Appelli umanitari e la nuova barriera di confine
Sul fronte internazionale, diverse organizzazioni umanitarie, tra cui Save the Children, hanno lanciato un appello urgente agli Stati membri delle Nazioni Unite, chiedendo misure immediate per proteggere i diritti fondamentali nei territori palestinesi occupati e in Israele. Le ONG chiedono accesso senza restrizioni per il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) a tutti i detenuti e ostaggi, la liberazione immediata dei bambini palestinesi arrestati e detenuti arbitrariamente dall'esercito israeliano, e la fine delle violenze indiscriminate. Queste richieste sottolineano l'urgenza di garantire che i diritti umani siano rispettati anche in tempi di conflitto.
Nel frattempo, Israele ha annunciato la costruzione di una nuova barriera lungo il confine con la Giordania, con l'obiettivo di prevenire l'ingresso di terroristi e il traffico di armi. Lo ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante una visita nella Valle del Giordano, ribadendo l'importanza di garantire la sicurezza di Israele e mantenere un confine stabile e pacifico con i paesi vicini.