Il campo largo, una proposta politica che ambisce a unire diverse forze di centrosinistra, si è rivelato divisivo all'interno di Azione. La prospettiva di un'alleanza con il Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra e il Movimento 5 Stelle ha provocato scissioni tra le fila del partito guidato da Carlo Calenda. Le ex ministre Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, insieme alla senatrice Giusy Versace, hanno scelto di lasciare Azione, esprimendo il loro disaccordo con l'approccio adottato per le prossime elezioni regionali. Intanto, nel Movimento 5 Stelle, si acuisce lo scontro tra il fondatore Beppe Grillo e l'attuale leader Giuseppe Conte.
La frattura in Azione: addii pesanti e divergenze strategiche
Le tensioni interne ad Azione sono esplose nelle ultime 48 ore, quando tre figure di spicco, le ex ministre Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, insieme alla senatrice Giusy Versace, hanno annunciato il loro addio al partito. La causa principale è stata la decisione di Carlo Calenda di esplorare un'alleanza per le prossime elezioni regionali con forze del centrosinistra, inclusi il Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, e il Partito Democratico. Questo "campo largo", sebbene ancora in fase embrionale, ha causato una frattura tra i moderati del partito, che vedono l'alleanza come una deviazione dalle loro posizioni centriste e liberali.
Mariastella Gelmini, in particolare, ha dichiarato di non poter accettare l'idea di un'alleanza con il Movimento 5 Stelle e le forze della sinistra radicale. "Non provengo dalla sinistra e non intendo aderirvi adesso: ero e resto una moderata popolare", ha sottolineato l'ex ministra dopo un lungo confronto con Calenda. La decisione è stata presa a malincuore, ma Gelmini ha ritenuto che il percorso scelto da Azione non fosse più compatibile con i suoi valori e obiettivi politici.
La reazione di Calenda e il futuro delle moderate
Carlo Calenda e il partito hanno risposto con una nota ufficiale in cui si esprime "rammarico" per l'uscita di queste figure, riconoscendo tuttavia che le scelte personali devono essere rispettate. Tuttavia, nella nota si legge anche una critica implicita alle dimissionarie: "Riteniamo grave e incoerente passare dall'opposizione alla maggioranza a metà legislatura, contravvenendo così al mandato degli elettori". La delusione di Calenda è palpabile, specialmente considerando che aveva valorizzato le ex ministre affidando loro ruoli di leadership all'interno di Azione.
Le voci politiche parlano di un possibile passaggio di Gelmini e Carfagna a Noi Moderati, il partito guidato da Maurizio Lupi. Tale mossa rafforzerebbe l'ala centrista della coalizione di governo e segnerebbe un punto a favore di Lupi, che potrebbe accogliere due figure influenti nel panorama politico moderato italiano. Tuttavia, né le dirette interessate né i loro staff hanno confermato queste indiscrezioni.
Anche Giusy Versace ha spiegato il suo disagio per le scelte strategiche di Azione. Già prima dell'estate, aveva espresso a Calenda il suo disappunto riguardo all'idea di aderire a un campo largo anche in Liguria, una regione cruciale per le prossime elezioni. La sua uscita, insieme a quella di Gelmini e Carfagna, rappresenta una sfida per Azione, che vede ridursi il suo gruppo alla Camera a soli dieci deputati.
Grillo e Conte: lotta intestina nel Movimento 5 Stelle
Mentre Azione affronta le sue fratture interne, un altro scontro di potere si sta consumando nel Movimento 5 Stelle. Beppe Grillo e Giuseppe Conte sono ormai ai ferri corti, e la tensione tra i due leader è emersa in una serie di missive rese pubbliche. L'ultima lettera di Grillo, pubblicata da Il Foglio, accusa Conte di minacciare la democrazia interna al movimento e di adottare atteggiamenti autocratici. Grillo, che già in passato aveva espresso critiche verso la gestione del movimento da parte di Conte, ha ribaltato l'accusa, affermando che è proprio l'ex premier a voler sabotare il processo democratico interno.
Nella sua lettera, Grillo difende il suo ruolo e i suoi diritti legati al simbolo e al nome del Movimento 5 Stelle, ricordando una sentenza della Corte d'Appello di Genova del 2021 che gli attribuirebbe la titolarità di entrambi. Accusato da Conte di avere una visione "padronale" del movimento, Grillo ha risposto con sarcasmo, sottolineando che la vera minaccia per il futuro del Movimento è rappresentata dalle manovre occulte e dalle ambizioni di pochi.
Dall'altra parte, Conte ha affidato la sua risposta a fonti interne del Movimento 5 Stelle, facendo trapelare la sua irritazione per la continua diffusione di documenti riservati. Secondo i suoi collaboratori, l'ex premier è stanco di quella che considera una "pantomima" orchestrata da Grillo e dai suoi sostenitori più vicini, come l'ex sindaca di Roma, Virginia Raggi.
Un futuro incerto per Azione e M5S
Le crisi interne che stanno scuotendo Azione e il Movimento 5 Stelle riflettono le difficoltà dei partiti italiani nel mantenere l'unità di fronte alle sfide politiche del momento. Da una parte, Azione vede i suoi ranghi assottigliarsi a causa delle divergenze su come posizionarsi rispetto alla sinistra, dall'altra, il Movimento 5 Stelle è dilaniato dallo scontro tra il suo fondatore e l'attuale leader. In entrambi i casi, la stabilità politica è messa a dura prova, e il futuro delle due formazioni appare più incerto che mai.