Le tensioni tra Israele e Hezbollah hanno raggiunto un punto critico, alimentando un'escalation che minaccia di travolgere l'intera regione mediorientale. Dopo più di 350 giorni di conflitto ininterrotto nella Striscia di Gaza, nuovi episodi di violenza si stanno sviluppando al confine tra Israele e Libano. Israele ha intensificato i bombardamenti contro le postazioni di Hezbollah nel sud del Libano, mentre esplosioni di dispositivi di comunicazione, attribuite a un'operazione di intelligence israeliana pianificata da oltre 15 anni, hanno scosso il territorio libanese. Questi sviluppi hanno alimentato il timore di un'escalation su vasta scala, con gravi conseguenze per l'intera regione. Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha definito questi attacchi "una dichiarazione di guerra", mentre la comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione.
Israele e l'intensificazione dei bombardamenti in Libano
La situazione al confine tra Israele e Libano è precipitata con una serie di raid aerei israeliani contro le postazioni di Hezbollah nel sud del Paese. Secondo quanto riferito dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF), centinaia di razzi pronti al lancio contro Israele sono stati distrutti, insieme ad altre infrastrutture militari del gruppo sciita libanese. I media locali riportano tra 50 e 70 attacchi aerei concentrati in poche ore, rendendo quella di ieri la più intensa operazione militare dall'inizio del conflitto a Gaza, lo scorso ottobre. Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha dichiarato che questa offensiva segna "una nuova fase della guerra", con significative opportunità, ma anche rischi elevati. Gallant ha promesso che le operazioni militari contro Hezbollah continueranno, con l'obiettivo di riportare la sicurezza nelle città del nord di Israele e, al contempo, proseguire la lotta contro Hamas nella Striscia di Gaza.
Dopo una valutazione della sicurezza, Israele ha rimosso le restrizioni ai movimenti dei cittadini nelle città settentrionali, inizialmente imposte per prevenire ulteriori attacchi da parte di Hezbollah. Tuttavia, la minaccia di un'escalation rimane concreta, e il governo israeliano sembra determinato a mantenere la pressione sul gruppo libanese.
Nasrallah accusa Israele: "Una dichiarazione di guerra"
Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha risposto duramente agli attacchi israeliani, descrivendoli come una violazione di tutte le "linee rosse". In un discorso televisivo, Nasrallah ha accusato Israele di aver deliberatamente colpito migliaia di dispositivi di comunicazione utilizzati dal suo gruppo, causando la morte di decine di persone e ferendone migliaia. "Israele ha detonare questi dispositivi in luoghi pubblici, tra cui ospedali, farmacie e mercati, uccidendo 37 persone e ferendone oltre 3.500," ha dichiarato Nasrallah. "Questo è un atto terroristico, un massacro che si aggiunge ai crimini perpetrati da Israele negli ultimi decenni. È una dichiarazione di guerra".
Le esplosioni, che hanno devastato molte aree civili del Libano, sembrano essere il risultato di un'operazione israeliana pianificata da anni. Secondo un funzionario dell'intelligence statunitense, citato da fonti mediatiche, Israele avrebbe lavorato per circa 15 anni per infiltrarsi nella catena di approvvigionamento di Hezbollah, utilizzando società fittizie e livelli di sotterfugi per raggiungere l'obiettivo. Alcuni dei soggetti coinvolti, ha riferito la fonte, probabilmente non erano consapevoli di lavorare per l'intelligence israeliana.
Il ruolo della diplomazia: Macron e l'ONU in cerca di una tregua
Mentre la guerra tecnologica tra Israele e Hezbollah continua a intensificarsi, i leader mondiali cercano disperatamente una soluzione diplomatica per evitare un'escalation ancora più pericolosa. Il presidente francese Emmanuel Macron ha contattato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, esortandolo a evitare un conflitto in Libano. Macron ha ribadito che "la guerra in Libano deve essere evitata" e ha sottolineato che esiste una via diplomatica per risolvere la crisi, aggiungendo che "l'escalation non è nell'interesse di nessuno". Nonostante questi sforzi, il conflitto continua a intensificarsi e la possibilità di una tregua sembra lontana.
Il premier libanese Najib Mikati ha richiesto un intervento urgente delle Nazioni Unite per fermare quella che ha definito una "guerra tecnologica" condotta da Israele contro il Libano. Mikati ha chiesto una posizione ferma da parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU per condannare l'aggressione israeliana e porre fine alle sofferenze del popolo libanese, che da mesi vive in uno stato di guerra e tensione.
Prospettive future: rischi e opportunità
Secondo il ministro della Difesa israeliano Gallant, questa "nuova fase" del conflitto presenta sia opportunità che rischi. Da un lato, l'offensiva contro Hezbollah potrebbe indebolire significativamente il gruppo sciita e ridurre la minaccia che rappresenta per Israele. Dall'altro, il rischio di un'escalation incontrollata è sempre più concreto. Le tensioni tra Israele e Hezbollah sembrano aver raggiunto un punto di non ritorno, e la possibilità di un conflitto su vasta scala tra i due Paesi appare sempre più probabile. Inoltre, l'assenza di progressi significativi nelle trattative per un cessate il fuoco tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza complica ulteriormente gli sforzi diplomatici.
Secondo il Wall Street Journal, la probabilità di un accordo per una tregua a Gaza prima della fine del mandato del presidente statunitense Joe Biden è estremamente bassa. Le tensioni tra Israele e Hezbollah e l'incapacità di trovare un'intesa sul rilascio degli ostaggi continuano a ostacolare qualsiasi progresso. Israele, da parte sua, sembra determinato a proseguire le operazioni militari sia contro Hamas che Hezbollah, mentre la comunità internazionale osserva con apprensione l'evolversi della crisi.