La crisi mediorientale vive una nuova fase di intensificazione con l'escalation militare tra Israele e Hezbollah al confine libanese. Israele ha avviato operazioni terrestri mirate nel Libano meridionale, mentre continua il lancio di razzi dal territorio libanese verso Israele. Gli Stati Uniti ribadiscono il diritto di difesa israeliano, ma sollecitano una soluzione diplomatica per evitare un allargamento del conflitto. Il bilancio delle vittime cresce, coinvolgendo civili e operatori umanitari, mentre la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza e nel Libano continua a deteriorarsi rapidamente.
L'invasione israeliana e le reazioni internazionali
Israele ha lanciato nelle ultime ore una serie di incursioni mirate nel sud del Libano, colpendo obiettivi di Hezbollah lungo la linea di confine. L'operazione, definita "limitata", ha l'obiettivo di neutralizzare le infrastrutture militari dell’organizzazione libanese che, secondo l’esercito israeliano, rappresentano una "minaccia immediata" per le comunità nel nord del Paese. Le autorità israeliane, pur confermando che non si tratterà di un’occupazione a lungo termine, non hanno specificato la durata dell’operazione. "Continueremo finché non saranno eliminate le minacce immediate", hanno dichiarato fonti militari.
Parallelamente, dal Libano continuano a piovere razzi diretti verso il nord di Israele. Secondo l’esercito israeliano (IDF), solo nella mattinata di ieri sono stati intercettati diversi razzi lanciati verso Metula e altre città del nord. Hezbollah ha rivendicato gli attacchi, confermando di aver preso di mira le truppe israeliane nella zona di confine. Il lancio di razzi e il fuoco di artiglieria sono avvenuti a intervalli ravvicinati, provocando danni ma fortunatamente nessuna vittima tra i civili israeliani.
Gli Stati Uniti hanno ribadito il diritto di Israele a difendersi. Un portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale americano ha dichiarato che le operazioni "mirate" sono in linea con gli obiettivi di Israele di proteggere i propri cittadini, ma ha sottolineato che una soluzione diplomatica resta l’unico modo per garantire una stabilità duratura nella regione.
Il governo italiano, tramite il ministro della Difesa Guido Crosetto, ha confermato che i soldati italiani delle forze UNIFIL, schierate nel sud del Libano, si trovano nei bunker per proteggersi dall'escalation. La premier Giorgia Meloni ha chiesto con fermezza una de-escalation delle ostilità.
Colpiti siti Hezbollah a Beirut e raid su Gaza
Le incursioni israeliane non si sono limitate al confine libanese. L'esercito ha confermato di aver colpito anche numerosi siti di produzione di armi appartenenti a Hezbollah nel quartiere Dahieh di Beirut. Secondo quanto riportato dall’IDF, gli attacchi sono stati condotti con la massima precisione per evitare vittime civili. "Abbiamo adottato tutte le misure necessarie per proteggere i civili, compresi avvisi preventivi e l’uso di munizioni intelligenti", si legge in una nota diffusa su Telegram. Le autorità israeliane accusano Hezbollah di usare la popolazione civile come scudo umano, localizzando le proprie infrastrutture militari all'interno di aree densamente popolate.
Nel frattempo, la situazione nella Striscia di Gaza continua a peggiorare. Un raid israeliano su un campo profughi nel centro della Striscia, nel Nuseirat, ha causato almeno 13 vittime. Il bilancio potrebbe aggravarsi ulteriormente, data la difficoltà delle squadre di soccorso nel raggiungere le aree colpite.
Tensioni crescenti tra Israele, Iran e gli alleati occidentali
La crisi si complica ulteriormente a causa dell’intromissione di altri attori regionali e internazionali. Gli Stati Uniti continuano a fornire supporto logistico e politico a Israele, ma restano preoccupati per un possibile coinvolgimento diretto dell’Iran. In una conversazione telefonica tra il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin e il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, Austin ha avvertito che qualsiasi attacco diretto dell’Iran contro Israele comporterà "serie conseguenze". Questa affermazione arriva in un momento di particolare tensione, mentre l’Iran continua a sostenere Hezbollah e altre milizie presenti in Siria e Libano.
Il Canada ha già avviato l’evacuazione dei propri cittadini dal Libano, prenotando centinaia di posti su voli commerciali. La ministra degli Esteri canadese Melanie Joly ha invitato i connazionali a lasciare immediatamente il Paese, definendo la situazione "estremamente pericolosa". Anche la Gran Bretagna è stata coinvolta indirettamente nel conflitto, dopo che una nave è stata attaccata al largo del porto yemenita di Al Hodeida, zona controllata dai ribelli Houthi. La Marina britannica ha confermato l'incidente, precisando che l’equipaggio è in salvo e che non ci sono state rivendicazioni dirette da parte degli Houthi.
Mentre il conflitto si intensifica, gli appelli alla diplomazia si moltiplicano. Nonostante l’insistenza israeliana sulla necessità di colpire Hezbollah, la Casa Bianca ha sottolineato che solo una soluzione politica potrà portare pace e sicurezza lungo il confine israelo-libanese. Fonti vicine all'amministrazione americana hanno rivelato che Israele ha assicurato agli Stati Uniti che l’invasione terrestre sarà limitata alle aree di confine e mirata alla distruzione delle infrastrutture di Hezbollah. Tuttavia, la preoccupazione per un conflitto su più fronti, che potrebbe includere anche Siria e Iran, resta alta.