Nel dibattito tra i candidati alla vicepresidenza degli Stati Uniti, J.D. Vance per i repubblicani e Tim Walz per i democratici, trasmesso in prima serata dalla CBS, il tono è rimasto sorprendentemente cordiale. Nonostante le divergenze profonde su temi fondamentali come immigrazione, cambiamento climatico e diritti civili, i due candidati hanno saputo mantenere una discussione rispettosa, evitando attacchi personali e insulti. Un raro segnale di distensione in una campagna elettorale altrimenti segnata da forti tensioni.
Durante il confronto, i candidati hanno mostrato la loro strategia principale: Walz ha concentrato i suoi attacchi su Donald Trump, ignorando quasi Vance, mentre quest'ultimo ha rivolto le sue critiche verso Kamala Harris. La sfida non ha visto un vincitore netto, come confermato anche dai sondaggi successivi, ma il dibattito ha offerto uno spaccato interessante sulle visioni opposte dei due partiti per il futuro degli Stati Uniti.
Migrazione e clima: divisioni e accuse
Uno dei temi centrali è stato l’immigrazione. Vance ha accusato la vicepresidente Kamala Harris di aver fallito nella gestione della crisi migratoria, permettendo un afflusso record di migranti illegali e la diffusione del Fentanyl nelle comunità americane. Ha descritto un quadro di emergenza, con scuole e ospedali sopraffatti, mentre gli alloggi diventano sempre più inaccessibili. Le sue affermazioni sono state corrette dalla conduttrice Margaret Brennan, che ha sottolineato come molti degli immigrati citati da Vance abbiano lo status legale e abbiano contribuito al ripopolamento delle aree citate.
Sul cambiamento climatico, Walz ha criticato aspramente Trump, accusandolo di minimizzare la crisi e di favorire i petrolieri. "Trump dice che il cambiamento climatico è una bufala", ha affermato, sostenendo che l’amministrazione repubblicana stia vendendo il futuro degli Stati Uniti per interessi economici a breve termine. Vance ha evitato di approfondire il tema, concentrandosi invece sulle difficoltà immediate dell’economia, suggerendo un approccio più pragmatico rispetto alle regolamentazioni ambientali.
Aborto e diritti civili: due visioni opposte
Il diritto all’aborto ha rappresentato un altro tema divisivo. Tim Walz ha definito l’aborto un diritto umano basilare, ribadendo la sua posizione a favore della libertà di scelta delle donne. Vance, dal canto suo, ha difeso una visione più conservatrice, pur evitando di appoggiare apertamente un bando nazionale. Ha sottolineato come lui e Trump stiano cercando di proteggere la vita "nel senso più pieno del termine", con un forte accento sulla necessità di sostenere la famiglia e le politiche pro-natalità.
Anche sulla questione delle armi, i due candidati hanno mostrato approcci differenti, ma meno distanti rispetto ad altri temi. Walz ha raccontato l’esperienza personale del figlio, testimone di una sparatoria, sottolineando l’importanza di aumentare i controlli sulla vendita di armi per proteggere soprattutto i più giovani. Vance ha espresso il suo dispiacere per l'esperienza del figlio di Walz, ma ha evitato di indicare soluzioni concrete, lasciando intendere che la responsabilità per l’aumento delle armi ricada sull'immigrazione.
Iran, Obamacare e l’eredità di Trump
Una delle domande più spinose del dibattito riguardava la possibilità di un attacco preventivo contro l'Iran, qualora Teheran sviluppasse un'arma nucleare. Entrambi i candidati hanno evitato una risposta diretta, eludendo la questione: Walz ha preferito attaccare la leadership di Trump, mentre Vance ha affermato che la decisione spetterebbe a Israele, confermando l’alleanza tra gli Stati Uniti e lo Stato ebraico.
In merito all'Obamacare, Vance ha sorpreso sostenendo che, nonostante le critiche di Trump al sistema sanitario ereditato da Obama, l'ex presidente repubblicano ha salvaguardato alcuni aspetti chiave, come la copertura per le patologie preesistenti. Ha sottolineato che Trump ha cercato un approccio bipartisan per migliorare l'accesso alle cure, e che ora avrebbe guadagnato il diritto di attuare politiche sanitarie ancora più efficaci.
Riguardo alle elezioni del 2020 e all'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, i candidati hanno nuovamente preso strade opposte. Walz ha criticato aspramente l’ex presidente per il suo comportamento, mentre Vance ha ribadito che Trump è stato l'unico a cedere pacificamente il potere il 20 gennaio, respingendo le accuse di minaccia alla democrazia. Vance ha invece puntato il dito contro la "censura su scala industriale" che, a suo dire, sarebbe sostenuta dai democratici attraverso le grandi aziende tecnologiche.
Appelli finali e sondaggi
Nel loro discorso di chiusura, entrambi i candidati hanno cercato di rafforzare le rispettive coalizioni: Walz ha celebrato l’ampia e variegata alleanza costruita da Kamala Harris, descrivendola come un gruppo ottimista e orientato verso un futuro migliore. Vance, invece, ha invocato un cambiamento di direzione, sottolineando la necessità di tornare alla leadership di Donald Trump per realizzare il potenziale del Paese.
Secondo un instant poll della CNN condotto subito dopo il dibattito, Vance avrebbe ottenuto una leggera vittoria con il 51% delle preferenze rispetto al 49% di Walz. Sebbene il margine sia esiguo, il risultato riflette il fatto che il dibattito non abbia prodotto sorprese o cambiamenti significativi nelle posizioni già consolidate degli elettori.
Con un tono cordiale e rispettoso, il confronto tra Vance e Walz si è chiuso con una stretta di mano, una nota di civiltà in una campagna elettorale sempre più tesa e divisiva.