Cosa non torna

Per i russi il colpevole dell’attentato a Dugina è l’ucraina Vovk

Agente del battaglione Azov, sarebbe entrata e uscita da Mosca con la figlia dodicenne. Un identikit troppo sospetto. Le incongruenze sulla vicenda

Per i russi il colpevole dell’attentato a Dugina è l’ucraina Vovk

Per l’Fsb, principale erede del Kgb, non ci sono dubbi. L’assassina, o meglio le assassine, di Darya Dugina sono Natalya Vovk e sua figlia dodicenne. In un comunicato diffuso dai media russi, incredibilmente dettagliato se si pensa che l’attentato alla Dugina è avvenuto solo l’altro ieri sera, viene ricostruita, con molte incongruenze, la dinamica degli eventi che hanno portato all’omicidio della figlia di Alexander Dugin, il filosofo conosciuto dall’opinione pubblica come l’ideologo di Putin. 

 

In base alla ricostruzione dei servizi segreti russi la Vovk, legata al Battaglione Azov, come dimostrerebbe il tesserino militare diffuso dall’Fbs sul quale però c’è più di qualche dubbio sulla sua autenticità, per una possibile manipolazione con photoshop, sarebbe entrata in Russia a luglio insieme alla figlia dodicenne su un'auto con tre targhe, anche se il suo nome figurasse già da mesi negli archivi dello stesso Fsb come appartenente a gruppi militari ucraini. La donna avrebbe poi affittato una casa nello stesso palazzo di Darya, come si vede da un video diffuso sempre dall’Fbs. 

 

L’attentato e l'ordigno

Sabato sera, giorno dell’attentato, Natalia Pavlovna Vovk, sarebbe arrivata con la figlia dodicenne al convegno dove la Dugina si trovava con il padre, avrebbe posizionato l’esplosivo sotto il suv della donna, per poi scappare a bordo della Mini, questa volta con targa ucraina, in Estonia. A testimoniare il fatto, il video diffuso dai servizi che mostra la sospettata ai controlli d’uscita dal paese e lo scambio di targhe della sua Mini (kazaka al posto di quella ucraina). 

 

L’ordigno che ha fatto esplodere l'auto su cui viaggiava Darya che, come si è saputo dopo era di sua proprietà e non del padre, per cui il vero obiettivo dell'attentato era lei e non l’ideologo nazionalista, era composto da circa 400 grammi d’esplosivo collocati sotto il sedile del guidatore. La bomba è stata attivata da un cellulare usa e getta, da remoto, quando l’auto era sulla strada e non nel parcheggio dell’evento a cui aveva appena partecipato con il padre. E le telecamere di sicurezza non funzionavano da due settimane, come confermano i media.

 

Chi è Natalia Pavlovna Vovk

Ucraina, 43 anni, appartenente al Battaglione Azov, per l’Fsb è questo l'identikit dell'assassina della Dogina. A confermarlo la tessera militare della donna, rilasciata nel 2020 con il cognome Shaban, quello del marito, certificherebbe la sua appartenenza all’unità militare 3057 della Guardia nazionale ucraina nella quale è inquadrato il reggimento Azov. Ma il ministero degli Interni ucraino ha subito sostenuto che la tessera è falsa. 

 

Le incogruenze sulla vicenda messe in evidenza da diversi organi di stampa d’inchiesta hanno fatto emergere numerose discrepanze, come ad esempio il fatto che Natalia già dal 2016 usava il nome da nubile, Vovk, perché divorziata dal marito. 

Dubbi anche sulla Mini usata dalla Vovk in Russia, dotata di tre targhe. L'auto entrata da luglio nel paese, è apparsa invece su un sito di compravendite ucraino ad agosto e che la stessa tra fine luglio e agosto risulterebbe assicurata in Crimea da un’altra persona.

Ancora più strano è che la donna avrebbe compiuto l’atto terroristico accompagnata da sua figlia minorenne.

Per tutte queste discrepanze e per la perfetta e veloce ricostruzione della vicenza da parte dei servizi segreti russi, ci sono molti dubbi sulla vera matrice dell'attentato. 

 

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