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A caccia di gas non russo. Ma il caso Regeni frena l’intesa col Cairo

Enrico Letta pone “dubbi” sull’accordo con le autorità dell’Egitto per la fornitura di gas, alternativo a quello russo: “Questione di giustizia”. Il punto

A caccia di gas non russo. Ma il caso Regeni frena l’intesa col Cairo

La quantità di gas che l’Italia potrebbe importare dall’Egitto non da poco: circa 3 miliardi di metri cubi di GNL che potrebbero aiutare a ridurre la dipendenza attuale dalle forniture dalla Russia. L’accordo di Eni con la società statale egiziana Egyptian Natural Gas Holding Company, che sarebbe già stato firmato mercoledì, solleva dubbi, soprattutto di natura politica. In ballo c’è il caso Regeni, con la mancata collaborazione delle autorità egiziane nel far luce sul caso. A esprimere perplessità, nelle scorse ore, è stato il segretario del Pd, Enrico Letta.

 

Letta: “Difendere i diritti umani”

È stato proprio il numero 1 del Partito Democratico a non nascondere perplessità riguardo l’intesa per le nuove forniture all’Italia di gas liquido da parte dell’Egitto. Un accordo che, come spiegato da Letta, "mi lascia tantissimi dubbi". Ospite di Rai Radio Uno, il leader dem ha spiegato: "La vicenda di Regeni è una vicenda che va oltre la singola vicenda personale, drammatica". Secondo Letta il caso della morte dello studente friulano e del conseguente processo che di fatto è bloccato per la mancata collaborazione da parte del Cairo, è diventato "un simbolo della necessità di difendere i diritti umani, della necessità di fare giustizia. Quindi è netta la nostra richiesta al governo di essere molto più esigenti nei confronti degli egiziani" e "quindi i dubbi" sull’intesa energetica "sono sicuramente molto alti".

 

Cosa prevede l’accordo di Eni col Cairo

Secondo quanto emerso, l’intesa commerciale prevede da un lato la fornitura di 3 miliardi di metri cubi di gas liquido (GNL), dall’altro anche l’aumento dell'esplorazione in Egitto sia nei siti esistenti che in quelli di nuova acquisizione nelle regioni del Delta del Nilo, del Mediterraneo orientale e del deserto occidentale. Proprio in questi giorni l’azienda aveva annunciato l’avvio di produzione un nuovo giacimento di petrolio e gas, scoperto da poco nel deserto occidentale dell'Egitto, in grado di garantire circa 8.500 barili di petrolio equivalente al giorno.

 

Italia alla ricerca di alternative al gas russo

L’accordo con l’Egitto si inserisce nel piano di “affrancamento” progressivo dell’Italia dalle forniture di gas dalla Russia, verso la quale sono stati predisposti già cinque pacchetti di sanzioni da parte dell’Europa, con un forte pressing per un embargo totale. Lo stop alle importazioni, però, al momento non è possibile per l’Italia, come per la Germania e l’Austria. Per questo nelle ultime settimane si sono intensificati i viaggi diplomatici ed economici verso nuovi fornitori, come Qatar, Azerbaijan, Algeria, a cui seguiranno altre missioni in Africa a breve. Il nostro Paese, infatti, al momento riceve da Mosca circa il 40% del gas.

 

Regeni, le torture e il processo che non parte

Ma a pesare sono i rapporti non semplici con l’Egitto da un punto di vista giudiziario: sia il caso di Zaki che quello di Regeni sollevano dubbi. "Il miliardo o poco più di metri cubi di gas che arriverebbe da un accordo con l'Egitto non valga la credibilità del nostro Paese sul piano internazionale" ha sottolineato Erasmo Palazzotto, presidente della commissione Regeni. "Nel rapporto con l'Egitto non si può ignorare il macigno che c'è nelle relazioni internazionali tra i nostri due paesi. L'atteggiamento dell'Egitto sul caso Regeni è inaccettabile. L'ultima risposta che è arrivata è stato il no a fornire gli indirizzi degli imputati impedendo al processo di partire: è un'offesa" ha aggiunto Palazzotto.

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