Domenica 12 giugno

Amministrative e referendum, mancano otto giorni all’election day

Nove mln al voto per i comuni, solo 143 con più di 15mila abitanti. Occhi puntati su Palermo, Genova, Parma. Sulla giustizia le posizioni dei partiti

Amministrative e referendum, mancano otto giorni all’election day

Ultime giorni di campagna elettorale e referendaria. Quasi 9 milioni di italiani saranno chiamati alle urne domenica 12 giugno per rinnovare le amministrazioni di 980 comuni. Solo 143 hanno più di 15 mila abitanti e, come tali, potrebbero andare al ballottaggio due settimane dopo, il 26. Nello stesso giorno si svolgeranno i referendum in tema di giustizia, che saranno validi - come dispone l’articolo 75 della Costituzione - se al voto parteciperà la maggioranza degli aventi diritto e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. Sulla scheda il ‘sì’ rappresenterà la volontà del cittadino di abrogare la legge, il ‘no’ di mantenerla in vigore. Il primo quesito riguarda l’incandidabilità per i politici condannati in via definitiva per reati penali (Legge Severino), il secondo la limitazione delle misure cautelari, il terzo la separazione delle carriere dei magistrati, il quarto l’elezione dei componenti del Consiglio Superiore della magistratura, il quinto la valutazione dei magistrati. I referendum sono stati proposti dal Partito Radicale, co-promotore la Lega di Matteo Salvini. 

 

Sia per il rinnovo dei Consigli comunali che per i quesiti referendari fino ad oggi la campagna elettorale non è stata particolarmente accesa. Per diversi motivi. In tema di amministrative il 65% dei posti da rinnovare tra consiglieri (oltre 12 mila) e assessori (3.700) è nei comuni fino a 3mila abitanti. E non sono molti i capoluogo di Provincia o di Regione che andranno al voto. Tra i primi, due città simbolo: Verona e Parma, ma anche città come Alessandria, Asti, Belluno Taranto, Monza, La Spezia, Gorizia. Tra i secondi figurano Genova, Catanzaro, Palermo, l’Aquila. Città dove, prima la scelta dei candidati poi il dibattito elettorale, hanno avuto risvolti anche sul piano nazionale, ma con un impatto dimensionato.

 

A Genova il centrodestra si presenta unito sul civico Marco Bucci che ha ottenuto anche l’appoggio di Italia Viva e Azione ma senza liste proprie. Pd e M5s si sono accordati su un candidato comune, Ariel Dello Strologo. Travagliato il caso di Palermo. In particolar modo per il centrodestra per via delle forti divisioni di Lega e Forza Italia con il partito di Giorgia Meloni. Alla fine anche Fratelli d’Italia ha appoggiato il candidato Roberto Lagalla. Pd, pentasetllati e sinistra appoggiano invece Franco Miceli, Italia Viva e Azione no. Come dicevamo è simbolico il caso di Parma, dove il sindaco uscente dopo due mandati, l’ex grillino Federico Pizzarotti, si è alleato con il Pd e la sinistra, mentre i Cinque Stelle non presenteranno nemmeno un loro lista. 

 

Quanto ai referendum sulla giustizia diverse sono le posizioni in campo. La Lega, che l’ha promossi, ovviamente è favorevole e lo è anche Forza Italia. Anche Azione e Italia Viva si sono schierate per il ‘sì’ mentre il Partito democratico lascia libertà di scelta ai propri elettori “su una materia così complessa come la giustizia”. Fratelli d’Italia ha una posizione differenziata: ‘no’ all’abrogazione della Legge Severino e alla limitazione delle misure cautelari, favorevole ai restanti quesiti. Il Movimento Cinque Stelle è contrario e parla di “una vendetta politica nei confronti della magistratura”. 

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