La battaglia delle etichette alimentari

Etichettatura unica alimenti Ue: Italia dice no, cos'è il Nutri-Score

È in corso uno scontro a livello europeo sull’etichettatura unica degli alimenti. L’Italia da tempo dice “no” alla cosiddetta Nutri-Score. Ecco perché

Etichettatura unica alimenti Ue: Italia dice no, cos'è il Nutri-Score

È ancora scontro sulle etichette alimentari, con l’Italia che continua a battersi perché non sia adottata a livello europeo la cosiddetta Nutri-Score.

 

L’ultimo tentativo in ordine di tempo da parte del Governo è la creazione di una sorta di fronte del “no” che trovi sostegno da parte di altri partner UE. A farsi portavoce della contrarietà al sistema di etichettatura nato in Francia e già adottato da altri Stati membri è il ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova, che ha appena incassato l’appoggio da parte di Pekka Pesonen, direttore delle organizzazioni degli agricoltori e cooperative europee Copa e Cogeca.

 

L’obiettivo è non rendere obbligatorio il sistema “a semaforo” che penalizza il Made in Italy e la Dieta mediterranea, dopo che la Commissione europea, la scorsa primavera, ha dichiarato di non volerlo imporre agli stati membri.

 

Cos’è il Nutri-Score?

Il sistema di etichettatura Nutri-Score è nato in Francia, messo a punto dai ricercatori dell’università di Parigi e dell’Inserm, l’Institut national de la Santé et de la Recherche médicale, ossia l’ente per la salute francese. È noto anche come etichettatura “a semaforo” e serve per fornire ai consumatori le informazioni nutrizionali degli alimenti.

 

Prevede una scala di 5 colori, abbinata ad altrettante lettere:

  • verde scuro (A),

  • verde chiaro (B),

  • giallo (C),

  • arancione (D),

  • e rosso (E).

La gradazione serve a classificare il contenuto dell’alimento (in 100 grammi) in base agli ingredienti più “salutari”, come per esempio frutta, verdura, fibre e proteine, o meno raccomandati, come grassi saturi, zuccheri, sodio e calorie.

 

Etichettatura Nutri-Score: chi lo ha adottata in Europa?

Tra i primi paesi ad adottarla c’è stato il Regno Unito nel 2014, che però poi è passato ad un altro sistema, il cosiddetto Keyhole o “traffic light all’inglese”. Dal 2017 è stata la stessa Francia a introdurre l’etichetta Nutri-Score, seguita da Spagna, Svizzera e Belgio, paesi nei quali dal 2019 la Nesté si è adeguata.

 

Successivamente anche altre grandi aziende hanno seguito la scelta (Coca-Cola Company, Pepsi, Unilver, ecc.), arrivata dopo che nel 2018 la rivista Nutrients aveva condotto una ricerca su quale fosse il miglior sistema di informazione sui valori nutrizionali dei prodotti, scegliendo proprio Nutri-Score come il più efficace.

 

Non la pensano così, però, le associazioni di agricoltori e tutela dei consumatori in Italia, che ritengono il Nutri-Score un sistema “ingannevole” e “fuorviante”, oltre che dannoso per i prodotti Made in Italy.

 

Perché l’Italia dice no all'etichettatura Nutri-Score?

Secondo il Codancons l’etichettatura “a semaforo” lancia ai consumatori un messaggio sbagliato, lasciando intendere che alcuni facciano male a prescindere, senza tenere conto delle quantità consumate. In questo modo si confondono i clienti nei supermercati e si danneggiano alimenti come l’olio di oliva, che ha un elevato contenuto di grassi su una quantità di 100 grammi.

 

Secondo Federalimentare nella scala Nutri-Score, l’extravergine occupa un posto peggiore rispetto all’olio di colza, mentre il sistema del traffic light inglese lo considera “rosso”. Lo stesso vale per i formaggi (come parmigiano reggiano o grana padano) o i prosciutti. Si tratta, dunque, proprio di prodotti che rappresentano il Made in Italy nel mondo.

 

Da qui l’invito ad adottare etichette che invece aiutino a capire quali siano le quantità corrette giornaliere, a seconda degli alimenti. D’accordo anche la Coldiretti che ricorda come neppure il “semaforo” inglese o il sistema a ottagoni neri del Cile e del Perù siano completi, perché non tengono conto dall’alimentazione nel suo complesso.

 

Una battaglia anche a difesa della Dieta mediterranea

A sostenere l’Italia nella battaglia contro il sistema Nutri-Score sono anche le organizzazioni degli agricoltori e delle cooperative europee Copa e Cogeca, che si sono date appuntamento a Coblenza, in Germania, in occasione del Consiglio informale dei ministri dell’Agricoltura UE.

 

Il direttore, Pekka Personen, nel manifestare sostegno al ministro italiano Teresa Bellanova, ha chiamato in causa la difesa della Dieta mediterranea: “Ho parlato con la ministra, le diamo tutto il nostro appoggio - ha detto Pesonen - e contiamo sull'Italia per evitare le semplificazioni eccessive di etichette tipo il Nutri-Score, che penalizzerebbero alcuni prodotti della Dieta mediterranea”. I contrari al Nutri-Score ricordano come proprio quest’ultima, riconosciuta Patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO, sia associata a una maggiore longevità media delle popolazioni che la seguono.

 

I sostenitori

Tra coloro che invece sostengono l’efficacia e la fondatezza degli studi ci sono esperti come Walter Ricciardi, ex presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, che lo ritiene uno strumento semplice, intuitivo e comprensibile, e non in contrasto con la Dieta mediterranea.

 

Per fare un esempio, sempre l’olio di oliva (classificato come C) ha un punteggio migliore rispetto a quello di mais, di girasole, di soia (D) o di cocco o palma (E), equiparati al burro e ritenuti “cattivi” ingredienti (E). A chi sottolinea come però ci siano prodotti che sono classificati come più “sani”, come ad esempio la Coca Cola Light perché hanno un ridotto quantitativo di zuccheri, gli esperti che apprezzano Nutri-Score rispondono che evidentemente si tratta di alimenti differenti rispetto all’olio, destinati a un consumo diverso e che andrebbero confrontati con altri di pari categoria.

 

Nel caso specifico il raffronto andrebbe fatto con altre bevande, come l’acqua, unica che è promossa con una A, mentre tutte le altre bibite zuccherate sono “bocciate” con una E.

 

Cosa dice l’UE

Per ora il dibattito è ancora in corso. Lo scorso maggio, però, la Commissione UE ha fatto sapere che “promuoverà un’etichettatura amornizzata, ma non imporrà il tipo”, come chiarito dalla commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides che, rispondendo agli europarlamentari, ha aggiunto: “La strategia non avrà regole e restrizioni fissate dal primo giorno, ma vuole essere un piano a lungo termine su cui lavorare insieme agli agricoltori per la produzione sostenibile”. Insomma, la mediazione prosegue – seppure in salita - ma senza per ora imporre una regola unica per tutti i Paesi membri dell’UE.

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