I pensieri dello chef

Il centro storico di Roma muore e il Campidoglio assiste in silenzio

Il virus ha dato il colpo di grazia ad attività commerciali già in difficoltà. Le proposte di chi ancora spera di poterci vivere e lavorare per la città

Il centro storico di Roma muore e il Campidoglio assiste in silenzio

Ma all’amministrazione capitolina interessa salvaguardare, magari promuovendole come un vanto per la città, le eccellenze commerciali del centro storico? E per eccellenze intendo tutte quelle imprese,  grandi o piccole,  che oltre ad offrire dei servizi con professionalità e qualità, rispettano tutte le regole che la legge impone per essere virtuose. La domanda mi sembra pertinente visto  l’atteggiamento quanto meno assente del Campidoglio riguardo alle problematiche operative ed economiche (in poche parole, mancanza di incassi adeguati per mantenerle vive), che già esistevano prima del Covid 19 e che in questo periodo, con le restrizioni sanitarie e le regole del distanziamento, si avvertono ancora più drammaticamente, da noi imprenditori, ma anche da tutti i nostri collaboratori e di riflesso dai nostri fornitori, incidendo fortemente, sull’economia della città. 

 

Forse c’è una strategia, cinica e non detta, a far sparire gran parte delle imprese presenti nel centro storico? A chi tocca, tocca! Forse si vuole desertificare il centro di Roma per renderlo più tranquillo, per quei pochi privilegiati che ci abitano, o lavorano nelle istituzioni? Di attività che fanno della qualità il loro dogma, che investono di più in risorse umane, in arredamenti ambienti e in prodotti di ottima qualità, ne sono rimaste poche, di contro ce ne sono moltissime non del tutto degne della città che le ospita, ma sicuramente favorite da una politica amministrativa a dir poco scellerata. Il centro di Roma è molto esteso, le mura Aureliane che praticamente lo  circoscrivono coprivano un perimetro  lungo 19 km. Oggi  ne sono rimaste in piedi circa 13 km anche da restaurare. Il numero impressionante di turisti che arrivavano a Roma (circa 30 milioni, dati istat) ha fatto pensare ai nostri baldi amministratori di essere a posto con la competenza che il loro ruolo richiedeva, indirizzando l’economia della città sul numero dei visitatori e non anche sulla loro qualità economica. Non ci voleva molto a capire che il trasporto aereo low cost, i numerosi posti letto che il Vaticano offre a basso costo, e soprattutto il favorire la nascita impressionante di B&B, case vacanze ecc. che non hanno nessuna  regola sull’occupazione minima e nessun controllo, così da dare una redditività molto alta, che abitazioni,  prima occupate da residenti stabili, si sarebbero liberate, a causa del progressivo aumento dei prezzi degli immobili, sia in affitto sia in acquisto, e del costo della vita, che in centro è più cara circa del 50% rispetto ad altre zone di Roma. 

 

Questa scelta di cambiare la destinazione degli immobili ha cambiato in modo importante il tessuto sociale del centro storico e anche l’offerta dei servizi che questa massa di visitatori stile mordi e fuggi attirati da Roma per la sua bellezza a prezzi modici richiedeva. L’arrivo del Covid ha evidenziato tutte queste anomalie, non arrivando più così tanti turisti, non avendo un numero adeguato di residenti che la grande area del centro storico potrebbe ospitare e per finire la chiusura della Ztl al traffico privato, che in questo momento è assolutamente inopportuna perchè isola commercialmente il centro dal resto della città, anche perché manca una informazione adeguata da parte del comune, discriminando le nostre attività, rispetto a quelle fuori dalle mura Aureliane, che dispongono di una libera circolazione, di parcheggi, e soprattutto di un numero alto di residenti. 

 

Vero è che la grande bellezza di Roma si trova soprattutto nel centro, ma la sua estensione, e i trasporti quasi inesistenti, la mancanza di parcheggi, che sicuramente la rendono drammaticamente ancora più bella, fanno sì che una zona che avrebbe tutte le caratteristiche per soddisfare tutte le attività commerciali, nonostante i costi più alti, passasse da splendida location a destination, cioè ci si va solo per necessità. E’ palese la mancanza di gestione del turismo romano da parte di chi ci amministra, mi riferisco al sindaco, al presidente del primo municipio, all’ assessorato al commercio, all’assessorato al turismo. Per fare chiarezza, la Ztl, è stata istituita in parte nel 1997 per limitare la circolazione e per motivi di inquinamento, ma ora le auto hanno un impatto ambientale inferiore a quello del ’97 e visto lo scarso traffico di questi tempi di emergenza sanitaria rendono la chiusura solo un grande limite per le nostre attività. La ztl  è attiva dal lunedì al venerdì dalle h 06 del mattino alle  h18, poi si può entrare e circolare liberamente, anche se il parcheggio è più difficile, perchè sia quelli pubblici sia quelli privati sono pressoché inesistenti. Il sabato il centro è aperto dalle h 06 alle h14 poi chiude fino alle h18 non si capisce con quale logica, e riapre alle h18 fino al lunedì mattina alle h 06. Durante i festivi rimane aperto alla circolazione. Ovviamente le vetture elettriche possono circolare liberamente 24 h su 24.  

 

Come operatore del centro storico chiedo di rivedere alcune di queste regole, in questo momento di difficoltà. Riapertura immediata fino a che perdura l’emergenza sanitaria, occupazione minima di almeno 2 settimane per l’affitto vacanze degli appartamenti, con gli occupanti che si adegueranno alle regole del condominio che li ospitano integrandosi anche se per breve tempo alle abitudini sociali dei romani. Sicuramente l’affare dei B&B sarà meno appetibile, ma più qualificato e molti immobili da affittare o vendere torneranno sul mercato a prezzi più abbordabili, riequilibrando il numero dei turisti agli abitanti del centro storico. Se il centro si ripopola di residenti la sua vivibilità migliorerà naturalmente e  col tempo la nuova vita in questa parte splendida della città farà nascere nuove imprese di qualità e il centro non sarà più solo un museo a cielo aperto ma senza vita. Allora la sua chiusura al traffico avrebbe un senso, sempre che si organizzi un servizio efficiente di trasporti: penso a piccoli autobus elettrici, più adeguati alle dimensioni delle strade del centro, che colleghino partendo da diversi parcheggi esterni le varie parti di questa area, magari riducendola, per una riqualificazione della stessa con arredi adeguati, diminuzione o ridimensionamento di orario delle piazze pedonali per le forniture degli esercizi, creazione delle zone pedonali e ciclabili, regole ai monopattini elettrici che sfrecciano incuranti del pericolo che provocano sia ai loro occupanti sia agli altri, le consegne delle merci in orari definiti tipo dalle 6 alle 12. 

 

Ancora: potenziare il ritiro dei rifiuti nei pubblici esercizi e dalle strade, con promozione della consegna dei rifiuti differenziati in punti raccolta, e sconti sulla tari per chi la pratica, pulizia e sanificazioni notturne, promozione del centro stesso con eventi culturali per tutto l’anno, nuova illuminazione dei monumenti, mercatini bio e artigianali, domenicali e natalizi con comunicazione adeguata dei programmi, su una rivista settimanale on line, in più lingue per dare ai cittadini e ai turisti tutte le informazioni  necessarie, nonchè richiamarli al rispetto dei luoghi in cui si trovano,  finanziata dal comune di Roma, investimento, che potrebbero essere recuperato con la pubblicità che le attività del centro sarebbero ben felici di sottoscrivere. Gestione dei flussi turistici equilibrati sia nazionali sia internazionali, pensare al turismo religioso e meno abbiente nei periodi dell’anno con meno visitatori, senza il caos del passato per una migliore e organizzata gestione dello stesso, anche perché i grandi numeri, col pericolo pandemie sarebbero improponibili,  fino a pensare al cambio di  destinazioni degli immobili, sedi di uffici istituzionali e non, che con lo smart working diventano superflui. 

 

Tutte queste sono piccole idee che con la concertazione, la collaborazione e la responsabilità dei cittadini che vivono ed operano nel centro storico, potrebbero far rinascere questo luogo speciale di Roma, ridandogli il ruolo naturale di cuore e anima di una città unica e meravigliosa come la nostra e finalmente diventare un vanto per l’Italia nel mondo, con conseguenti benefici economici e di immagine. Insieme ai colleghi che operano nel centro storico abbiamo costituito un comitato denominato Ristoratori dal Centro al Centro, proprio per far valere i nostri diritti, di libera impresa ma anche per essere di aiuto e confronto per gli amministratori della città, con quel clima di collaborazione, di cui parlavo, che fino ad ora non c’è  stata e visto i cambiamenti epocali che stiamo vivendo, urge iniziare una nuova idea di gestione della città, con tutte le forze sane di Roma. L’amministrazione comunale in carica, al di là di ogni discorso di schieramento politico, potrebbe cogliere al volo la possibilità di fare una mossa concreta per non far morire il centro storico, vetrina di Roma. Altrimenti offriamo queste proposte ai candidati che correranno per il Campidoglio, ma avremo perso (se va bene) tempo prezioso, tempo che non abbiamo.

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