Articolo 18: cosa è cambiato dopo la riforma del lavoro Jobs Act Renzi

Articolo 18 cosa cambia con la modifica del Jobs act e la riforma sul lavoro del Governo Renzi sui licenziamenti economici, disciplinari e discriminatori

Articolo 18: cosa è cambiato dopo la riforma del lavoro Jobs Act Renzi

L'articolo 18 è stato cambiato da Matteo Renzi e il suo Governo.

Si è trattato di una grande polemica, scatenata principalmente dai sindacati.

Ecco come sono andate le cose in quel periodo.

 

Articolo 18 dello statuto dei lavoratori, cosa cambia con la modifica della riforma del lavoro di Matteo Renzi, tutti gli approfondimenti che il Jobs act introdurrà sull’articolo che tutela i singoli licenziamenti e il reintegro dei lavoratori. Le importanti modifiche saranno legate ai licenziamenti di natura disciplinare, economica e discriminatoria. Inoltre ci sarà una nuova clausola sulle buone uscite e sulle vertenze contro il datore di lavoro. Di seguito tutto quello che c’è da sapere con approfondimento legato ai cambiamenti dell’articolo 18 tra la Riforma Fornero e la nuova legge sul mercato del lavoro.


Cosa cambia con le modifiche dell’articolo 18 con la riforma Renzi

Ecco cosa è cambiato con le modifiche dell’articolo 18 con la riforma di Matteo Renzi. Da tempo si parlava di queste modifiche che hanno sollevato molte polemiche da parte delle opposizioni e dei sindacati. Del resto è dal lontano 2000, anno in cui i diversi governi hanno cominciato a prendere in considerazione di apportare delle variazioni sull’articolo 18, che i sindacati si battono per questo diritto sul lavoro.

 

Con il Jobs act ci saranno delle modifiche sull’articolo 18. Le variazioni si attueranno nei seguenti campi per quanto riguarda il non reintegro aziendale dopo il licenziamento:

- nessun reinserimento per chi verrà licenziato a seguito di problemi aziendali economici ;

- nessun reintegro per i licenziamenti di natura disciplinare (in questo caso bisognerà vedere caso per caso dato che alcune casistiche permetteranno la ricollocazione in azienda sulla base di una sentenza del giudice).

 

Quest’ultimi sono i cambiamenti per quanto riguarda i licenziamento senza reintegro. Ma la modifica della riforma del mercato del lavoro non cambierà l’articolo 18 solo da questo punto di vista. Difatti continueranno ad essere tutelati i lavoratori che verranno licenziati a seguito di una discriminazione, qualunque essa sia. Un punto su cui il Governo Renzi si trova d’accordo ed in armonia (concetto su cui nella più alta sfera gerarchica si esprime la stessa Costituzione italiana e i regolamenti dell’Unione Europea), le leggi sul lavoro devono continuare a tutelare tutti coloro che vengono discriminati nella società.

Il Jobs act vuole modificare anche la prassi legata alle buone uscite. Saranno infatti previste buone uscite molto onerose per tutti i lavoratori che decideranno di non intraprendere una vertenza nei confronti dell’azienda. Un punto che non sembra piacere molto a Confindustria che invece si trova abbastanza d’accordo sulle altre variazioni.

L’articolo 18 riguarda e tutela tutti i licenziamenti individuali. Con la nuova riforma del lavoro, in pratica, sarà previsto un reintegro solo per i licenziamenti di natura discriminatoria (e in alcuni casi quelli disciplinari). Ad esempio, se un lavoratore viene lasciato a casa per problemi di natura economica non sarà più previsto il reintegro. Per queste casistiche ci sarà solamente un indennizzo di natura economica qualora il licenziamento risulti illegittimo.

È da evidenziare che tutte le modifiche dell’articolo in questione riguarderanno solo i lavoratori assunti dal 1° gennaio 2015. Una cosa che lascia molto perplessi tutti quei lavoratori che hanno già un contratto di lavoro. Tuttavia la riforma del lavoro, invece, investirà tutti i lavoratori, quindi sia quelli assunti prima e dopo il 1° gennaio. Solo in materia di licenziamenti i diritti saranno acquisiti con le nuove assunzioni.

 

L’articolo 18 sui licenziamenti di natura economica

Per l’articolo 18 sui licenziamenti di natura economica ci saranno dei cambiamenti dovuti alla riforma del lavoro di Matteo Renzi. Con le nuove disposizioni tutti i licenziamenti di natura monetaria non comprenderanno più un reintegro. Tutti i lavoratori che saranno licenziati per le difficoltà economiche dell’azienda non avranno diritto ad un reintegro in società. Per quest’ultima casistica, tuttavia, sarà previsto un indennizzo economico.

L’articolo 18 sui licenziamenti di natura disciplinare cambierà con la riforma del lavoro 2014. Infatti tutti i lavoratori che verranno licenziati per motivi di natura comportamentale (scarsa produttività, non osservanza delle regole ecc) non saranno reintegrati in azienda. Un punto su cui Matteo Renzi ha insistito per permettere alle imprese di essere più competitive evitando di essere influenzate negativamente dai dipendenti svogliati. Con la modifica dell’articolo 18, tuttavia, il licenziamento per le casistiche disciplinare non sarà assoluto. Difatti ci sarà la possibilità di reintegro, solo per alcuni casi che saranno dettati nello specifico dai decreti attuativi, con una sentenza del giudice che dia ragione al lavoratore.

 

L’articolo 18 sui licenziamenti di natura discriminatoria

L’articolo 18 sui licenziamenti di natura discriminatoria non cambierà nonostante le modifiche della nuova riforma del lavoro. Infatti su questo punto il Governo rimane d’accordo con quanto attuato fino ad oggi: non ci sarà la possibilità di licenziare nessun lavoratore per motivi discriminatori. Per tutti questi casi, quindi, è previsto un reintegro in azienda e lo stesso datore di lavoro che non osserva questo principio, sarà soggetto a sanzioni non indifferenti.

 

Le modifiche dell’articolo 18 sui licenziamenti e sulle relative buone uscite comporta delle novità. Tutti i lavoratori che verranno licenziati potranno chiedere una buona uscita più alta di quanto gli spetta a patto di non procedere con un azione legale contro l’azienda. Un punto particolare del nuovo articolo 18, un argomento che non sembra piacere a Confindustria. Tuttavia tutti coloro che verranno licenziati potranno avvalersi di un compenso monetario oneroso rinunciato alla famosa vertenza sindacale.


Che cos’è l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori

Ma che cos’è l'articolo 18? È l’articolo dello statuto dei lavoratori che regola il reintegro nel posto di lavoro. Quest’ultimo fa riferimento allo statuto dei lavoratori che nel diritto del lavoro tutela il reinserimento nel posto di lavoro con la l.20 maggio 1970, n. 300.

 

Con l’immissione dell’articolo 18 nel diritto del lavoro italiano si tutelano i lavoratori che perdono in maniera illegittima la propria occupazione. Tutti questi lavoratori possono essere reintegrati nel posto di lavoro per licenziamento illegittimo o godere di una buona uscita.

 

L’articolo 18 si estende a:

-tutte le unità produttive che esercitano la propria attività con più di 15 dipendenti (ad accezione di quelle agricole per le quali è esteso a più di 5 dipendenti);

-tutte le unità produttive che hanno meno di15 dipendenti (ad accezione di quelle agricole per le quali è esteso se hanno meno di 5 dipendenti) se nello stesso comune l’unità produttiva ha più di 15 dipendenti (per le aziende agricole più di 5 sempre nello stesso comune);

-tutte le aziende che esercitano la propria professione con più di 60 dipendenti

 

Il testo dell'articolo 18 Costituzione italiana e l’articolo 18 del lavoro

Il testo dell'articolo 18 Costituzione italiana non dev’essere confuso con l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori. Difatti l’articolo 18 della Costituzione italiana non tratta il lavoro ma la tutela delle associazioni. Il testo dell’articolo 18 della Costituzione italiana recita:

I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale.

Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.

L'articolo 18 con la riforma della Fornero e del Governo Monti portò delle piccole variazioni sui licenziamenti economici e disciplinari. Dopo la riforma Fornero il requisito per il licenziamento disciplinare è rimasto invariato. Solo per quanto riguarda il licenziamento illegittimo il datore di lavoro non è tenuto a reintegrare il lavoratore ma a dare a questo una retribuzione di 15/24 mesi. Lo stesso principio, nella riforma Fornero, viene utilizzato anche per i licenziamenti di natura economica.

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