Autostrade, Aspi sarà una public company quotata in borsa

In queste ore si decide il futuro di Autostrade per l’Italia e di conseguenza della controllata Atlantia e di tutti i soggetti coinvolti economicamente

Autostrade, Aspi sarà una public company quotata in borsa

Autostrade, revoca concessioni Aspi ultime notizie

 

***Autostrade ultime notizie 4 settembre 2020: via libera dal CdA di Atlantia alla costituzione della società che includerà sino all’88% del capitale di Autostrade per l’Italia, e che sarà denominata “Autostrade Concessioni e Costruzioni S.p.A.”.

 

La costituzione della società è funzionale al progetto di scissione parziale e proporzionale e successiva quotazione in Borsa.

 

Resta in ballo l’ipotesi di vendita diretta dell’intera quota dell’88% detenuta da Atlantia in Autostrade per l’Italia S.p.A., quale alternativa all’operazione di scissione.

 

***Autostrade ultime notizie 2 settembre 2020: l'accordo tra CDP e Atlantia per l'uscita dei Benetton da Autostrade per l'Italia potrebbe essere annunciato già domani, in occasione della riunione del CdA di Atlantia. Intanto, il titolo vola a Piazza Affari, con un +14%.

 

*** Autostrade ultime notizie 15 luglio 2020: Aspi sarà una public company quotata in Borsa. I Benetton avrebbero accettato di uscire gradualmente dal capitale di Autostrade per fare spazio a Cdp. La proposta transattiva prevede anche misure compensative ad esclusivo carico di Aspi per il complessivo importo di 3,4 miliardi di euro e l’accettazione della disciplina tariffaria introdotta dall'ART - Autorità di regolazione dei trasporti - con una significativa moderazione della dinamica tariffaria.

 

Autostrade, revoca concessione Aspi: pressioni dall'estero per accordo

In queste ore si decide il futuro di Autostrade per l’Italia (Aspi) e di conseguenza della controllata Atlantia e di tutti i soggetti coinvolti economicamente nella vicenda dai delicati equilibri, con forti interessi anche all’estero. 

 

Il Consiglio dei ministri convocato oggi deciderà se revocare o meno le concessioni autostradali ad Aspi o se c’è ancora spazio per un accordo in extremis. Se la revoca dovesse essere formalizzata le concessioni autostradali finirebbero direttamente nelle mani di Anas.

 

Autostrade, posizioni distanti nella maggioranza

Ore decisive per Atlantia, con il premier Giuseppe Conte che porterà il dossier Autostrade in Consiglio dei ministri per decidere se revocare o meno le concessioni autostradali ad Aspi sulla scia del crollo del Ponte Morandi di Genova o se c’è ancora spazio per un accordo in extremis. Divisa la maggioranza, con il Movimento 5 stelle che chiede l’uscita dei Benetton o la revoca mentre il Pd resta contrario alla revoca nonostante la proposta deludente di Aspi, auspicando l’ingresso dello Stato tramite Cdp, ipotesi caldeggiata anche da Italia viva. Da considerare, però, che non sempre la gestione pubblica è da considerarsi una garanzia, anche se in questo caso non lo è stata neanche quella privata. 

 

In queste ore si lavora ad una proposta che prenda in considerazione il riassetto di Autostrade tramite un aumento di capitale da circa 3 miliardi di euro, che diluisca la presenza dei Benetton nel capitale di Aspi sotto alla soglia del 50%, per fare spazio a Cdp e F2i. Attualmente Sintonia (Edizione), della famiglia Benetton, possiede il 30,25% di Atlantia che a sua volta detiene l’88,06% del capitale di Autostrade.

 

Tra le tante formule spunta anche quella di un commissariamento di Autostrade, per prendere altro tempo su una questione dai delicati equilibri che coinvolge tanti stakeholder.

 

In caso di revoca delle concessioni autostradali: cosa accadrebbe?

Se la revoca dovesse essere formalizzata le concessioni autostradali finirebbero direttamente nelle mani di Anas, passaggio che sulla carta appare semplice ma che in realtà non lo sarebbe affatto, come sottolineato anche dall’ex premier Matteo Renzi.

 

Bisogna considerare poi l’indennizzo che lo Stato dovrebbe versare ad Aspi per la revoca. Con l’art. 35 del Milleproroghe l’indennizzo è stato ridotto da 23 a 7 miliardi di euro, ma si tratta sempre di una somma importante che andrebbe a gravare su uno Stato fortemente provato sul fronte delle spese a causa dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia ed ai suoi effetti sull’economia italiana.

 

Pressioni dall’estero per l’intesa sul dossier

Le decisioni che il governo si appresta a prendere non avranno ripercussioni solo su Atlantia e sul futuro dell’Italia ma interesseranno anche gli altri soci di Autostrade, come la tedesca Allianz che continua a mostrare preoccupazione. Sembra infatti che la cancelliera Angela Merkel abbia affrontato l’argomento con il premier Giuseppe Conte, durante l’incontro di ieri sul Recovery Fund sollecitando un’intesa. Il consorzio formato da Allianz Capital Partners, per conto di Allianz Group, EDF Invest e DIF, attraverso i suoi fondi DIF Infrastructure IV e DIF Infrastructure V, tramite Appia Investments S.r.l. detiene il 6,94% di Autostrade per l’Italia.

 

Le pressioni non arrivano solo dalla Germania ma anche dalla Cina, con l’ambasciatore italiano a Pechino che sarebbe stato convocato dal governo cinese per delucidazioni visto il coinvolgimento del fondo cinese Silk Road nella vicenda, in quanto azionista di Aspi con il 5% del capitale.

 

Atlantia a rischio default? Tremano banche ed investitori

Non è finita qui, perché gli effetti di una revoca delle concessioni ad Aspi avrebbe pesanti effetti anche sulla controllata Atlantia e su tutte le banche e gli investitori della stessa.

 

Si parla anche di un possibile default di Atlantia e di circa 19 miliardi di debiti detenuti da investitori istituzionali e grandi istituti di credito italiani ed europei che potrebbero essere a rischio insolvenza. Tra questi ci sono la Banca Europea per gli Investimenti, ma anche Cassa Depositi e Prestiti, Banca Intesa e Unicredit.

 

Per non parlare poi degli obbligazionisti, un popolo di 17.000 piccoli risparmiatori italiani per 750 milioni di euro, che stanno aspettando con ansia la conclusione del dossier aperto ormai da due anni.

 

Il rischio default è plausibile, perché il mancato pagamento di quasi 10 miliardi di euro da parte di Aspi in caso di revoca delle concessioni, avrebbe un impatto a cascata sul ripagamento di 9 miliardi di euro di Atlantia.

 

Tonfo del titolo a Piazza Affari: -15%

Tremano anche gli investitori di Atlantia (45,61% il flottante), 40 mila azionisti come il fondo sovrano di Singapore che detiene l’8,29% del capitale di Atlantia, la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino con il 4,85% del capitale, la banca britannica HSBC con il 5,01% del capitale e altre società di gestione americane, francesi, tedesche ed australiane.

 

Sui mercati finanziari gli investitori scappano, facendo registrare un nuovo tonfo del titolo Atlantia a Piazza Affari. Nella giornata di ieri, 13 luglio 2020, le azioni Atlantia hanno lasciato sul terreno oltre il 15%, registrando una performance mensile negativa di quasi il 20%, semestrale di oltre il 45% e annua del 53%.

 

Intanto il leader della Lega Matteo Salvini annuncia di voler segnalare alla Consob le parole di Conte su Autostrade che avrebbero portato al crollo del titolo in Borsa, “visto che a pagarne le conseguenze sono i risparmiatori”.

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