Confindustria, produzione industriale in recupero ma lontana dal 2019

Il Centro Studi certifica la caduta di attività senza precedenti. 'Non ci sarà un veloce recupero perché le famiglie restano prudenti' e ripartenza graduale

Confindustria, produzione industriale in recupero ma lontana dal 2019

***Confindustria produzione industriale ultime notizie 2 luglio 2020:

 

Produzione industriale in recupero con le riaperture di maggio ma lontana dai livelli di un anno fa. ll Centro Studi Confindustria rileva una diminuzione della produzione industriale del 18,9% in giugno sullo stesso mese dell’anno precedente e del 29,1% in maggio sui dodici mesi. In termini congiunturali, ovvero rispetto al mese precedente, si è avuto un rimbalzo del 3,9% in giugno, dopo +32,1% rilevato in maggio.  

 

Negativo il dato relativo al secondo trimestre, che evidenzia una caduta dell’attività del -21,6% dopo il -8,4% del primo trimestre.  I dati dell’Indagine Rapida hanno evidenziato una significativa differenza della performance per tipologia di impresa: quelle con un’elevata propensione all’export (quota di fatturato esportato maggiore del 60%) hanno evidenziato un recupero più lento rispetto a quelle più orientate sul mercato interno. 

 

 

*** Confindustria, produzione industriale studi:

Mentre si riparte, Confindustria fa i conti della produzione perduta: -50% a marzo e aprile.

Dal 4 maggio l’Italia è entrata ufficialmente nella famosa Fase 2 coronavirus e mentre le famiglie italiane, tra speranza e confusione, cercano di ritrovare una sorta di “normalità”, il Centro Studi Confindustria emana uno studio sulla produzione industriale in marzo e aprile registrando una perdita di oltre il 50%.

 

Gli effetti delle misure di contenimento del contagio Covid-19 hanno prodotto una caduta dell’attività senza precedenti, scrive il Centro Studi di Confindustria, e la fine del lockdown italiano, a partire da oggi, non corrisponderà ad un veloce recupero perché “le famiglie continueranno a essere prudenti e a risparmiare anche a scopo precauzionale, le imprese dovranno smaltire le scorte che si sono accumulate negli ultimi mesi mentre la domanda estera risentirà della contrazione corale dell’attività in Europa.

 

Il secondo trimestre, per queste ragioni, mostrerà una dinamica di PIL e produzione molto più negativa rispetto a quella osservata nel primo. Le prospettive sono incerte e legate all’evoluzione della crisi sanitaria”. 

 

Studio Centro Studi Confindustria: crollo produzione Italia di oltre il 50%

Il Centro Studi Confindustria nel suo studio sul calo della produzione industriale e l’impatto del Covid e delle misure restrittive attuate per il contenimento del virus ha rilevato:

  • una perdita della produzione industriale di oltre il 50% a marzo e aprile;

  • una diminuzione della produzione industriale del 26,1% in aprile rispetto a marzo, quando è arretrata del 25,4% su febbraio. 

  • una variazione congiunturale nel primo trimestre 2020 di -7,5% (da -1,2% nel quarto 2019)

  • l'arretramento della produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, in aprile è del 45,2% rispetto allo stesso mese del 2019 mentre nel mese di marzo è stimata in calo del 26,5% sui dodici mesi. 

  • diminuzione degli ordini che scendono del 44,6% in aprile su marzo (-42,1% annuo), quando sono diminuiti del 23,7% su febbraio (-52,7% annuo). 

 

CSC, calo attività industriale calcolata con “valori anomali”:

La dinamica del calo dell’attività industriale registrata sia a marzo che ad aprile è stata calcolata con una metodologia diversa rispetto a quella finora utilizzata, in linea con le indicazioni di Eurostat sul trattamento dei dati destagionalizzati in un contesto caratterizzato dallo shock improvviso causato dalla diffusione del nuovo Coronavirus.

 

Eurostat consiglia, infatti, di trattare le nuove osservazioni come outlier (esattamente come additive outlier), ossia come valori anomali, almeno per i primi mesi dopo lo shock iniziale (da marzo e, verosimilmente, fino all’estate). Tale procedimento evita che ci siano forti revisioni nelle serie storiche - come sarebbe avvenuto se fosse stato utilizzato l’approccio precedente –, scrive sempre il CSC, e scongiura, di conseguenza, gli impatti anche nelle dinamiche di altri aggregati che utilizzano la produzione industriale come variabile di riferimento (primo fra tutti il PIL). 

 

Questo differente approccio metodologico mantiene dunque inalterato l’andamento della produzione industriale fino a febbraio, ma “scarica” l’impatto economico esclusivamente sulle ultime osservazioni (nel caso specifico in marzo e aprile).

 

Questo spiega in gran parte la differenza rispetto alle stime preliminari di marzo diffuse un mese fa (-16,6%). È auspicabile che lo stesso approccio nel trattamento dei dati post Covid-19 sia utilizzato da tutti gli istituti europei, per rendere confrontabili le statistiche internazionali. 

 

Il perché della caduta dell’attività industriale:

La caduta dell’attività nei 2 mesi di rilevazione è di poco superiore al 50% cumulato ed è la prima volta nella storia. 

 

Il calo del 50% dell’attività produttiva è dovuta fondamentalmente a da due fattori: 

  • da una parte il blocco dell’attività nell’industria, deciso con DPCM del 22 marzo, che ha riguardato quasi il 60% delle imprese manifatturiere per poco più di una settimana a marzo e per tutto aprile; 

  • dall’altra parte ha inciso una dinamica molto bassa sia della domanda interna, che ha risentito delle chiusure delle attività in alcuni settori del terziario e delle limitazioni agli spostamenti delle persone, sia di una domanda estera che è stata fortemente intaccata, soprattutto in aprile, dalla diversa tempistica con la quale sono state introdotte misure restrittive nei partner commerciali dell’Italia dove si è diffuso il virus. 

 

La variazione acquisita della produzione industriale nel secondo trimestre è di -40,0%; per i prossimi mesi, quando è attesa una modesta ripresa della domanda, c’è da attendersi un forte rimbalzo congiunturale dell’attività pur in presenza di una variazione tendenziale ancora negativa se confrontata al mese precedente.. Anche tenendo conto di una dinamica positiva in maggio e giugno, la produzione nel secondo trimestre è attesa diminuire a un ritmo più che doppio rispetto a quello registrato nel primo. 

 

 

La ripartenza sarà graduale:

Nonostante la fine del lockdown da oggi 4 maggio, il CSC rileva che la ripartenza sarà graduale, perché le abitudini di spesa delle famiglie sono cambiate e difficilmente torneranno in tempi rapidi a quelle precedenti e perché le imprese – come evidenziano le recenti indagini qualitative – negli ultimi mesi hanno accumulato scorte che dovranno essere smaltite prima che il ciclo produttivo possa tornare a ritmi normali. 

 

Per queste ragioni la maggioranza delle imprese, con poche eccezioni, lavorerà a un regime ridotto per diversi mesi. 

 

L’indagine PMI sul manifatturiero in aprile conferma uno scenario economico drammatico: 

  • Indice generale è sceso a 31,1 (inferiore a 50 indica contrazione congiunturale), minimo dall’inizio delle indagini (1997);

  • Indice della componente produzione è sceso a 11,4, con il ben 84% delle imprese che ha segnalato una diminuzione dell’attività;

  • Indice della componente estera a 18,2 con gli ordini sceso a 11,6.

 

Simili dinamiche sono state rilevate anche in tutto il resto dell’Europa. 

 

Lo studio del Centro Studi Confindustria, infine, rileva che nel secondo trimestre 2020 c’è da attendersi una caduta del PIL italiano di almeno 8 punti percentuali. È necessario fare di tutto per sostenere adeguatamente imprese e famiglie; l’alternativa è un impoverimento generale e duraturo che riporterà l’Italia a livelli di ricchezza di 40 anni fa.

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