Disoccupazione 2020: aumento in autunno situazione potrebbe degenerare

Preoccupano dati Istat. Cosa accadrà quando verrà rimosso blocco licenziamenti e cassaintegrazione covid-19? Cosa ci si aspetta per il prossimo autunno?

Disoccupazione 2020: aumento in autunno situazione potrebbe degenerare

Disoccupazione 2020 ultime notizie:

 

*** Disoccupazione 2020 ultime notizie 27 luglio 2020: allo studio del governo nuove misure a sostegno dell'occupazione, come la proproga della cassa integrazione per altre 18 settimane e il prolungamento del blocco dei licenziamenti fino alla fine dell'anno.

 

Le misure saranno contenute nel decreto Agosto 2020.

 

Disoccupazione 2020 aumenta: in autunno situazione potrebbe degenerare

Nonostante il blocco dei licenziamenti imposto dal governo per arginare gli effetti negativi della pandemia sull’economia, aumenta la disoccupazione a maggio e si riduce il numero di occupati.

 

Cosa accadrà quando questi limiti verranno rimossi e quando finirà la cassaintegrazione covid-19?

 

Cosa dobbiamo aspettarci per il prossimo autunno?

 

Istat, disoccupazione in aumento:

La forza distruttrice del covid-19 si sta abbattendo con violenza sul mercato del lavoro. L’Istat nei dati provvisori su occupati e disoccupati del mese di maggio rileva una diminuzione dell’occupazione su base mensile (-0,4% pari a -84mila unità) che coinvolge soprattutto le donne (-0,7% contro -0,1% degli uomini, pari rispettivamente a -65mila e -19mila), i dipendenti (-0,5% pari a - 90mila) e gli under50 mentre aumentano leggermente gli occupati indipendenti e gli ultracinquantenni. Nel complesso il tasso di occupazione scende al 57,6% (-0,2 punti percentuali).

 

Confrontando il dato degli occupati di maggio 2020 con quello dello stesso mese del 2019 si registra una flessione del -2,6% pari a -613mila unità, che coinvolge entrambe le componenti di genere, i dipendenti temporanei (-592mila), gli autonomi (-204mila) e tutte le classi d’età. Il tasso di occupazione scende in un anno di 1,5 punti.

 

Dopo il lockdown è aumentato il numero di persone in cerca di lavoro (+18,9% pari a +307mila unità), specialmente tra le donne (+31,3%, pari a +227mila unità) rispetto agli uomini (+8,8%, pari a +80mila), coinvolgendo tutte le classi di età. Il tasso di disoccupazione risale quindi al 7,8% (+1,2 punti) mentre tra i giovani schizza al 23,5% (+2,0 punti).

 

Gli italiani consapevoli della recessione e stremati economicamente dalla pandemia, si sono rimboccati le maniche e hanno iniziato a cercare lavoro. Il numero di inattivi, ovvero di coloro che non lavorano e non cercano lavoro, è sceso (-1,6%, pari a -229mila unità), evidenziando un -1,7% tra le donne (pari a -158mila unità) e -1,3% tra gli uomini (pari a -71mila), con un conseguente calo del tasso di inattività che si attesta al 37,3% (-0,6 punti).

 

Istat, da febbraio mezzo milione di occupati in meno

La fotografia scattata dall’Istat sul mercato del lavoro rileva un calo dei livelli di occupazione da febbraio a maggio 2020 di oltre mezzo milione di unità. In forte calo anche le persone in cerca di lavoro di quasi 400 mila, a fronte di un aumento degli inattivi di quasi 900 mila unità. L’effetto sui tassi di occupazione e disoccupazione è la diminuzione di oltre un punto percentuale in tre mesi.

 

L’Istituto nazionale di statistica rileva un’evoluzione diversa dei dati mensili di maggio rispetto a quella dei mesi precedenti: rispetto a marzo e aprile, la diminuzione dell’occupazione è più contenuta, il numero di disoccupati sale sensibilmente a seguito del contenimento delle restrizioni previsto dal Dpcm del 26 aprile e si osserva un recupero consistente di ore lavorate.

 

Ciononostante, si preannuncia una tempesta perfetta per l’economia italiana, visto che il 17 agosto termina il blocco dei licenziamenti imposto dall’esecutivo per arginare i licenziamenti da covid-19. Da quella data in poi tutto potrebbe precipitare. Avremo a che fare con un autunno davvero difficile, caratterizzato da un calo del fatturato per le imprese, da un’ulteriore contrazione dei consumi e da uno Stato che dovrà farsi carico di nuovi indigenti

 

L’Istat nel suo Rapporto annuale avverte che il coronavirus rischia di accentuare le disuguaglianze che solcano il nostro Paese. “Il problema del reperimento della liquidità è molto diffuso, i contraccolpi sugli investimenti, segnalati da una impresa su otto, rischiano di costituire un ulteriore freno ed è anche preoccupante che il 12% delle imprese sia propensa a ridurre l'input di lavoro".

 

Con fine cassaintegrazione altri occupati a rischio

Il bilancio potrebbe non migliorare sul breve periodo, osserva Confesercenti sottolineando che “le imprese del commercio, della somministrazione e dei servizi ci segnalano di essere in forte difficoltà. Quando sarà finito il periodo di cassa integrazione, molti imprenditori rischiano di non aver altra alternativa che ridurre il personale”.

 

L’associazione che tutela i piccoli e medi imprenditori italiani sottolinea che la riduzione del lavoro coinvolge tutti. “Se è vero che a maggio sono calati soprattutto i lavoratori dipendenti, nel trimestre sono ‘spariti’ anche 89mila lavoratori autonomi: imprenditori e professionisti che hanno terminato l’attività a causa della crisi. Gli stessi rappresentanti dell’Ispettorato nazionale del lavoro, in audizione in Commissione Lavoro al Senato, hanno sottolineato di aver ricevuto un numero elevato di richieste di informazioni in relazione al blocco dei licenziamenti nel caso in cui l’azienda non possa riprendere l’attività. Un segnale chiaro, come notano giustamente gli ispettori, della gravità della situazione e del fatto che purtroppo molte aziende non saranno in grado di lavorare nel prossimo futuro”.

 

Confesercenti propone di estendere anche agli altri comparti messi in crisi dall’emergenza covid-19, dalla somministrazione al commercio, la misura pensata per le imprese del turismo relativa ad un periodo di sospensione dei versamenti contributivi per le aziende che riassumono il personale in cassaintegrazione.

 

Disoccupazione, Rischio peggioramento in autunno

Ci si aspettava una netta ripresa dell’attività economica dopo il lockdown, ma così non è stato. Molte imprese non hanno proprio riaperto e molte lo hanno fatto ma con estrema difficoltà trovandosi costrette a ridurre il personale e a dover fare i conti con scarsi guadagni visto che i timori per il futuro frenano gli acquisti. Gli imprenditori non potranno far altro che ridurre ancora le spese, tagliando la forza lavoro. Si innescherà una spirale negativa dalla quale sarà difficile uscire.

 

Preoccupata Confcommercio che parla di un quadro occupazionale “molto critico soprattutto per i dipendenti con contratto a termine, segmento in larga parte responsabile della riduzione mensile di circa 84mila occupati”, ricordando che queste dinamiche, peraltro, sono compresse dal blocco dei licenziamenti e dal massiccio ricorso alla Cassa integrazione e ai Fondi di solidarietà.

 

“Senza un’accelerazione della ripresa, già soggetta a diffuse difficoltà all'inizio di giugno, diventa più concreto il rischio che in autunno il numero di occupati scenda considerevolmente. In questo contesto, un segnale prezioso e confortante è il pure modestissimo aumento degli indipendenti (6mila unità su aprile), a segnalare che, nonostante la cappa di incertezza, vi sia voglia di fare impresa e di scommettere sul futuro”.

 

Tutte le azioni intraprese dal governo per risollevare l’economia sembrano tardare e il tempo è fondamentale in questi frangenti. I soldi dall’Europa arriveranno dal 2021, troppo tardi per evitare la catastrofe economica. Bisogna agire subito, bisogna far ripartire i cantieri per creare le infrastrutture di cui il nostro Paese necessita, per rimettere in circolo denaro nell’indotto e creare occupazione. Lo Stato adesso deve iniziare ad investire, a spendere, per creare fiducia e per riportare l’Italia sulla strada della ripresa economica.

 

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, osservando la produzione lenta, il rischio disoccupazione e il crollo della fiducia e dei consumi ha dichiarato: “bisogna reagire in maniera più decisa. Subito più liquidità alle imprese, più investimenti a cominciare dallo sblocca cantieri, meno tasse e meno burocrazia. Solo così si può ricostruire l'economia e la fiducia del Paese”.

 

L’Istat nel suo Rapporto annuale avverte che il coronavirus rischia di accentuare le disuguaglianze che solcano il nostro Paese. “Il problema del reperimento della liquidità è molto diffuso, i contraccolpi sugli investimenti, segnalati da una impresa su otto, rischiano di costituire un ulteriore freno ed è anche preoccupante che il 12% delle imprese sia propensa a ridurre l'input di lavoro".

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