Pensioni quota 102

Pensione a 62 anni con taglio assegno. Ipotesi Riforma pensioni 2021

Allo studio Quota 102 e Quota 41 per evitare lo “scalone” di 5 anni che farebbe tornare l’età pensionabile di vecchiaia ai 67 anni della Legge Fornero

Pensione a 62 anni con taglio assegno. Ipotesi Riforma pensioni 2021

Il Governo e sindacati si sono incontrati lo scorso 16 settembre al ministero del Lavoro per discutere della Riforma delle Pensioni, in particolare di come garantire la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro dopo la scadenza naturale di Quota 100 in programma fino al 2021.

 

Allo studio Quota 102, 64 anni di età anagrafica e 38 anni di contributi, per evitare il tanto temuto “scalone” di 5 anni che farebbe tornare l’età pensionabile di vecchiaia a 67 anni come deciso dalla Legge Fornero, ma con un taglio dell’assegno in media del 2-3% annuo. In lizza anche Quota 41 per tutti, anche se si tratta di una misura troppo costosa.

 

Uil: In Italia età pensionamento più alta d’Europa

L’Italia ha l’età di accesso alla pensione più alta d’Europa. Secondo alcuni dati diffusi dalla Uil, il requisito per l’accesso alla pensione nel Belpaese è in media di 3 anni più alto che nel resto d’Europa: 66 anni e 7 mesi per gli uomini del settore pubblico e privato e per le donne del pubblico, 65 anni e 7 mesi per le donne del settore privato.

 

Mediamente nei Paesi Ue gli uomini vanno in pensione a 64 anni e 4 mesi, le donne a 63 anni e 4 mesi.

 

Peggio di noi solo la Grecia, dove il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia è pari a 67 anni. Da considerare, tuttavia, che l’età pensionabile in Grecia è suscettibile di numerose deroghe attualmente in vigore che possono abbattere il requisito dell’età di accesso alla pensione fino a 55 anni per gli uomini e 50 anni per le donne.

 

L’età più bassa è richiesta in Svezia dove dai 61 anni il lavoratore può decidere di accedere alla pensione.

 

Pensioni: obiettivo garantire flessibilità dopo Quota 100

Attualmente grazie a Quota 100Ape Sociale e Opzione Donna in Italia è possibile andare in pensione prima dell’età anagrafica fissata dalla Legge Fornero, con uno sconto di circa 5 anni visto che per la prima misura servono 62 anni di età e 38 anni di contributi.

 

La naturale scadenza di Quota 100 avverrà a fine 2021, ciò vuol dire che si tornerà ad andare in pensione a 67 anni e che a cavallo tra il 2021 e 2021 scatterà lo “scalone”. Così è stato definito il gap di 5 anni che si verrà a creare con l’esaurimento di Quota 100, salvo interventi da parte dell’Esecutivo. In poche parole, coloro che al 2021 non sono riusciti a maturare i requisiti per Quota 100 dovranno attendere fino al compimento dei 67 anni per andare in pensione invece di 62.

 

Quota 41 allo studio di Governo e sindacati

Il problema è già sotto a lente di Governo e sindacati, che si sono dati appuntamento al 16 settembre 2020 per discutere della Riforma delle Pensioni e su quali misure adottare per garantire flessibilità in uscita dal mondo del lavoro dopo la fine del 2021.

 

Molte le ipotesi allo studio, come Quota 41 per tutti, non solo per i lavoratori precoci come accade oggi. Il requisito dei 41 anni di contributi, senza vincoli relativi all’età anagrafica, potrebbe essere un’opzione valida a Quota 100 ma sembra essere troppo costosa per le casse dello Stato: costerebbe circa 12 miliardi di euro solo il primo anno. I sindacati continuano a sostenere Quota 41 anche se sembra più probabile l’arrivo di Quota 102.

 

Quota 102: cos’è e come funziona

Dopo Quota 100 potrebbe arrivare Quota 102, ovvero una misura che permetterebbe ai lavoratori di andare in pensione con 64 anni di età e 38 anni di contributi, a fronte di un taglio dell’assegno proporzionale all’uscita anticipata.

 

Si parla in media di una penalizzazione pari al 2-3% del montante retributivo per ogni anno che serve per raggiungere quota 67 anni. Grazie a questo provvedimento i lavoratori con i suddetti requisiti potrebbero uscire dal mondo del lavoro con 3 anni di anticipo, affrontando una riduzione media del 5% del trattamento che maturerebbero andando in pensione al raggiungimento degli attuali requisiti di legge.

 

Secondo alcuni calcoli Quota 102 potrebbe far gola a circa 150 mila persone l’anno, comportando un esborso da parte dello Stato di circa 8 miliardi di euro, con un risparmio di 4 miliardi rispetto ad un eventuale Quota 41.

 

In vista dell’incontro di domani con il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, i sindacati a prescindere da Quota 41 e Quota 102 sembrano far fronte comune su una cosa: garantire l’uscita anticipata dal mondo del lavoro con 62 anni di età, con o senza taglio del tanto sospirato assegno.

 

Di fondamentale importanza anche la questione relativo all’aumento della pensione minima di vecchiaia, con la proposta di portarla a 780 euro per tutti.

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