Pensioni uscita anticipata

Riforma pensioni 2022: pensione anticipata a 62 anni e taglio assegno

L’Esecutivo sta lavorando ad una Riforma delle Pensioni per il 2022, con l’obiettivo di evitare lo “scalone” di 5 anni che si verrebbe a creare a fine 2021

Riforma pensioni 2022: pensione anticipata a 62 anni e taglio assegno

Ipotesi pensione a 62 anni:

 

Quota 100, APE Sociale, Opzione donna, sono tutte misure che al momento permetto un’uscita anticipata dal mondo del lavoro senza attendere i 67 anni di età previsti dalla Legge Fornero. Attualmente i canali di uscita flessibile dal lavoro sono otto ma cosa succederà dopo il 31 dicembre 2021?

 

Questa data rappresenta una soglia davvero importante per chi sta pensando alla pensione, visto che coincide con la fine di Quota 100, misura di pensionamento anticipato che permette ai lavoratori dipendenti ed autonomi di uscire dal mondo del lavoro a 62 anni di età e con almeno 38 anni di contributi versati (62+38=100, da qui deriva il nome Quota 100).

 

L’Esecutivo sta lavorando ad una Riforma delle Pensioni per il 2022, con l’obiettivo di evitare lo “scalone” di 5 anni che si verrebbe a creare a fine 2021.

 

Il 16 settembre le organizzazioni sindacali sono state invitate al ministero del Lavoro per cercare una soluzione al problema che tanto spaventa i lavoratori prossimi alla pensione.

 

Altra news degli ultimissimi giorni, la proposta di aumento pensioni minime 2021 a 780 euro per tutti.

 

Pensioni: ipotesi uscita anticipata a 62 anni con taglio assegno

Quota 100, misura sperimentale applicata al triennio 2019-2021 si è rivelata molto utile nel periodo coronavirus, assumendo la funzione di ammortizzatore sociale per coloro che hanno perso il lavoro a causa della pandemia. Grazie al blocco dei licenziamenti imposto dal Governo le domande per Quota 100 hanno registrato un netto calo nel primo semestre 2020, a 97.671 dai 204.741 del 2019, ma cosa accadrà quando questo divieto verrà meno?

 

Le aziende italiane colpite dalla crisi da coronavirus sinora hanno ricevuto un aiuto importante dallo Stato, nonostante ciò, le chiusure sono state tante e tante altre ce ne saranno ancora. Inevitabili le ripercussioni sul mercato del lavoro, soprattutto sui lavoratori prossimi alla pensione che di fatto hanno meno chance di trovare un nuovo lavoro per arrivare a maturare i diritti per la pensione di vecchiaia.

 

Proprio per tale ragione il Governo e il ministero del Lavoro stanno pensando ad un nuovo anticipo pensionistico, che garantisca un’uscita dal mondo del lavoro a 62 anni di età, ma con una penalizzazione sull’assegno previdenziale.

 

Al momento esiste già una forma simile, chiamata Quota 41 ma riservata solo ai lavoratori precoci, l’idea è quella di estendere questa misura ad una platea più ampia, magari a tutti, con una spesa che dovrebbe aggirarsi sui 12 miliardi di euro solo per il primo anno.  

 

Pensione anticipata a 62 anni: come funzionerebbe?

La proposta dei sindacati di una pensione di vecchiaia a 62 anni e di una anticipata con 41 anni di contributi potrebbe non essere accolta dal Governo perché troppo dispendiosa. Le parti sembrano però concordare su una cosa, arrivare almeno ai 62 anni di età per l’uscita dal mondo del lavoro in modalità volontaria.

 

Si stanno preparando calcoli da presentare al tavolo di confronto con la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, che potrebbe aprire alla pensione a 62 anni di età ma con una penalizzazione. Per penalizzazione si intende un taglio dell’assegno pensionistico, in modo tale da ridurre i costi della Riforma delle Pensioni, che assieme alla Riforma del Fisco potrebbe arrivare a costare allo Stato fino a 15 miliardi di euro.

 

In tal modo si eviterebbe il tanto temuto “scalone” e si offrirebbe l’opportunità ai lavoratori di andare in pensione a 62 anni, pagandone in parte le spese. La misura in questione potrebbe interessare circa 150 mila persone l’anno. Al momento, non circolano ancora voci su quale potrebbe essere il requisito minimo dei contributi versati (38 per Quota 100).

 

Come potrebbe funzionare? Secondo alcune indiscrezioni riportate da Il Messaggero, si parla di un possibile taglio del montante contributivo variabile tra il 2,8% e il 3% per ogni anno di anticipo, per arrivare ad una riduzione massima del 15% per chi decide di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro di 5 anni, a 62 anni di età invece che 67.

 

Pensioni: a settembre confronto Governo-sindacati

Non ci resta che attendere le prossime settimane per capire meglio come potrà evolvere la trattativa sindacati-ministero del Lavoro. La prima data utile per il confronto è stata fissata all’8 settembre, per discutere sulle misure da inserire nella prossima Legge di Bilancio, tra cui il prolungamento dell'Ape sociale (con la possibilità, come chiesto dai sindacati, di aumentare le categorie di lavoro gravoso) e la proroga di Opzione donna.

 

Il 16 settembre, invece, le parti si incontreranno per discutere in merito ad una più ampia Riforma delle Pensioni.

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