Parte l'offerta di Intesa e Ubi, scelta facile per i piccoli azionisti

Dal 2014 al 2018 Carlo Messina ha distribuito agli azionisti 13,4 miliardi di euro, Victor Massiah 540 milioni secondo i calcoli di Affari Italiani

Parte l'offerta di Intesa e Ubi, scelta facile per i piccoli azionisti

Da oggi 6 luglio e fino al 28 luglio, gli azionisti di Ubi sono chiamati a decidere e quindi a prendere una posizione sull'offerta lanciata a febbraio dalla prima banca italiana, Intesa San Paolo sull'ex popolare Ubi al fine di costituire un nuovo gruppo leader nel settore bancario italiano ed europeo.

 

A spiegare le differenti performance tra Ubi e Intesa ci ha pensato un articolo di Affari Italiani, riportando i numeri e il percorso delle due società, che definisce “abissali”. E su cui si gioca anche la decisione dei 140 mila azionisti di Ubi, che dal 6 fino al 28 luglio dovranno stabilire se aderire all’offerta lanciata lo scorso febbraio da Intesa di acquisire il gruppo. Un'operazione da 4,9 miliardi di euro, che mira a creare il settimo gruppo europeo ma dalla forte presenza in Italia.

 

Ubi e Intesa Sanpaolo: le prospettive

Ubi ha un piano industriale per il futuro che non tiene praticamente conto delle conseguenze della pandemia: le stime aggiornate parlano di utili per 562 milioni nel 2022, con un ritorno sul capitale netto tangibile del 7,1% e 330 milioni di dividendi in più, non ‘presenti nel piano presentato a febbraio, per un valore di 840 milioni nei tre anni di cedole. I "tesori nascosti" di Messiah.

 

“Assunti teorici”, come sottolineato da Affari Italiani. Infatti, rispetto ai numeri presentati prima dell'emergenza coronavirus, la banca ha eliminato solo 100 milioni dai 665 previsti, con una la redditività sul capitale che scende di un solo punto percentuale e il costo del credito che sale di 85 punti base, pari a 700 milioni di nuove perdite sui crediti. Uno scenario definito alquanto “ottimistico”, che gli analisti vedono in maniera completamente diversa: si aspettano infatti uno quadro di "nuove sofferenze" a causa dei fallimenti delle imprese. Senza contare un piano con meno utili ma maggiori dividendi.

Diversa, e giudicata anche più realistica, la situazione di Intesa Sanpaolo, che prevede un utile netto di 5 miliardi nel 2022, contro i 6 ipotizzati prima del Covid per la fine del 2021. L’Ubi ha fatto registrare, negli ultimi anni, una redditività netta che non ha mai superato il 4%: una cifra che Intesa invece ha doppiato.
Stesso discorso per quanto riguarda gli utili: negli ultimi 5 anni Intesa ha realizzato netti normalizzati per 17,4 miliardi; 4,1 nel 2019. Contro gli 800 di Ubi.


Affari Italiani definisce Intesa come “la vera e unica cash machine del sistema bancario italiano. Tra il 2014 e il 2018 ha distribuito dividendi agli azionisti per ben 13,4 miliardi.” Mentre Ubi, nello stesso periodo, ha distribuito 540 milioni: la differenza di pay out medio è dell’80% di Intesa contro il 30% di Ubi.


Del resto la storia parla chiaro: dal 2008 il rendimento complessivo annuo di Intesa è stato del 2,5%, mentre quello di Ubi in negativo. Tra il 2009 e il 2019, i soci Intesa hanno ricevuto 18 miliardi di dividendi, mentre i soci Ubi meno di un miliardo. Intesa è stata valutata mediamente in Borsa all’80% del valore del capitale, mentre Ubi intorno al 30%; la prima ha avuto una redditività più alta del costo del capitale e una remunerazione elevata per i soci; mentre la seconda più bassa del costo del capitale.


Il paragone, conclude Affari Italiani, è impietoso: la scelta degli azionisti quindi non dovrebbe essere difficile. Perché entrerebbero a far parte di un colosso del sistema bancario italiano.

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