Google web tax: cosa prevede la proposta di tassazione colossi web

Google Web Tax cos'era e come funzionava l'obbligo di aprire Partita Iva per chi vendeva pubblicità e e-commerce con stabile organizzazione in Italia

Redazione
di Redazione
13 settembre 2019 15:53
Google web tax: cosa prevede la proposta di tassazione colossi web

La Web Tax o Google tax nella Legge di Stabilità è stata una proposta di legge in duplice versione presentata alla Camera da due deputati del PD: Francesco Fanucci che riprende la proposta di Legge del presidente della commissione bilancio Francesco Boccia e quella presentata da Ernesto Carbone. 

 

La duplice proposta web Google tax, avrebbe come obiettivo quello di introdurre una regolamentazione del mercato pubblicitario online e di e-commerce in Italia con obblighi diversi da parte dei colossi stranieri che vendono in Italia i loro prodotti e servizi su internet.

Tale tassa non è mai entrata in vigore!

 

Potrebbe arrivare anche la web tax Europa.

 

Invece, per effetto della legge di bilancio 2019, potrebbe entrare in vigore la nuova Web Tax Italia con imposta al 3% sul fatturato delle imprese italiane ma tutto è cambiato con l'arrivo del nuovo Governo. Per sapere cos'è e come funziona la Web tax 2019, leggi il nostro nuovo articolo.

 

Ecco come sarebbe dovuta funzionare la cd. Google Tax, se fosse stata approvata.

Google tax come funziona tassa pubblicità online?

La web tax o Google tax nella Legge di Stabilità 2014 mira a regolamentare il mercato della vendita di pubblicità online e di e-commerce da parte dei colossi stranieri, appunto, di Google che seppur lavorando stabilmente con operatori italiani, non pagano le tasse in Italia in quanto la loro sede legale si trova all'estero e nello specifico in Irlanda.

Lo scopo della web tax, è in primis è quello di trovare una legge che possa tassare i profitti delle società estere derivati dalla fornitura di servizi online sul territorio italiano da parte di dei titolari di partita IVA italiana.

La prima forma di web tax per i colossi stranieri primo tra tutti Google, Amazon, Facebook che concedono i loro prodotti utilizzando per la trasmissione dati la rete italiana, prevede di obbligare l'acquisto dei servizi di pubblicità e di e-commerce solo da operatori italiani.

L'altra forma di web tax, invece, è l'obbligo da parte dei super colossi stranieri di poter vendere i servizi solo a patto di aprire una partita IVA italiana e quindi di pagare le tasse al Fisco italiano.

 

Obbligo Partita IVA italiana per chi vende servizi online:

La proposta di legge dell'onorevole Fanucci nella Legge di Stabilità prevede per la Web Google tax l'obbligo dal 2014 dell'apertura della Partita IVA italiana per Google, Amazon, Facebook  se vogliono continuare a vendere i loro servizi agli operatori italiani.

Tale proposta, riprende quella presentata da Francesco Boccia al Senato ma non inserita nel testo approvato con il disegno di Legge di Stabilità 2014.

In base a questo emendamento, gli operatori italiani con patita Iva che intendono acquistare servizi online di commercio elettronico diretto e indiretto, centri media e soggetti inserzionisti, negozi online, sono obbligati ad acquistarli da soggetti titolari di partita IVA italiana.

Tra le operazioni di vendita e acquisto di servizi online che riguardano la web tax, rientrano anche gli spazi pubblicitari online e link sponsorizzati che compiano nelle serp di ricerca italiane, durante la visita di un sito web o durante la fruizione di servizio internet attraverso dispositivi fissi che mobile.

Tutti questi prodotti, secondo sempre l'emendamento Fanucci, devono essere acquistati dai soli soggetti editori, concessionarie pubblicitarie, motori di ricerca di titolari con Partita IVA italiana.

Per quanto riguarda poi le modalità e le forme di pagamento dei servizi online e di campagne pubblicitarie, questi devono essere effettuati obbligatoriamente tramite bonifico bancario o postale e con altri metodi di pagamento che consentono la piena tracciabilità della transazione tale da evidenziare la Partita IVA di acquista e vende i servizi.

L'obbligo per i committenti stranieri di aprire la partita IVA italiana per non sfuggire al Fisco in Italia, consentirebbe quindi di individuare esattamente chi acquista e compra i servizi online, tracciabilità dei pagamenti, controlli sui conto correnti degli operatori tramite Partita IVA con VAT code UE che andrebbe inserito anche nei bonifici bancari e postali e pagamenti con moneta elettronica.

 

Stranieri che utilizzano abitualmente IP italiani

L'altro emendamento Web Google Tax è stato proposto dall'onorevole Carbone, che ha previsto per gli operatori stranieri che utilizzando abitualmente per la loro trasmissione dei dati IP italiani come operatori con stabile organizzazione in Italia e quindi soggetti al pagamento delle tasse italiane calcolate sui redditi percepiti nel nostro Paese.

Le azioni poste in essere in questo seconda opzione di Web Tax, riguardano sia la fornitura di servizi online, comprese le azioni atte a dare maggiore visibilità sulla rete internet dagli utilizzatori del servizio come banner, pop up, indicizzazione e visualizzazione di link sponsorizzati sui motori di ricerca, annunci pubblicitari via email, social network e dispositivi mobile.

Nello specifico:

Display Advertising: banner pubblicitari statici e interattivi inseriti nelle pagine web, pop up e pop-under, finestre web non controllabili dall'utente durante la navigazione tra una pagina all'altra del sito.

Search Engine Advertising: ossia link sponsorizzati nelle pagine interne dei siti internet e indicizzazione sui motori di ricerca.

Email Advertising: email con contenuto un messaggio pubblicitario legale e spam illegale e sponsorizzazione di newsletter.

Social media Advertising: annunci pubblicitari e inserzioni di testo e immagini riservati agli utenti iscritti al social network ad esempio Facebook.

Multimedia Advertising: video, podcast ecc a fini pubblicitari.

Mobile Advertising: messaggi pubblicitari su smartphone e tablet come ad esempio annunci di apps.

Pertanto, alla base dell'applicazione della web tax vi è il concetto di stabile organizzazione in Italia, ossia, dell'abituale utilizzo di IP italiani per la trasmissione di dati che devono essere individuati mediante protocolli di routine capaci di verificare e controllare la frequenza e quindi l'abitualità degli operatori stranieri, ad utilizzare per tale trasmissione IP localizzati sul territorio italiano.

In questo modo, gli operatori con la sede legale all'estero che utilizzano la rete italiana in modo «abituale, sono considerati stabile organizzazione e quindi sono tenuti pagare al Fisco italiano le tasse sui redditi prodotti in Italia.

 

Ultimi aggiornamenti WEB Tax decreto milleproroghe:

La Web tax o Google tax con il decreto Milleproroghe varato dal Governo Letta, ha subito delle modifiche. Innanzitutto è stata prorogata l'attuazione dell'imposta che passa dal 1° gennaio al 1 luglio 2014.

Tale disposizione contenuta nel decreto Milleproroghe, è stata inserita innanzitutto per evitare una possibile procedura di infrazione da parte dell'Unione Europea nei confronti dell'Italia, in quanto così pensata la web tax avrebbe potuto ledere il concetto cardine della libera concorrenza nell'UE.

Pertanto, il rinvio della Google tax permetterà al Governo di poter procedere alla stesura di una nuova formulazione del provvedimento che ha già di fatto spaccare la maggioranza e sussultare i tanti professionisti del settore e non.

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