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Riapertura scuole

Scuola, Giannelli (presidi): «Gli ingressi scaglionati? Un problema»

Via libera dal Cts e da Conte, ma per il presidente dell’ANP, studenti troppo penalizzati: «Meglio posticipare l’apertura di supermercati e negozi»

Scuola, Giannelli (presidi): «Gli ingressi scaglionati? Un problema»

Dopo le indicazioni del Dpcm del 3 dicembre, arriva anche il via libera del Comitato Tecnico Scientifico, secondo cui le scuole superiori possono riaprire il 7 gennaio. Ma a tornare in aula sarà solo la metà degli studenti, come confermato da una circolare del capo di Gabinetto del ministero dell’Interno, Bruno Frattasi, che ha indicato nel 50% la quota che potrà riprendere le lezioni in presenza.

 

Il premier, Giuseppe Conte, è stato però più cauto e nella conferenza stampa del 30 dicembre ha detto: «Spero che si possa ripartire con la didattica integrata mista almeno del 50% in presenza, nel segno della responsabilità, senza mettere a rischio le comunità scolastiche».

Ma cosa succederà il 7? «Io do questa data per certa per la ripresa, a meno che non succeda qualcosa entro il 5 o 6 gennaio. Le condizioni di contorno potrebbero cambiare, ma ormai le scuole stanno lavorando per tornare in classe» chiarisce Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, che però non nasconde le criticità.

 

Presidente Giannelli, il primo aspetto riguarda anche le scuole: ce la faranno a riaprire, seppure al 50%?


Antonello Giannelli: «Per farcela, ce la si fa. Il fatto che la quota sia stata abbassata dal 75% al 50% certo semplifica, ma solo in parte. Il punto riguarda, ancora una volta, i mezzi pubblici: ci sono ancora troppi ritardi e criticità nella riorganizzazione. C’è una situazione a macchia di leopardo: alcuni territori hanno risolto le problematiche, altri no. E’ il caso, per esempio, di Roma, dove non si riesce a organizzare il trasporto in modo da evitare l’afflusso alla prima ora».


Quindi come si tornerà a scuola nella Capitale e in altre zone “critiche”?


Antonello Giannelli: «Il Dpcm del 3 dicembre ha affidato ai Prefetti il coordinamento e ha indicato lo scaglionamento come unica strada, a meno che una scuola non riesca a dimostrare di avere altre esigenze o di non avere il problema dei mezzi pubblici, magari perché i suoi studenti in prevalenza non li usano. Sempre nel caso di Roma, il prefetto ha indicato due orari di ingresso: alle 8 e alle 10. Ma si tratta di una soluzione che ha una serie di criticità».


Quali?


Antonello Giannelli: «E’ evidente che per un ragazzo di 14, 15 o 16 anni l’ingresso a scuola alle 10 potrebbe anche essere piacevole, perché dorme di più, ma questo significa uno stravolgimento della sua giornata. Basti pensare che finirebbe la scuola intorno 15 o 16, tornando a casa magari intorno alle 17 se non alle 18. Solo a quest’ora potrebbe consumare un pasto caldo, visto che le nostre scuole superiori non hanno mensa, tranne gli istituti alberghieri che potrebbero al limite utilizzare i laboratori di cucina. Poi cosa farebbe? Studierebbe dalle 21? Io credo che sia una soluzione da evitare il più possibile».


Quali alternative propone?


Antonello Giannelli: «Credo che sia preferibile scaglionare gli orari di apertura di altre attività, come negozi o supermercati: andare a fare la spesa due ore dopo è meno problematico, si può fare a tutte le ore, mentre così si condiziona pesantemente la vita di un ragazzo, che magari mangerebbe solo un panino alle 13, in aula quindi in un locale neppure idoneo. Ma non si tratta dell’unico problema».


Si riferisce all’orario dei docenti e del personale ATA?


Antonello Giannelli: «Esatto. Non è detto che chi ha lezione alla prima lezione del primo turno non ce l’abbia anche all’ultima del secondo turno. Il risultato sarebbe che si troverebbe a scuola dalle 8 alle 16, con i cosiddetti “buchi” nel mezzo e molti disagi. Si allungherebbe l’orario di lavoro di lavoro anche per i bidelli, di cui molte scuole hanno già carenza».


Insomma, a rimetterci è ancora una volta la scuola?


Antonello Giannelli: «Questo modulo organizzativo può funzionare in alcuni casi, ma non certo per tutti. Dispiace perché se è vero che la soluzione di demandare ai tavoli provinciali (e non più nazionali) è efficace perché tiene conto delle esigenze dei singoli territori, l’indicazione nazionale è pur sempre quella dello scaglionamento degli ingressi. Eppure proprio nei giorni scorsi uno studio europeo ha dimostrato che la scuola non è un centro di diffusione di contagi, che invece si sono verificati altrove: nel tragitto casa-scuola sui mezzi pubblici oppure con la cosiddetta movida. La scuola ha saputo applicare le regole di sicurezza e cerca di insegnare a rispettarle anche fuori. Certo, non si può pretendere dai ragazzi una maturità che a volte non hanno neppure agli adulti».


Presidente Giannelli, dalle sue parole traspare un po’ di amarezza…


Antonello Giannelli: «La mia è una considerazione: è stato ripetuto più volte dagli Amministratori e dai responsabili della politica che la scuola è importante e al centro dell’attenzione, ma nei fatti sembra che si preferisca dare priorità al sistema dei trasporti. Gli orari dei mezzi pubblici di fatto non si possono modificare, salvo rare eccezioni, e questa è una contraddizione. Se si crede davvero che la scuola sia centrale, bisogna far ruotare gli altri servizi attorno alla scuola, far sì che servano alla scuola. Invece avviene piuttosto il contrario».

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