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Intervista a Carlo Cottarelli: il Mes ci conviene ma non è decisivo

Cottarelli: «Negli aiuti europei le condizionalità ci sono. Non credo al governo di unità nazionale, ma nelle decisioni economiche c’è lentezza».

Intervista a Carlo Cottarelli: il Mes ci conviene ma non è decisivo

Carlo Cottarelli divenne molto noto agli italiani quando Sergio Mattarella lo convocò al Quirinale il 28 maggio di due anni fa per affidargli l’incarico di guidare un governo tecnico. Arrivò sul Colle da solo con il trolley, ma tre giorni dopo rinunciò poiché si erano create le condizioni per un governo politico tra Lega e Movimento Cinque Stelle affidato a Giuseppe Conte. Da allora, oltre all’insegnamento universitario, commenta i fatti economici internazionali sui giornali (attualmente come editorialista de La Stampa) ed è spesso ospite nei talk show televisivi. Tra il 2013 e il 2014 era stato commissario alla spending review e in precedenza aveva diretto per molti anni il Dipartimento fiscale del Fondo monetario. Abbiamo fatto il punto con lui sul difficile negoziato con l’Europa e, anche, sui certi rigori alla Juve che gli arbitri europei non avrebbero concesso.

 

 

Il 17 e il 18, tra pochi giorni, il Consiglio europeo dovrebbe decidere sul bilancio e sul piano di aiuti per la ripresa economica, il Next generation Eu. Lei ha scritto che la questione sarà una “possibile fonte di tensioni tra l’Italia e l’Europa” nei prossimi 4 anni. Ci spiega perché?

 

Carlo Cottarelli. “Perché in un modo o nell’altro le risorse verranno erogate soltanto se noi facciamo certe cose e quindi ci saranno interpretazioni su quello che si è fatto in accordo agli impegni e potrebbero non esserci, però anche esserci, delle complicazioni. E in qualche modo c’è un meccanismo che alcuni chiamano di “condizionalità” per cui, sì, i soldi te li dò ma soltanto se succedono certe cose e quindi ci possono essere delle difformità di valutazione su quello che è successo e su quello che si deve fare”. 

 

 

Ritiene che l’indebitamento elevato del nostro Paese (si stima intorno al 170 per cento del Pil dopo gli interventi d’urgenza causa pandemia) possa avere conseguenze da parte dei mercati nei prossimi mesi, soprattutto se gli aiuti europei dovessero tardare o risultare meno robusti del previsto?

 

Carlo Cottarelli. “Un ruolo fondamentale ce l’ha la Banca Centrale Europea perché finché ci sarà il suo sostegno non credo che ci saranno tensioni. La Bce per tutto quest’anno continuerebbe a comprare titoli di Stato italiani e dovrebbe continuare a farlo perlomeno fino alla metà del prossimo anno. E poi quello che succede dopo dipenderà da tante cose. La Banca Centrale Europea non fa questi acquisti dei titoli di stato italiani per generosità ma perché in questo momento ci sono esigenze monetarie, quelle di sostenere e cercare di tirare su l’inflazione e per far questo si stampa moneta e si fa moneta acquistando titoli di stato. Quindi questa è la cosa che ci sta aiutando, potrebbero sorgere dei problemi se ad un certo punto i prezzi cominciassero ad aumentare e a questo punto non ci sarebbe l’esigenza da parte della Banca Centrale Europea di fare questi acquisti, però non credo che questo avverrà quest’anno, forse neanche il prossimo anno perché l’economia europea è abbastanza depressa e quindi continuerà con questo tipo di politica monetaria. Quel che succederà poi è un bel punto di domanda, magari verso il 2022 o 2023. Oggi non lo sappiamo”.

 

 

Come giudica il Mes, al di là delle polemiche politiche di grillini e leghisti? Le polemiche continue tra le forze politiche su questo strumento europeo ci danneggiano nel negoziato con Bruxelles? Secondo Lei quanti paesi europei vi faranno ricorso?

 

Carlo Cottarelli. “Bisogna vederlo alla fine dell’estate. La sostanza è che noi siamo uno dei paesi che più potrebbe beneficiare del Mes perché paga ancora attualmente tassi di interesse che sono 3 - 4 volte più alti di quelli della Spagna o del Portogallo. La Grecia ha tassi di interesse simili ai nostri ma la Grecia quest’anno ha pochi titoli di Stato che giungono in scadenza e che devono essere rinnovati, e quindi deve emettere relativamente poco. Noi siamo quelli invece che devono emettere di più e questo spiega il mistero del perché gli altri non lo hanno ancora preso. Bisognerà però vedere alla fine dell’estate qual è la situazione. Io credo sinceramente che il Mes non è una cosa fondamentale per l’economia italiana, ma il meccanismo per me è valido e non credo che ci siano trappole. Relativamente a quello che ci serve sono abbastanza pochi i soldi, io li prenderei perché non vedo trappole o altro. Non ci sono clausole di condizionalità e non credo neanche che saranno messe in un secondo momento. Tutti questi ragionamenti che si fanno sono tutti ragionamenti che comunque non comportano una possibilità legale di introdurre nuove condizioni e gli altri meccanismi più complicati potrebbero essere attivati anche se non ci fosse il Mes. Però diciamo che non è fondamentale nel senso che si può vivere anche senza il Mes. Non si può, secondo me, far cadere un governo sul Mes ma potrebbe anche essere. Adesso infatti la questione è diventata una cosa puramente politica”.

 

 

E’ corretta, e soprattutto ha possibilità di essere accolta, la posizione di Conte in Europa così come riportata dai giornali: meglio meno fondi ma senza condizionalità?

 

Carlo Cottarelli: “Condizionalità? Ci sono due tipi di condizionalità: la prima condizionalità riguarda il fatto dei soldi che ci vengono dati perché ci si faccia qualcosa e poi ci si mette d'accordo su che cosa fare. E su questo senz'altro ci sarà un tipo di condizionalità. La seconda condizionalità riguarda invece il rispetto delle regole europee sui conti pubblici e quelle sul rigore non rimarranno sospese per sempre. Allora la questione, per esempio, è: un paese che sta violando le regole europee ed è in procedura di deficit eccessivo può ricevere finanziamenti? Se un paese viola le regole europee potrebbe essere sottoposto a delle multe e da qui a dire diamo dei soldi e non delle multe a quel paese ce ne vuole. Questo comunque è un discorso che può essere discusso, negoziato e poi comunque ora le regole non sono operative”.

 

 

Fino a che punto, secondo Lei, i paesi cosiddetti “frugali” hanno ragione a pretendere rigore dall’Italia?

 

Carlo Cottarelli: “In questo momento nessuno sostiene che non ci dovrebbe essere l’aiuto all’Italia, neanche i Paesi frugali, loro dicono ma li state già finanziando, c’è la Banca centrale europea che sta comprando i titoli, c’è il Mes, è chiaro che avete bisogno di altri soldi ve li diamo ma in prestito, non ve li regaliamo. La posizione dei paesi frugali non è così estrema, però io credo che la versione del recovery fund proposta dalla Commissione europea sia non soltanto più vantaggiosa per noi ma non richiede alcun sacrificio particolare, nè per noi e neanche per i paesi frugali”.

 

 

Una riforma fiscale europea, che magari elimini anche i paradisi fiscali interni all’Unione è realisticamente possibile?

 

Carlo Cottarelli. “Sarebbe utile ma non so se è possibile realisticamente. Quello che mi preoccupa è che magari proprio per avere il sostegno sul recovery fund dai paesi frugali, noi possiamo mettere meno pressione sulla questione della tassazione. Cosa che sarebbe un peccato ma ciò riflette purtroppo il fatto che noi con un debito così elevato abbiamo bisogno del sostegno dell’Europa e questo ci indebolisce politicamente”.

 

 

Ritiene che Francia e Germania possano approfittare della debolezza del nostro sistema Paese per conquistare altri pezzi pregiati della manifattura italiana, che resta comunque la seconda in Europa dopo la Germania?

 

Carlo Cottarelli: “Non credo. E non è vero il fatto che gli altri paesi investano in Italia. In realtà il problema che abbiamo avuto negli ultimi anni è che abbiamo avuto pochi investimenti stranieri in Italia e che la nostra posizione sull’estero testimonia che siamo noi che investiamo negli altri paesi”.

 

 

Ritiene che da settembre la crisi possa aggravarsi e causare tensioni sociali? Fino a quando si possono prorogare Cassa integrazione e blocco dei licenziamenti?

 

Carlo Cottarelli: “La cassa integrazione può andare avanti tanto tempo, poi ci sono i sussidi di disoccupazione. Il blocco dei licenziamenti, invece non può andare avanti all’infinito perché comunque quella è una disoccupazione nascosta”.

 

 

Cosa si aspettano gli osservatori internazionali: per superare la crisi economica ritengono sia più efficace un governo di unità nazionale o si augurano che la maggioranza trovi al suo interno la forza per andare avanti, sciogliendo i nodi sin qui rinviati?

 

Carlo Cottarelli: “Quello che gli osservatori si aspettano è avere un Paese, un governo che prenda le decisioni anche rapidamente. Che questo possa essere fatto più rapidamente da un governo di unità nazionale non è detto. Certo, dal punto vista economico in questo governo vedo parecchia lentezza”.

 

 

Come lo vedrebbe allora un ipotetico governo di unità nazionale con Draghi premier e Lei ministro dell’Economia?

 

Carlo Cottarelli: “Siamo alla fantascienza, non commento. Ho sempre detto che per un italiano è un onore servire il proprio paese, però dipende dalle circostanze”.

 

 

Da appassionato di calcio, e non solo da tifoso dell’Inter e della Cremonese, come giudica i due rigori che hanno permesso alla Juve di pareggiare con l’Atalanta? In Europa li avrebbero dati?

 

Carlo Cottarelli: “Il primo credo proprio di no! L'ho trovato proprio strano, sembrava che il braccio fosse attaccato al corpo. Il secondo sì, ci poteva stare”.

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