Le misure anti-Covid scuola

Covid Campania, scuole chiuse fino al 30 ottobre. E le altre Regioni?

I casi aumentano e torna l'ipotesi didattica a distanza. Dopo l'esempio della Campania, i possibili interventi dei governatori delle altre regioni

Covid Campania, scuole chiuse fino al 30 ottobre. E le altre Regioni?

Con l'impennata dei contagi e uno scenario in continua evoluzione, si è tornato a parlare di didattica a distanza e chiusura delle scuole. Soprattutto in vista del prossimo vertice di governo, che potrebbe decidere per delle misure più restrittive, tra cui- secondo indiscrezioni- anche per la Dad, al momento ipotizzata per gli ultimi anni delle scuole superiori.

 

De Luca, governatore della regione Campania, ha però deciso di chiudere gli istituti, non senza polemiche, da venerdì 16 ottobre fino al prossimo 30 ottobre. Non è escluso che altri governatori possano decidere di seguire il suo esempio o comunque di intervenire sul "tema scuola".

 

Coronavirus, chiusura scuole: il caso Campania

Il 15 ottobre 2020 la Campania ha fatto registrare un numero molto alto di contagi, 1027, piazzandosi al secondo posto delle regioni più colpite dopo la Lombardia.

 

Il governatore De Luca ha quindi deciso di emettere un’ordinanza che ha stabilito il divieto di feste, anche dopo le cerimonie, con invitati estranei al nucleo familiare convivente; l'interruzione delle attività ludiche e ricreative; il divieto ai ristoranti di vendita da asporto dopo le 21; orari differenziati del personale in presenza per enti e uffici; la chiusura delle scuole primarie e secondarie e la sospensione delle attività didattiche e di verifica in presenza nelle Università, ad eccezione per quelle relative agli studenti del primo anno.

 

Il 16 ottobre è arrivata l'autorizzazione a riprendere l'attività delle scuole d'infanzia in presenza, ossia per bambini della fascia d'età compresa tra 0 e 6 anni.

 

Una decisione, quella relativa alle scuole, che la ministra dell’Istruzione Azzolina, in un'intervista a RadioRai1, ha bollato come «gravissima e profondamente sbagliata.»

 

«Non ho né il potere di aprire le scuole né il potere di chiuderle. I presidenti di Regione e le province hanno il potere di chiuderle» ha sottolineato la ministra. «La scuola è un servizio pubblico essenziale da un diritto costituzionalmente riconosciuto, a maggior ragione in certe zone dove se i ragazzini non vanno a scuola la mattina rischiano di essere preda di altre cose. La scuola in questo momento è il luogo più sicuro per i nostri ragazzi, per i nostri studenti non soltanto dal punto di vista sanitario ma anche per tante altre cose. Proprio la Campania dovrebbe tenere aperte le scuole, in questo momento perché se ci sono i contagi bisogna andare a selezionarli dove sono, dove ci si contagia non è la scuola.»

 

Anche il Presidente del Consiglio Conte si è espresso in merito, sottolineando: «Chiudere così in blocco le scuole non è la migliore soluzione».


A difesa della scuola sono arrivate anche le parole di Silvio Brusaferro, Presidente dell’ISS: «I dati confermano che la trasmissione del virus a scuola è limitata rispetto a quella che avviene in comunità, perciò è ancor più importante monitorare e rispettare le regole anche al di fuori del mondo scolastico.»

 

Molti genitori hanno protestato contro le chiusure in Campania venerdì 16 e sabato 17 ottobre di fronte alla sede della Regione.

 

De Luca allora, con la nuova ordinanza del 20 ottobre, ha lasciato aperto uno spiraglio: le scuole rimangono chiuse, ma potranno riprendere le attività destinate agli alunni con disabilità o con disturbi dello spettro autistico, previa valutazione delle condizioni da parte dell’Istituto scolastico.

 

Inoltre l’Unità di crisi regionale effettuerà un costante monitoraggio della situazione dei contagi sul territorio in ambito scolastico, con i relativi casi connessi a “contatti stretti”, in modo da valutare un’eventuale riapertura delle attività in presenza della scuola primaria dal 26 ottobre 2020.


Ma su didattica a distanza e ingresso scaglionato per le scuole si stanno pronunciando i governatori anche di altre regioni del Paese.

 

Dad e ingressi scaglionati a scuola: le regioni più "a rischio" 

«Se i contagi da coronavirus dovessero ulteriormente aumentare, per non far perdere l'anno scolastico ai ragazzi le soluzioni sono due: o si introduce la didattica a distanza (parziale, totale) o si differenziano gli orari della scuola» ha dichiarato Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni a Mattino 5. «Se gli orari scolastici vengono distribuiti in maniera più spalmata sull'arco della mattina e del pomeriggio - ha poi spiegato -diminuisci la pressione su coloro che devono essere portati a scuola e riportati a casa.»


Secondo quanto riportato da AdnKronos, sul tavolo della Lombardia erano già allo studio delle misure per l’ingresso scaglionato a scuola, in modo da alleggerire i trasporti soprattutto negli orari di punta. Il governatore Attilio Fontana si era detto “rammaricato” nel constatare come il Dpcm 13 ottobre non prendesse in considerazione «temi fondamentali come la didattica a distanza per le classi superiori e l'affollamento dei mezzi pubblici, laddove l'inizio delle scuole e la mobilità pubblica si sono rivelati due degli aspetti che più hanno influenzato l'aumento della curva epidemiologica.»

 

E infatti nella giornata del 16 ottobre è arrivata l'ordinanza, che entra in vigore il 17 ottobre fino al 6 novembre: bar aperti dalle 18 solo con servizio al tavolo, locali chiusi a mezzanotte, divieto di vendita di  alcolici da asporto dalle 18, chiuse sale bingo e di scommesse e didattica a distanza parziale per le superiori. Per le università è raccomandato di organizzare le attività in modo da promuovere ugualmente la didattica a distanza.


Anche in Veneto l’appena rieletto presidente Luca Zaia ha parlato di didattica a distanza: «Tutti noi tifiamo perché la scuola non si chiuda ma ho chiesto che si valuti un piano per la didattica mista» ha dichiarato questa mattina a Radio 24 sulla decisione di De Luca di chiudere le scuole. «Nel momento in cui ci fosse l’esigenza di calare la pressione demografica sui mezzi di trasporto o fuori dalle scuole la soluzione è la didattica mista, magari per gli studenti più grandi».


Zaia ha poi aggiunto: «De Luca non lo giudico perché non conosco il piano di sanità pubblico della Campania. Ogni governatore decide in qualità di soggetto attuatore anche in base alla condizione ospedaliera. Con gradualità, se va male bisogna affrontare il tema delle scuole».

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