La Pandemia

Terza ondata Covid Italia: cos'è, quando è prevista e perché temerla

Il mese più temuto è gennaio. Perché gli esperti mettono in guardia, quando potrebbe arrivare la terza ondata di Covid, quanto durerà, come difendersi

Terza ondata Covid Italia: cos'è, quando è prevista e perché temerla

Il primo a lanciare l’allarme è stato il virologo ed esperto microbiologo Andrea Crisanti, che dopo il calo dei positivi dei giorni scorsi ha però messo in guardia: «Prima che il vaccino abbia effetto passeranno mesi, ci attende un inverno preoccupante», per poi aggiungere: «La terza ondata in queste condizioni è una certezza».

 

Parole pressoché identiche anche dal virologo Fabrizio Pregliasco, solitamente molto moderato nelle sue esternazioni, così come la collega Ilaria Capua: «La terza ondata di pandemia ci sarà, è naturale. Dicembre e gennaio saranno mesi terribili per tanti motivi» ha spiegato la direttrice dell’University of Florida One Health Center

 

Come se non bastasse anche Gianni Rezza, Direttore della prevenzione del ministero della Salute, ha avvertito: «Appena si allentano le misure preventive prese la curva dei contagi risale». 

 

Dopo il miglioramento della situazione delle ultime settimane e di fronte all’allentamento delle restrizioni (non ci sono più regioni rosse e anche la Lombardia è gialla dal 13 dicembre), ecco cosa bisogna aspettarsi e perché. 

 

Cos’è la terza ondata Covid

La terza ondata pandemica, data per certa dai principali esperti, consiste in un ritorno a uno stato di emergenza, con una maggiore pressione sulle terapie intensive e sugli ospedali, un aumento dei contagi e – presumibilmente – anche dei decessi, sempre molto alti in Italia. Secondo Gianni Rezza è inutile illudersi che non ci sarà: «Al calo dell’indice di trasmissione Rt, del numero di nuovi casi e delle ospedalizzazioni ordinarie corrisponde un numero ancora elevato di nuovi ingressi nelle terapie intensive e, purtroppo, di decessi. Se si sta assistendo a una diminuzione, insomma, questa è "troppo lieve”, "non particolarmente veloce" e neppure "accentuata". A pesare sono poi tre fattori.

 

I 3 motivi per cui si tornerà in emergenza con la terza ondata

Gli esperti, non solo medici, non hanno dubbi: il virus tornerà a circolare in modo massiccio già a gennaio, insieme a quello dell’influenza. E proprio la concomitanza con la malattia stagionale, secondo gli esperti della Fondazione Gimbe, è il primo dei motivi che potrebbe portare a un mix esplosivo: «C’è il rischio di una strage se invece di chiudere la seconda ondata di Covid facciamo partire la terza» ha dichiarato il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta a La Stampa

 

Il secondo motivo è quello indicato anche da Crisanti: il vaccino arriverà, ma in un primo tempo sarà destinato solo alle categorie a rischio (sanitari e ospiti di Rsa anziani). Rimangono anche incertezze sull’efficacia reale e per arrivare a un’immunità di popolazione occorreranno tempi lunghi, come spiegato anche a The Italian Times dal prof. Massimo Clementi, Direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Ospedale San Raffaele di Milano.

 

Il terzo motivo riguarda invece gli effetti dell’allentamento delle restrizioni in vista del Natale che, come indicato da più esperti, potrebbero avere un effetto negativo; in queste ore infatti si sta pensando a nuove restrizioni natalizie. L’Italia rischia di essere il paese con più morti in Europa: «Non è qualcosa di cui essere orgogliosi. Natale, con scuole chiuse e fabbriche a ritmo ridotto, va sfruttato per ridurre i contagi» ha esortato Crisanti ospite a L’Aria che tira.

 

Quando è previsto il picco e perché

Il periodo critico è sarà gennaio, con possibili rischi elevati anche a febbraio. E’ in quelle settimane, infatti, che tradizionalmente si assiste al picco dell’influenza. Questo porta a un indebolimento generale delle difese immunitarie e, in molti soggetti, a problemi respiratori. Il rischio di comorbidità è elevato perché il virus Sars-Cov2 potrebbe attaccare un organismo già alle prese con in un’infezione polmonare dovuta al virus influenzale.

 

In caso di necessità di ricovero, poi, potrebbe esserci scarsità di posti in ospedale o nelle terapie intensive, che tornerebbero inevitabilmente sotto pressione. «I problemi di accesso ai servizi e le tante differenze a livello regionale» sono i due spauracchi paventati anche da Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute e docente di Igiene all’Università Cattolica di Roma.  

 

La situazione migliora, ma troppo poco

Eppure il numero di contagi sta scendendo. Secondo gli esperti, però, va valutato alla luce dei tamponi eseguiti e tenendo presente proprio le differenze tra singoli territori: «In Lombardia, che è stata zona rossa, la situazione migliora.

 

In Veneto, zona gialla, i casi aumentano ha ricordato pochi giorni fa Crisanti. Insomma, anche se il rapporto tra numero di tamponi e positivi scende, lo fa molto lentamente e e «questo indicatore – ricorda Rezza – per sua natura scende piano».

 

Che fare per evitare la terza ondata Covid? 

Il consiglio degli esperti è unanime: non abbassare la guardia e rispettare sempre le misure di prevenzione: indossare la mascherina, mantenere le distanze di sicurezza e lavarsi accuratamente le mani.

 

A ciò si aggiunge anche l’invito a seguire piccoli accorgimenti quotidiani, a partire dall’aerazione dei locali: il ricambio d’aria per almeno 5/10 minuti ogni ora all’interno degli ambienti chiusi è uno dei pilastri per una corretta igiene anti-Covid, efficace e utile anche contro altri virus a trasmissione aerea, come quello influenzale. 

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