Addio all'Europa

Brexit: cos’è, significato, cosa succede dal 1° gennaio 2021?

Brexit cos'è, cosa significa, conseguenze uscita Regno Unito dall'Ue 1° gennaio 2021 con accordo Boris Johnson, cosa succede ora Italia e italiani?

Brexit: cos’è, significato, cosa succede dal 1° gennaio 2021?

Brexit: cos'è, significato e conseguenze economiche e politiche, quali sono le ultime news circa l'uscita UK dall'Europa il 31 dicembre 2021 e cosa succede dal 1° gennaio 2021?

 

In questo articolo vedremo quindi Brexit significato, cos'è e conseguenze dopo il referendum che 23 giugno del 2016 che ha interessato i cittadini inglesi, 

le conseguenze politiche economiche sui mercati cosa sta facendo il primo ministro Johnson e cosa significa hard Brexit - Brexit no deal.

 

Brexit: cosa succede il 1° gennaio 2021?

Alle ore 23 britanniche, la mezzanotte in Italia, a cavallo fra il 31 gennaio 2020 ed il 1° febbraio 2020, il Regno Unito e l'Unione Europea si sono separati. Dopo oltre 3 anni e mezzo dal famoso referendum del 2016 che decretò con un plebiscito la vittoria del Leave, è scatata l'ora X per la Brexit.

 

Ma esattamente cos'è cambiato? In realtà nell'immediato è cambiato poco e niente perché il vero distacco ci sarà solo alla fine del periodo di transizione soft e cioè quando si arriverà alla mezzanotte del 31 dicembre 2020 data del divorzio ufficiale, e dal 1° gennaio 2021 Regno Unito sarà fuori dall'Ue ufficialmente.

 

In questo lasso di tempo, tutti gli espatriati registrati come residenti e fino al 30 giugno 2021, manterranno gli stessi diritti riconosciuti oggi, prima della Brexit, successivamente però le cose cambieranno con lo stop alla libertà di movimento nel 2021 e l'introduzione di un nuovo regime d'immigrazione per la Gran Bretagna che implicherà il passaporto anche per gli europei ormai Paesi terzi, norme più stringenti per chi studia, intende trasferirsi per lavorare e per i visti per i turisti.

 

I negoziati infiniti, si va verso un no deal: nell'ultimo incontro face to face a Bruxelles tra Ursula von del Leyen e Boris Johnson, non si è giunti ancora all'accordo definitivo. E i recenti commenti del ministro degli Esteri Dominic Raab non fanno ben sperare: «È altamente improbabile che le trattative proseguano dopo domenica anche se quando si parla con l'Europa, mai dire mai». Il primo ministro Johnson è stato ancora più chiaro: «C'è una forte possibilità che Regno Unito e Ue non raggiungano un accordo commerciale».

A questo punto si fa dunque sempre più prepotente l'incertezza su quello che accadrà nel caso in cui il Regno Unito deciderà per un no deal o si opti per un accordo tardivo, impossibile da mettere in atto nei primi giorni del 2021.

 

Brexit cos'è e significato:

Brexit cos'è e cosa significa? Il termine Brexit indica l'uscita del Regno unito dall'Unione europea, per decisione del popolo con il referendum tenutosi a giugno 2016.

 

Letteralmente il termine Brexit deriva dalla fusione di due parole di origine anglosassone: britain che significa Regno unito ed exit che significa uscita.

 

A coniare il termine brexit sono stati gli stessi media che hanno coniato Grexit per indicare la possibile uscita della Grecia dall'Unione europea, tartassata dal pesante debito del governo ellenico.

 

L'uscita del Regno unito dall'Unione europea avrà conseguenze non solo sugli inglesi ma su tutta l'economia mondiale, senza dubbio un chiaro segno di come il progetto Europa e contemporaneamente il processo di integrazione europea viene oggi messo in discussione da una delle più grandi potenze economiche a livello europeo sì, ma soprattutto mondiale.

 

Da qui la domanda: possono altri paesi seguire l'esempio degli inglesi? Non addentrandoci in questa sede sui significati politici di questa domanda vediamo più da vicino che cos'è stato il referendum sulla brexit, le conseguenze delle decisioni degli inglesi prese da Theresa May e poi da Boris Johnson.

 

Brexit conseguenze politiche e economiche:

A seguito del risultato del referendum sulla Brexit le conseguenze si sono subito fatto sentire. L'allora primo ministro inglese David Cameron, grande sostenitore del remain quindi di far rimanere il Regno unito all'interno dell'Unione europea del mercato unico, annunciò, immediatamente dopo l'esito del referendum, le sue dimissioni da Primo Ministro nonché da leader del partito conservatore.

 

A sostituirlo arriverà poi Theresa May che in conferenza stampa dichiarò di voler traghettare il Regno Unito fuori dall'Unione europea.

 

Subito dopo l'annuncio della Brexit anche i mercati economici reagirono a questo annuncio: in due ore il cambio della sterlina in inglese calò del 10% rispetto al dollaro americano, segnando il livello più basso dal 1985, e del 7% in meno contro la moneta unica, l'euro.

 

A livello internazionale sono tante le reazioni del mondo intero al risultato sorprendente della Brexit. L'allora primo ministro italiano Matteo Renzi reagì manifestando comunque il proprio ottimismo e la propria positività nei riguardi dell'Europa.

 

A brindare insieme agli inglesi erano stati gli euroscettici Matteo Salvini della lega e la francese Marine Le Pen.

 

All'epoca candidato repubblicano alla presidenza della Casa Bianca Donald Trump si disse soddisfatto del risultato visto che in tal modo gli inglesi si sono ripresi il proprio paese. Sorpresa e incredulità da parte di altri leader politici europei tra cui Francois Hollande e Angela Merkel che subito dopo l'annuncio dell'esito delle votazioni chiese rapidità al Regno unito nell'uscire dall'Unione Europea.

 

Oggi, a distanza di 3 anni e mezzo dal referendum, la vittoria di Boris Johnson trionfante alle elezioni del 12 dicembre che lo hanno confermato Primo ministro, si è andati verso la Brexit del 31 gennaio 2020 con una bozza di accordo Ue-Uk ma quella reale ci sarà dal 1° gennaio 2021. La bozza di accordo prevede:

  • diritti acquisiti per i cittadini europei: per chi già vive e lavora non cambia nulla, si dovrà solo registrare al ministero dell’Interno sulla base del «settlement scheme». 

  • pagamento UK all'UE di 40 miliardi di euro per gli impegni già assunti in precedenza. 

  • Irlanda del Nord: sarà soggetta al sistema doganale europeo e al mercato unico mentre la GB ne resterà fuori.

  • Immigrazione lavoratori non qualificati: baristi, camerieri, parrucchieri per poter recarsi in GB e lavorare, dovranno avere già un contratto di lavoro prima di partire e potranno fermarsi solo per breve tempo (forse 1 anno al massimo), senza poter maturare il diritto alla residenza.

  • Immigrazione lavoratori qualificati: come medici o docenti potranno ottenere visti di lavoro più lunghi, forse di 5 anni e acquisire la residenza permanente.

  • Turisti per recarsi in vacanza in GB dovranno munirsi di passaporto e visto elettronico.

Ecco invece Brexit conseguenze economiche dopo l'uscita.

 

Ecco tutta la storia della Brexit:

Brexit referendum vince il leave: sì all'uscita UK dall'Ue

Referendum Brexit 23 giugno 2016: in questa data si è svolto in Inghilterra il referendum sulla Brexit, un referendum consultivo e non vincolante che aveva come scopo quello di valutare il sostegno da parte dei cittadini inglesi in merito alla possibile continuazione della permanenza del Regno unito all'interno dell'Unione europea.

 

La campagna referendaria ha visto schierarsi due diverse fazioni: da una parte il Leave e dall'altra il Remain, ossia da una parte lasciare l'Unione europea e dall'altra rimanere.

 

Sostenitore del Leave era l'allora primo ministro inglese David Cameron e dall'altra parte il leader dell'Ukip Niegel Farage, insieme all'ex sindaco di Londra Boris Jhonson.

 

Il testo del quesito referendario chiedeva agli inglesi se il regno unito dovesse rimanere o meno membro dell'unione europea. La votazione avvenne presso 41 mila seggi elettorali, divisi fra 382 arie di conteggio dei voti, a loro volta distinte in 12 distretti regionali.

 

È il 24 giugno 2016, il giorno dopo il referendum, che il presidente della commissione elettorale centrale di Manchester, Jenny Watson annuncia risultati del referendum.

 

A vincere con il 51,9% dei consensi il Leave contro il 48,1% del Remain. Il Regno Unito ha votato così l'uscita dall'Unione europea.

 

Brexit news: Corte Suprema no alla sospensione Parlamento

Brexit news: La Corte Suprema britannica ha dichiarato non legale la sospensione del Parlamento chiesta ed ottenuta dal primo ministro Tory, Boris Johnson, fino al 14 ottobre.

La Corte, accogliendo quindi gli argomenti dei ricorsi degli oppositori del governo e attivisti pro Remain, ha dato il verdetto raggiunto all'unanimità dal collegio degli 11 giudici.

 

La sospensione prolungata del Parlamento britannico decisa Boris Johnson è quindi "illegale, nulla e priva di effetti". Ora agli speaker di Comuni e Lord il potere di riconvocare le Camere quanto prima.

 

Brexit news: Boris Johnson, neo premier britannico, aveva chiuso il Parlamento, al fine di impedire ai deputati di bloccare un’uscita dall’Unione Europea senza accordo. 

 

Della sua decisione il premier Johnson ha già informato i suoi ministri e telefonato persino alla Regina Elisabetta II, attualmente in vacanza nella sua tenuta scozzese di Balmoral, per chiederle fondamentalmente due cose:

1) di sospendere il Parlamento e,

2) di fissare il suo discorso annuale che illustra il programma del nuovo Governo, in ottobre. 

 

La chiusura del Parlamento fino al 14 ottobre 2019 avrebbe fatto evitare ai deputati, di impedire un “no deal” prima scadenza ufficiale di Brexit  ossia il 31 ottobre 2019 poi prorogata al 31 gennaio 2020.

 

Boris Johnson Brexit: primo ministro Gran Bretagna

Oggi a traghettare il Regno Unito fuori dall'Unione europea è il primo ministro Boris Johnson.


Al suo primo discorso alle Camere, il nuovo Premier Boris Johnson ha detto che:

  • Chiederà all'Ue di stipulare un nuovo accordo Brexit, diverso dai due precedenti fatti da Theresa May che sono stati bocciati dalle Camere. In questo modo, con un nuovo accordo cioé, ci sarà un'uscita soft dall'Ue.

  • In caso contrario, se Bruxelles non vorrà stipulare un nuovo accordo, allora ci sarà l'uscita il 31 ottobre 2019 senza accordo, ci sarà quella che ormai tutto chiamano hard BrexitBrexit no deal.

Se Londra dovesse uscire dall’Ue senza un accordo, ci sarebbero grandissimi problemi a livello doganale e commerciale, nessuna garanzia per i cittadini inglesi in Europa, né per quelli europei nel Regno Unito, tasse scolastiche altissime per gli stranieri, una perdita di Pil dell’8% in un solo anno, calo del prezzo delle case e della sterlina ecc, oltre al fatto che una brexit senza accordo, la Gran Bretagna dovrebbe versare all'UE, 39 miliardi di sterline.

 

Elezioni Uk vince Boris Johnson, Brexit confermata:

Brexit elezioni 12 dicembre vittoria Boris Johnson, i Tories hanno la maggioranza assoluta.

Con la vittoria schiacciante di Boris Johnson alle elezioni UK e la maggioranza dei Tories al Parlamento, grazie all'accordo con l'UE già sancito sulla Brexit ed il suo motto "Get Brexit Done" che significa, realizziamo la Brexit, l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea sta per diventare finalmente realtà, mettendo fine a questo psicodramma nazionale durato tre anni e mezzo.

 

I Tories, quindi i favoriti alla vittoria alle elezioni UK del 12 dicembre, hanno quindi subito confermato che l'uscita dall'Europa sarà entro il 31 gennaio 2020 per poi dare inizio ai delicati negoziati sui rapporti futuri Ue-Uk.

 

Brexit uscita il 31 gennaio 2020:

Elezioni anticipate nel Regno Unito a dicembre: trovato l'accordo sulle elezioni anticipate in UK per cercare di rompere l'empasse sulla Brexit.

I laburisti hanno dato il consenso alla convocazione del voto mediante la revisione legislativa ordinaria proposta.

La decisione è stata poi ufficializzata da Jeremy Corbyn che ha detto:

Io ho costantemente detto che noi eravamo pronti alle elezioni a patto che una Brexit no deal fosse fuori dal tavolo", ha detto il leader laburista. "Ora noi abbiamo saputo dall'Ue che l'estensione dell'articolo 50 sull'uscita del Regno è confermata fino al 31 gennaio 2020, per i prossimi tre mesi. E quindi la nostra condizione è soddisfatta.

Ed ha aggiunto:

Noi intendiamo lanciare adesso la più radicale campagna di cambiamento del Paese che si sia mai vista.

Il Labour annuncia anche due emendamenti che dovrà approvare lo speaker John Bercow:

  • l'anticipo della data delle elezioni al 9 dicembre;

  • l'estensione del voto a 16enni e 17enni.

Non rimane altro che attendere i nuovi sviluppi.

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA