Sci: Austria vs Italia

Ue, piste da sci: passo indietro dell’Austria placa la “ski battle”

De-escalation su regole comuni su chiusura impianti. In Austria, sciano solo i residenti. Linee guida Ue raccomandano vacanze invernali in sicurezza.

Ue, piste da sci: passo indietro dell’Austria placa la “ski battle”

È chiaro il messaggio giunto questo pomeriggio dai Vertici dell’Unione europea: Bruxelles vuole assicurarsi che si trascorrano le vacanze invernali in sicurezza. Lo ha affermato la Commissaria alla Salute, Stella Kyriakides, presentando il 2 dicembre la strategia Ue contro la pandemia in vista delle festività natalizie. È questo il periodo dell’anno in cui si prevede un aumento del rischio che le visite di parenti e amici scatenino nuovi focolai. Ma anche la riapertura delle piste e degli impianti da sci sta sollevando forti preoccupazioni riguardo a nuovi contagi.

 

Nelle Linee guida Ue per la stagione invernale, l'Esecutivo Ue raccomanda, ove possibile, di allungare le vacanze scolastiche, evitare di partecipare a messe affollate e, soprattutto, non allentare le misure e le restrizioni per il contenimento dei contagi del coronavirus. Il che si applica anche al traffico che verrebbe a crearsi sulle piste da sci, nel caso in cui alcuni Governi decidessero di tenere aperti gli impianti di risalita. Quelle annunciate oggi dall’Esecutivo Ue vanno recepite come semplici raccomandazioni per coordinare ad armonizzare al massimo la risposta comune all’emergenza sanitaria. Rimane infatti competenza esclusiva delle autorità nazionali stabilire le specifiche misure e regole da applicare.

 

Sciare a Natale: l’Austria fa un passo indietro

La "ski battle" (così è stata definita la guerra dello sci tra Italia e Austria sull'apertura o chiusura delle piste) sembra essersi placata. Immancabile, in conferenza stampa del 2 dicembre, una domanda alla Commissaria Ue sulle nuove disposizioni riguardanti l’accesso alle piste, impianti da sci e altri sport invernali. A questo proposito, la Kyriakides ha detto di ritenersi “soddisfatta della decisione dell'Austria” di fare un passo indietro sull’apertura degli impianti. Ha poi ricordato i primi effetti devastanti della prima ondata di contagi a febbraio e marzo, quando “al ritorno dalla settimana bianca” molti sciatori e viaggiatori hanno portato “a casa il virus”.

 

In concomitanza alla presentazione della nuova strategia Ue (il 2 dicembre) per passare l'inverno e il Natale in sicurezza, il Cancelliere Sebastian Kurz ha annunciato, in conferenza stampa a Vienna, che la decisione di aver fatto una parziale retromarcia sulla posizione che alimentava la “ski battle” con l’Italia. Il 24 dicembre, l’Austria riaprirà gli impianti da sci, ma solo per i residenti (turismo locale), mentre le strutture alberghiere e ricettive resteranno chiuse fino al 6 gennaio.

 

Non solo in Italia, ma anche in tutta Europa, infatti, sono sorti molti interrogativi su quali poli sciistici si possano raggiungere, qualora quelli italiani restassero effettivamente chiusi.

 

Il 26 novembre, Angela Merkel aveva annunciato al Bundestag di attivarsi per spingere verso la chiusura delle stazioni sciistiche nell’Ue. Lo stesso giorno c'era stata una discussione in sala stampa a Bruxelles proprio sul potenziale 'stop' allo sci. Sempre il 26 novembre, si apprendeva dal Governo federale a Berlino, che la Cancelliera tedesca restasse dell’idea che gli impianti sciistici in tutti i Paesi dell’Unione europea dovessero restare chiusi per questa stagione invernale, soprattutto durante le feste natalizie e almeno fino al 10 gennaio. La Merkel si era anche espressa sulle intenzioni di alcuni Stati membri, in primis l’Austria, che non sembravano propensi ad accogliere tale potenziale misura comune. Inevitabili le reazioni dei di quanti avevano avvertito di come la decisione si sarebbe scontrata con l’opposizione esercitata dal Governo di Vienna.

Intanto, la situazione per le strutture che operano nelle Alpi si fa critica, soprattutto per le perdite stimate di fatturato e bilancio. 

 

Stop italiano allo sci? I retroscena prima delle nuove Linee guida di Bruxelles

Da Bruxelles non è giunta alcuna decisione specifica su un accordo per la chiusura degli impianti sciistici o nuovi riferimenti normativi in materia.

Sulla proposta italiana di fermare lo sci fino al 10 gennaio 2021, il portavoce della Commissione Ue, Eric Mamer, aveva inizialmente spiegato, il 26 novembre, che  il Collegio dei Commissari non ne aveva ancora discusso, perchè "non era nei punti previsti dall’ordine del giorno” delle riunioni.

 

Sempre il 26 novembre, altri due portavoce della Commissione europea avevano ribadito che le raccomandazioni e linee guida elaborate da Bruxelles hanno la funzione di coordinare l’applicazione delle misure per il contenimento della pandemia, puntando ad armonizzare le decisioni dei 27. Che, tuttavia, restano di competenza di ogni Stato membro e di gestione nazionale. Non sono quindi l’Esecutivo o il Consiglio Ue a poter rispondere nel dettaglio alle tante domande che ormai molti italiani si stanno ponendo. L’accesso agli impianti di risalita (come altre strutture, servizi e i punti di ristoro) nelle località sciistiche tra metà dicembre e i primi di gennaio rimane di fatto un dominio di “discussione bilaterale” (multilaterale, se riguarda più di due Governi).

 

 

L'Ue aveva ricordato poi l’importanza di procedere con massima cautela nell’allentamento delle misure di contenimento. Un’eliminazione che deve essere comunque “graduale e coordinata” e che va applicata adesso nello stesso modo in cui è già stato fatto dopo il primo lockdown. Ha poi accennato alle ultime proiezioni dell’ECDC. Queste avvertono su come un’apertura troppo “rilassata” - o troppo repentina – vanificherebbe tutti gli sforzi di contenimento dei contagi. E, in assenza di un vaccino che protegga da nuove ondate, rimane valido seguire e conformarsi alle raccomandazioni inviate dall’Ue.

 

Sciare nelle Alpi: un problema di confini, contagi e quarantene

Durante il briefing del 26 novembre, il giornalista italiano aveva chiesto se la Commissione Ue avesse già considerato lo scenario in cui i cittadini italiani (non potendo sciare in Italia e in assenza di chiusura delle frontiere Schengen) si rechino in Svizzera (o in Austria) in auto, con tanto di attrezzatura da sci per accedere alle piste. A sci visibili trasportati nell’auto, verrebbero bloccati dalla polizia di confine? Cosa succederebbe? Cosa si prevede e come si intende gestire queste eventualità e gli spostamenti?

 

Tra gli altri quesiti sollevati dalla stampa italiana c'erano anche le regole di quarantena: è stato chiesto come verrebbe gestito il rientro di tutti quegli italiani che andrebbero a sciare in Austria, Svizzera e Francia (se gli impianti restassero aperti), dato che tornerebbero a casa con il rischio di contagiare chi è rimasto in Italia. Si chiedeva infatti all’Esecutivo Ue di considerare l'importanza di una raccomandazione specifica per imporre l’obbligo di quarantena.

 

Allineata con quanto affermato dalla Presidente Ursula Von der Leyen, anche la Commissaria Stella Kyriakides aveva sotolineato che “togliere le restrizioni troppo presto aumenterebbe il rischio di contagi, visto anche che gli Stati hanno situazioni epidemiologiche diverse. (…) Non dobbiamo ripetere l’errore fatto in passato, perché rischiamo un’altra ondata di contagi dopo Natale”.

 

 

La Germania chiedeva accordo Ue per chiusura impianti

Intanto, la Germania ha prolungato fino al 20 dicembre il secondo lockdown (in forma ridotta). Le regole del Natale tedesco prevedono che il divieto di contatto venga rivisto, consentendo incontri fino a 10 persone. Ci sarà invece una stretta nelle prossime settimane: vietati gli incontri oltre le 5 persone di due nuclei abitativi diversi (non si contano i minori di 14 anni). Ristoranti, luoghi di svago e centri culturali resterebbero chiusi, ma si prevedono riaperture anticipate a discrezione delle autorità dei Laender. Berlino aveva spinto perché l’Ue vietasse le vacanze sciistiche fino al 10 gennaio. La Merkel aveva dichiarato di cercare un accordo con i vicini europei.

 

Regione della Baviera allineata con Conte

La Baviera, importante Laender della Germania, ha espresso una posizione allineata con la proposta di chiusura degli impianti in tutta l’Ue. Fonti dello Spiegel Online riferivano il 26 novembre che il Governatore della regione, Markus Soeder avesse dichiarato che “se vogliamo tenere aperte le frontiere, bisogna allora arrivare a un accordo chiaro sulle attività sciistiche”. Grande importanza era stata anche data alle regole di quarantena (di 10 giorni), qualora si abbia sciato in zone a rischio.

 

Francia: NO a sport invernali fino a gennaio

Sul SI o NO alla chiusura degli impianti, il Presidente Emmanuel Macron ha atteso la decisione della Germania e di Bruxelles. In Francia, resta la stretta sugli sport invernali almeno fino a gennaio.

 

Non è dello stesso netto avviso il Premier Jean Castex, che in una nota ha parlato dei tempi di preparazione necessari per consentire un’eventuale apertura delle piste per le ferie di fine anno. Si attende, pertanto, una decisione basata sull'evoluzione della situazione sanitaria. 

 

Intanto, Macron ha annunciato un primo allentamento delle restrizioni anti-covid19 nel Paese. Da sabato 28 novembre, si potrà passeggiare o fare attività fisica nel raggio di 20 chilometri dalla propria abitazione e tutte le attività commerciali potranno riaprire fino alle ore 21:00. Se i casi diminuiranno sotto la soglia dei 5.000 contagi giornalieri, dal 15 dicembre si entrerà in una nuova fase con la fine del confinamento e l’introduzione di un coprifuoco dalle 21:00 alle 7:00. Il 24 dicembre e il 31 ci si potrà muovere liberamente.

 

Austria: braccio di ferro con l’Italia su chiusura piste

Quello di Sebastian Kurz e' stato un inziale netto ‘NO’. Il rifiuto di Vienna alla proposta di un coordinamento per tenere chiusi gli impianti in tutti i Paesi dell’Ue, tuttavia, è rimasto per ora una reazione isolata. “I nostri impianti resteranno aperti (…). Se l’Ue ci obbliga a chiudere, allora ci risarcisca”, aveva detto il Cancelliere austriaco, irritato dalla situazione che si stava venendo a creare e che lo vedeva impegnato in una serie di dichiarazioni e in un ‘braccio di ferro’ con la proposta di Roma che, a livello Ue, si sarebbe potuta tradurre in una stretta sul turismo negli impianti sciistici per tutti, comprese le località austriache.

 

Tutta l'Ue vuole evitare l'impennata dei contagi durante le vacanze invernali. Come è stato proprio il caso del mega-focolaio di Ischgl, una delle località austriache più rinomate e prese d’assalto dagli sciatori da tutta Europa durante la prima ondata di pandemia.

Riferendosi alle linee guida dell’Ue, Sebastian Kurz aveva dichiarato il 26 novembre che “Sarebbe un’esagerazione parlare di accordi internazionali. Alcuni Paesi hanno detto che stavano aprendo un certo numero di stazioni sciistiche, proprio come altri hanno detto che stavano aprendo determinati servizi di ristorazione o eventi in una certa data. Alcuni Paesi hanno espresso il desiderio che altri li seguano. Ne ho discusso con il capo della Commissione europea e il Presidente del Consiglio europeo. Ho avuto l'impressione che l’Ue non abbia come obiettivo quello di definire i dettagli che alcuni Paesi dovranno seguire”, così ha precisato Kurz.

 

Giuseppe Conte chiedeva un coordinamento da Bruxelles per evitare la “corsa alla stazioni sciistiche” durante il Natale. E nonostante questa misura sia sostenuta da Germania e Francia, per gli austriaci non sembravano disponibili a trattative, se non sui “risarcimenti” per tutti quelli a cui fosse stata imposta la chiusura. L'Austria aveva poi posto maggiore attenzione alle regole per evitare gli assembramenti sulle piste da sci e nel dopo-sci.

 

Fonti della stampa austriaca riportavano che due Ministri del Governo Kurz, Gernot Bluemel alle Finanze ed Elisabeth Koestinger per il Turismo avevano espresso la posizione dell’Austria, chiaramente contraria all’iniziativa italiana. A detta della Koestinger, “In Austria ci sarà di certo un turismo invernale (…). I nostri operatori turistici si baseranno su un ampio protocollo di sicurezza, l'apres-ski per esempio non sarà consentito”. La responsabilità dei contagi, per Vienna, non si può ricondurre solo al turismo e agli esercizi pubblici. Se l’Ue avesse annunciato un divieto delle attività sciistiche, allora andrebbe garantito un risarcimento al settore (che in Austria impiega 700.000 addetti). Come ha spiegato Bluemel, la perdite dovrebbero essere compensate con fondi diretti a sostegno delle aziende colpite o con una riduzione delle risorse con cui l’Austria contribuisce al Bilancio Ue.

 

Pochi mesi fa, l’Austria guidava i “quattro frugali” verso una stretta nella dotazione e negli strumenti messi a disposizione sul maxi-fondo per la ripresa (NextGenerationEU). La questione dello 'sci' sarebbe potuta essere nuova occasione per alimentare in Europa il dibattito sulle risorse comuni, se mai fosse stato chiesto a Vienna di chiudere completamente gli impianti.

 

Spagna: regole rigide ma riaprirebbe Pirenei e Sierra Nevada

Il Governo di Pedro Sanchez ha fatto sapere che, per salvare il turismo invernale dalle ingenti perdite economiche previste, vorrebbe riavviare gli impianti sciistici dei Pirenei e della Sierra Nevada. Ma non si è ancora espresso concretamente sul da farsi o su potenziali date.

 

Emana intanto regole rigide, come in Germania. Al massimo sei partecipanti per la giornata di Natale, con coprifuoco all’una di notte nei giorni 24 e 31 dicembre. La proposta di Madrid raccomanda di consentire la partecipazione solo ai conviventi.

 

Nel caso di persone esterne, il limite è di sei persone. Non cambia nulla nell’uso di mascherine, nelle misure anti-contagio (come la distanza fisica, la ventilazione degli ambienti e l’igienizzazione delle mani). Limitati al minimo indispensabile gli spostamenti, sia nel territorio nazionale sia all’estero. Anche se non sono ancora stati messi nero su bianco specifici divieti. Ci saranno nuovi aggiornamenti in seguito agli incontri con le autorità regionali e sanitarie nei prossimi giorni.

 

Si scia in Svizzera, Polonia, Svezia e Finlandia

Come l'Austria, anche Varsavia ha annunciato la prossima riapertura dei suoi impianti con accesso riservato solo ai turisti locali (polacchi). In Svizzera (grande destinazione sciistica), Svezia e Finlandia, le strutture sono sempre rimaste aperte.

 

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