Le decisioni di Bruxelles

Consiglio europeo ultime notizie: Recovery Fund, Ankara, Minsk e Cina

Recovery Fund, Stato di diritto, sanzioni alla Bielorussia, Mediterraneo orientale, dialogo con Ankara, Cina, conflitto Nagorno-Karabakh. E molto altro.

Consiglio europeo ultime notizie: Recovery Fund, Ankara, Minsk e Cina

Si è conclusa la due-giorni del Consiglio europeo straordinario che ha riunito i Capi di Stato e di Governo a Bruxelles per affrontare una serie di priorità dell’agenda europea. Mercato unico, politica industriale e sostegno alle Pmi, trasformazione digitale e strategia “verde”. Tutti capitoli a cui l’Ue sta lavorando da mesi, ma che il Consiglio ha oggi deciso di rimandare alla riunione di marzo 2021. Sarà in quel contesto, che si valuterà anche la situazione relativa alla questione della tassazione del digitale.

 

Ecco una sintesi con le principali conclusioni.

 

Mediterraneo orientale, NO sanzioni – SI dialogo con Ankara

Si è iniziato dalla geopolitica nel Mediterraneo orientale, per valutare le relazioni tra Turchia e Grecia, per poi concentrarsi sulla diatriba tra Ankara e Nicosia scaturita dall’accesso ai giacimenti di gas nella area in esame.

Non si applicheranno – per ora - sanzioni alla Turchia, ma non si esclude che ci possano essere risoluzioni diverse, nei prossimi mesi, se Erdogan si rifiutasse di dialogare e continuasse le attività di perforazione vicino in prossimità delle coste cipriote. In quel caso, si voterebbero nuove sanzioni al vertice di dicembre 2020.

 

Angela Merkel ed Emmanuel Macron sembrano essere allineati sulle intenzioni comuni di non risparmiare il Governo di Ankara da possibili sanzioni. In altri termini, non vogliono farla passare liscia a quella politica aggressiva già dimostrata dai turchi nei confronti di greci e ciprioti. Si punta a trovare il giusto equilibrio diplomatico attraverso l’avvertimento che mira a “disinnescare le tensioni pacificamente”, come ha detto la Cancelliera tedesca rivolgendosi alla stampa. Al suo arrivo all’Europa building, il Capo dell’Eliseo ha spiegato che quello che serve è una politica europea “visionaria, esigente, ma anche realista”. Che in sostanza si è vista oggi con la dichiarazione di sostegno a Nicosia.

 

Per Giuseppe Conte, la posizione italiana, come quella dell’Ue, è “particolarmente ferma nei confronti della Turchia, che è stata invitata ad astenersi da iniziative unilaterali che violino il diritto internazionale” – ha affermato il Premier in conferenza stampa a Bruxelles. Conte ha poi spiegato che anche l’Italia ha peso importante nelle relazioni costruttive con Erdogan. “(…) Ovviamente, l'Italia è uno degli Stati, assieme alla Germania, che ha una maggior facilità di dialogo con la Turchia e intendiamo metterla a disposizione anche nell'interesse di Grecia, Cipro e dell’Ue”.

 

 

Ue-Cina

A seguito del vertice virtuale Ue-Cina del 22 giugno scorso e dell'incontro in video-conferenza con il Presidente Xi del 14 settembre, il Consiglio europeo ha ripreso la discussione sulle relazioni con Pechino. L’obiettivo è concludere i negoziati per un ambizioso accordo in materia di investimenti entro la fine del 2020. Alla Cina si chiede di assumersi una maggiore responsabilità nella risposta alle sfide globali, in particolare, per quanto riguarda il clima, nonostante il segnale positivo di Xi che, in una dichiarazione, ha parlato dell’impegno della Cina a conseguire la neutralità a livello di emissioni di carbonio prima del 2060. A destare ancora preoccupazioni a Bruxelles è anche la situazione dei diritti umani in Cina, gli episodi di repressione a Hong Kong e il trattamento delle minoranze.

 

Conflitto in Nagorno-Karabakh

Il Consiglio europeo ha chiesto la cessazione immediata delle ostilità in Nagorno- Karabakh e ha esortato le parti a rinnovare l’impegno a favore di un ‘cessate il fuoco’ duraturo e di una risoluzione pacifica del conflitto. Ha espresso il proprio sostegno ai co-presidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE e ha chiesto a Josep Borrell, Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, di esaminare la possibilità di un ulteriore sostegno dei 27 al processo di risoluzione.

 

Non ci può essere alcuna soluzione militare al conflitto né alcuna interferenza esterna. L'Azerbaigian e l'Armenia dovrebbero avviare negoziati sostanziali senza precondizioni”, ha dichiarato il Presidente Charles Michel.

 

Sanzioni contro Bielorussia, Minsk risponde con “black list”

Dopo due giorni di talks, i leader nazionali hanno deciso di procedere con le sanzioni Ue contro 40 ufficiali bielorussi del “regime Lukashenko”, nonostante Cipro si sia astenuto dal voto.

Sono quaranta i responsabili degli arresti e detenzioni arbitrari, delle repressioni e delle intimidazioni che hanno agito ingiustificatamente nei confronti dei manifestanti scesi nelle strade di Minsk in seguito ai risultati delle elezioni presidenziali, non riconosciute dall’Ue. Gli autori delle violenze (tra cui non figura il Presidente Lukashenko) saranno soggetti a restrizioni in entrata e di transito nell’Ue, che provvederà anche al congelamento dei loro beni sul territorio dei 27. Cittadini europei, aziende pubbliche o imprese private dovranno rispettare il divieto che ricade sull’assistenza economica ai destinatari delle sanzioni. In concomitanza alle decisioni di Bruxelles, arriva un contraccolpo da Minsk, che ha annunciato l’introduzione di una black list a cui inscrivere alcuni funzionari europei. Il Consiglio europeo sostiene pienamente il diritto democratico del popolo bielorusso di eleggere il proprio presidente attraverso nuove elezioni libere e regolari, senza interferenze esterne.

 

 

Avvelenamento di Alexei Navalny

Il Consiglio europeo ha condannato il tentato omicidio di Alexei Navalny per mezzo di un agente nervino chimico militare del gruppo “Novichov”. L'uso di armi chimiche costituisce una grave violazione del diritto internazionale. L’Unione invita quindi le autorità della Federazione russa a cooperare pienamente con l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, al fine di garantire un'indagine internazionale imparziale e di portare i responsabili davanti alla giustizia. Si è deciso di riprendere la discussione sul ‘caso Navalny’ alla prossima riunione prevista per il 15 e 16 ottobre.

 

Stato di diritto e Recovery Fund

Sulla connessione tra Stato di diritto, Recovery Fund e trattative per il prossimo Bilancio a lungo termine dell’Ue (2021-2027), Michel ha informato che la discussione è stata breve. “Non è una sorpresa che sia una questione difficile. Sappiamo che è cruciale attuare quanto deciso al vertice di luglio. Continueremo a lavorare duro con gli Stati membri ed il Parlamento europeo sulla questione. Spero e credo che tutti insieme avremo una volontà politica comune” per trovare la soluzione.

 

Ma nel suo intervento, David Sassoli sembra affermare il contrario nel dire che “alcuni segnali sono davvero inaccettabili: il Parlamento non sta bloccando nulla. Le richieste che abbiamo avanzato sono nell’interesse dei cittadini europei. I ritardi sono dovuti ad una mancanza di controproposte del Consiglio. Molte sono state le concessioni del Parlamento rispetto alle posizioni del Consiglio. Se c’è la volontà si può chiudere rapidamente un accordo politico”, ha spiegato il Presidente del Parlamento Ue.

 

Sono ancora forti quindi le divergenze che creano preoccupazione sulla ratifica da parte dell’Eurocamera del lungo accordo sul Recovery  Plan. Il Parlamento europeo, infatti, intende condizionare l’erogazione dei fondi al rispetto dello Stato di diritto. Qualora questo legame non sia messo nero su bianco nei regolamenti attuativi, si corre il rischio di finire per porre il veto sul piano di ripresa, che potrebbe naufragare o verrebbe comunque rivisitato. Il fronte dei Paesi frugali si schiera con gli eurodeputati.  Ad opporsi sono i Paesi che hanno un ‘conto aperto’ con Bruxelles sulle questioni relative allo Stato di diritto. È il caso del Governo di Varsavia e Budapest.

 

Ma un ritardo nel via libera agli aiuti va scongiurato, perché si tradurrebbe in un ritardo nell’utilizzo dei fondi per permettere ai Governi di attuare le riforme e di implementare i piani per uscire dalla crisi economico-sanitaria. Il confronto sullo Stato diritto (come la politiche climatiche ed economiche) saranno tra i primi punti di discussione nell’agenda del prossimo vertice Ue (15 ottobre).

 

Giuseppe Conte e il piano di ripresa

Nella conferenza stampa al termine del summit, il Premier Giuseppe Conte ha dichiarato che “Non permetterà ritardi nell’approvazione del fondo”. E ha ribadito l’urgenza di “attuare al più presto le previsioni regolamentari, che non possono (…) mettere in discussione un impegno politico preso a luglio. (…) L'Italia non permetterà di alterare o procrastinare l’entrata in vigore del Recovery fund.”

Ha concluso invitando a dare attuazione all’accordo già preso dai 27, invece che “riscriverne un altro”. Il Premier ha poi riconosciuto gli sforzi della Presidenza tedesca al Consiglio dell’Ue per “aver messo nero su bianco una proposta di attuazione della condizionalità osteggiata da Ungheria e Polonia.” La proposta del Recovery Fund è, a detta di Conte, in linea con il principio sul punto dello Stato di diritto formalizzato nell’accordo del 21 luglio scorso.

 

Una curiosità: nella mattinata di venerdi 2 ottobre, il Premier Conte ha postato su Twitter un video in cui ha inviato - passeggiando nelle strade del centro di Bruxelles - un augurio di buona 'festa dei nonni' di tutt'Italia.

 

 

Von der Leyen su complicazione accordo Brexit

Tra le questioni trattate in via informale alla riunione odierna, c’è stato il difficile nodo della Brexit. L’Ue cerca soluzioni e non vuole vedere naufragare l’accordo di recesso del Regno Unito. “(…) Crediamo che sia meglio averlo (…), soprattutto in questi tempi segnati dal coronavirus (…), ma non a qualsiasi prezzo”, ha chiarito la Presidente Von der Leyen, in risposta ad alcune preoccupazioni sollevate dai giornalisti al termine del Consiglio, all’indomani della lettera inviata a Londra per notificare l’avvio della procedura Ue di infrazione verso il Regno Unito. Ha poi informato che sabato 3 ottobre, la Presidente dell’Esecutivo Ue sarà in video-conferenza con il Primo Ministro Boris Johnson nel tentativo di trovare una strada verso la conciliazione.

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