Patto Ue sui migranti

Patto sulla migrazione: cos'è e cosa prevede ridistribuzione rimpatri

Nuovo patto sui migranti e asilo tra solidarietà e responsabilità. Per i Governi che rifiutano i ricollocamenti, c’è l’obbligo di finanziare i rimpatri

Patto sulla migrazione: cos'è e cosa prevede ridistribuzione rimpatri

La Commissione europea dà un nuovo inizio per le sue politiche di gestione migranti. Un dossier diventato urgente su cui Bruxelles punta a ristabilire la fiducia di cittadini e Governi nella capacità “condivisa” di risolvere le questioni scaturite dall’aumento dei flussi migratori verso l’Unione.

 

Ursula Von der Leyen ha annunciato, mercoledì 23 settembre, che la proposta di riforma delle politiche migratorie (e del Patto di Dublino) è stata finalmente approvata dall’Esecutivo Ue. La decisione è il risultato di lunghi mesi di discussioni, consultazioni, pareri, scambi e dialogo con i leader nazionali e altri soggetti coinvolti nella definizione delle nuove misure.

 

Il nuovo pacchetto patto sui migranti, nel segno della solidarietà, introduce un sistema obbligatorio di gestione che impone di ridistribuire i migranti salvati in mare tra tutti gli Stati membri. 

 

I Paesi che rifiuteranno di assorbire la rispettiva quota, saranno soggetti all’obbligo di contribuire al rimpatrio di quanti non otterranno il diritto all'ospitalità in Europa.

 

Patto sui migranti Ue frontiera integrata e screening pre-ingresso

Nell’ambito del primo pilastro di proposte presentate dalla Commissione, c’è quella di introdurre la frontiera integrata. Per la prima volta, questa comprende uno screening pre-ingresso che esegua l'identificazione di tutte le persone che attraversano le frontiere esterne dell’Ue senza un’apposita autorizzazione o che siano sbarcate tramite operazioni di ricerca e salvataggio.

Ciò comporterà anche un controllo sanitario e di sicurezza, il rilevamento delle impronte digitali e registrazione nella banca dati Eurodac. Dopo lo screening, le persone possono essere indirizzate alla fase successiva, sia alla frontiera (dove si determinano le categorie di richiedenti), sia nell'ambito di una normale procedura di asilo. Durante queste operazioni di frontiera, risulterà più semplice, rapida e certa la decisione di concedere asilo o far scattare il rimpatrio, riducendo i tempi di attesa delle persone.

 

Anche tutte le altre procedure saranno ottimizzate, soprattutto grazie a un monitoraggio più mirato e al sostegno operativo delle agenzie dell’Ue. Inoltre, è previsto un ammodernamento dell’infrastruttura digitale dell’Unione per la gestione delle procedure relative ai flussi di migranti.

 

Nuovo obbligo: 8 mesi per rimpatrio o scatta ospitalità

Chi sarà contrario alla solidarietà, avrà comunque un’alternativa (sicuramente scomoda per alcuni Paesi). Dovrà, infatti, occuparsi del rimpatrio di un numero stabilito di migranti che, in un primo momento, resteranno nel Paese di primo ingresso. I governi cosiddetti “sponsor” avranno 8 mesi di tempo per organizzare il viaggio di rientro dei migranti nel Paese di partenza. Diversamente, se questo non avverrà, dovranno allora trasferirli sul proprio territorio nazionale e provvedere all’accoglienza finché non la procedura di ritorno non sarà terminata.

 

Patto sui migranti Ue, equilibrio tra responsabilità e solidarietà

Il Patto intende fornire i pezzi mancanti del puzzle per un approccio globale alla gestione pratica delle richieste d’asilo, stabilendo procedure migliori e più veloci. La Presidente Von der Leyen, ha dichiarato: “L’Unione ha già dimostrato in altri settori di poter compiere passi straordinari per conciliare prospettive divergenti” - ha spiegato la Von der Leyen in sala stampa a Bruxelles. “Abbiamo creato un mercato interno complesso, una moneta comune e un piano di ripresa senza precedenti per ricostruire le nostre economie. È ora il momento di raccogliere la sfida di gestire la migrazione insieme, con il giusto equilibrio tra solidarietà e responsabilità”, ha aggiunto.

 

Sulla definizione dell’impegno comune, si è espresso anche il Vice-presidente per la promozione del nostro stile di vita europeo, il greco Margaritis Schinas, osservando che “Moria è un duro promemoria che il tempo è scaduto” e che ora è necessario completare la riforma. Schinas ha parlato anche di “un compromesso” tra le diverse sensibilità degli Stati membri che dovranno ancora interfacciarsi in materia, nel corso dei prossimi negoziati. Si cerca in Europa una soluzione “che rispetti le linee rosse” dettate dalle capitali che, stando a quanto dichiarato dall’ex-Portavoce della Commissione Juncker, deve risultare in “un punto di cadutaaccettabile per tutti.

 

Per Enzo Amendola, Roma è pronta a collaborare in questo momento in cui si intravvede una “svolta” nelle politiche migratorie. “Sarà una trattativa complessa e delicata. Ma l'Italia resta in prima linea”, ha affermato il Ministro per gli Affari europei del Governo Conte.

 

A detta di Brando Benifei (Capo-delegazione del Pd all’Eurocamera) e dell’eurodeputata Patrizia Toia (Pd), le proposte della Commissione rappresentano una buona base, ma non ancora del tutto soddisfacente per i Socialisti e Democratici a Bruxelles. Che auspicano in una ripresa di nuovi negoziati per la riforma del Regolamento di Dublino, già voluta dal Parlamento europeo, ma naufragata a livello nazionale. Riformare l’accordo di Dublino significa attutire il carico di gestione dei flussi sui cosiddetti Paesi di primo ingresso. “Solo un Patto per le migrazioni veramente solidale tra i Paesi cambierà la situazione che oggi vede il maggior peso sulle spalle dei Paesi di confine, in particolare Italia e Grecia”, ha spiegato la Toia, aggiungendo che sia il gruppo che i rappresentanti dell’Italia in Consigliolavoreranno nella direzione tale da rendere il patto più ambizioso (…),” soprattutto relativamente alla obbligatorietà dei ricollocamenti, al rispetto dei diritti umani e alle procedure di frontiera”.

 

Patto sui migranti Ue, i prossimi passi

Spetta ora al Parlamento europeo e al Consiglio esaminare il pacchetto e adottare la legislazione necessaria per il recepimento da parte dei 27. Data l’urgenza della situazione sbarchi e accoglienza in diversi Stati membri, i co-legislatori puntano a un accordo politico sui principi fondamentali del regolamento (gestione dell'asilo e della migrazione). L’intesa permetterebbe poi di approvare anche il regolamento sul funzionamento dell’Agenzia Ue per l'asilo (e il regolamento sull’Eurodac) entro la fine del 2020. Si prevede di adottare rapidamente anche la direttiva sulle condizioni di accoglienza (soggetta a revisione), il regolamento sulle qualifiche e la direttiva sui rimpatri.

I lavori nella ricerca di una soluzione condivisa da tutti hanno come base di partenza i progressi raggiunti nel 2016. È da circa 4 anni, quindi, che le trattative Ue sono ferme, visto l’alternarsi di dialogo e forti tensioni che hanno impedito al dossier di proseguire nel suo iter. Si ipotizza allora la continuazione del braccio di ferro tra visioni opposte: quella dei Governi mediterranei (urgente richiesta di solidarietà) e quella costituita dai voti contrari a rafforzare la cooperazione (ridistribuzione), ossia i Paesi Visegrad, i baltici e l'Austria.

 

Cambio di paradigma: approccio globale con partenariati extra-Ue

L’Unione europea cercherà anche di promuovere partenariati su misura con i Paesi terzi. Questi aiuteranno ad affrontare sfide condivise come il traffico di migranti, aiuteranno a sviluppare percorsi legali e affronteranno l’efficace attuazione degli accordi e delle disposizioni di riammissione. Per quanto riguarda le frontiere esterne, potrebbe intensificarsi, ove necessario, il ricorso al corpo della Guardia di frontiera e costiera europea, il cui dispiegamento è previsto dal 1 gennaio 2021.

 

La Commissione lancerà anche i Talent Partnership con quei Paesi terzi che soddisferanno le esigenze di lavoro e competenze nell’Unione europea. Il Patto rafforzerà il reinsediamento e promuoverà altri percorsi complementari, cercando di sviluppare un modello europeo di sponsorizzazione comunitaria o privata. Infine, Bruxelles adotterà anche un nuovo piano d’azione globale sull'integrazione e l’inclusione per il periodo 2021-2024.

 

Una Task force Ue per Lesbo

In seguito all’incendio che ha colpito il campo profughi di Moria, nelle isole di Lesbo, la Commissione ha annunciato che verrà costituta una Task force dedicata per contribuire a una soluzione di lungo periodo ai problemi dell’isola. Il team selezionato lavorerà a un progetto pilota assieme alle autorità greche per l’installazione di nuove strutture di accoglienza.

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