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Brexit gennaio 2021: cosa prevede l’accordo e cosa cambia?

Cosa cambia su pesca, dogane, finanza, turismo, Erasmus, frontiere, Gibilterra e altre risoluzioni. Sassoli: testo all’esame dell’Europarlamento nel 2021.

Brexit gennaio 2021: cosa prevede l’accordo e cosa cambia?

È tempo di lasciarsi alle spalle la Brexit”, ha esortato la Presidente della Commissione europea nel corso della conferenza stampa del 24 dicembre con cui ha annunciato l’esito ufficiale del tanto atteso deal che ha scongiurato il trauma post-Brexit tra Regno Unito e Unione europea. “Il nostro futuro è Made in Europe”, ha twittato per rassicurare i più scettici. Questo il messaggio di Ursula Von der Leyen che, con tono nostalgico, cita Thomas S. Eliot (autore de La terra desolata).

 

Adesso che c’è l’accordo tra Ue e Regno Unito, il lungo “gioco” della Brexit è finito? Non proprio. “Prima di dare il via libera”, Charles Michel ha ricordato che la palla deve passare ora dalla Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo e, infine, da tutti i 27 Governi dell’Unione europea. Oltre Manica, invece, deve essere ratificato dall’Esecutivo britannico (nel corso della seduta straordinaria a Westminster già in agenda per il 30 dicembre). Il che suggerisce un nuovo lancio dei dadi. In ogni caso, dal 1 gennaio, si applicheranno le disposizioni concordate nell’intesa in via provvisoria (fino al 28 febbraio 2021).

 

Le decisioni contenute nell’accordo post-Brexit del 24 dicembre hanno delle conseguenze sulla mobilità dei cittadini e delle partite commerciali tra Ue e Regno Unito. Non saranno fluidi come prima. Lo afferma David Sassoli, Presidente del Parlamento europeo, avvertendo che è stata “una scelta del Governo britannico quella di non permettere una transizione più agevole mediante una proroga del termine ultimo per il raggiungimento di un accordo”.

 

L’Eurocamera ha valorizzato l’impegno e gli sforzi della controparte europea del deal con Londra, ma si rammarica che la durata dei negoziati e la natura di questo accordo (all’ultimo minuto) non consentano un adeguato controllo parlamentare che possa concludersi entro la fine del 2020. Tuttavia, gli eurodeputati esamineranno il documento prima di decidere se dare il consenso nel 2021. Così si legge in una nota stampa trasmessa da David Sassoli, che indica anche che “il Parlamento (…) non accetterà un ritorno ad una frontiera fisica nell'isola d'Irlanda”.

 

Il Premier Giuseppe Conte ha rassicurato gli italiani via Twitter sulla buona riuscita dell’intesa,  che garantisce la salvaguardia dei diritti dei cittadini a delle imprese, mantenendo un partenariato importante tra Italia e Gran Bretagna.

Un portavoce del Governo Tory ha informato che quanto è stato promesso al pubblico britannico durante il referendum del 2016, e nelle elezioni politiche dello scorso anno, è garantito dal testo del deal. “Abbiamo ripreso il controllo delle nostre risorse finanziarie, dei confini, delle leggi, del commercio e delle nostre acque di pesca, si legge in alcuni media britannici. “Abbiamo firmato il primo accordo di libero scambio basato su tariffe zero e quote zero che sia mai stato raggiunto”. Ma grandi slanci e applausi a parte, vediamo cosa prevede il documento e quali questioni lascia aperte a futuri negoziati.

 

 

Economia, movimenti e sicurezza post-Brexit

L’Ufficio competente per il Bilancio aveva avvertito che lo scenario no-deal avrebbe ridotto la produzione economica della Gran Bretagna di 40 miliardi di sterline nel 2021 e che sarebbe costato più di 300.000 posti di lavoro. Abbiamo già visto come la fine del periodo di transizione porterà cambiamenti importanti. Ad esempio, ci saranno effetti sulle esportazioni dei prodotti Made in Italy. Abbiamo anche già visto quali misure d’emergenza aveva proposto l’Ue in caso di mancato accordo che si applicano comunque dalla scadenza della transizione (31 dicembre) fino alla ratifica del documento.

 

Pesca e accesso alle acque

L’accesso alle acque del Regno Unito è stato un nodo che ha rimandato e ritardato l’accordo Brexit in questi mesi. Ai 27 sono assegnate quote di pesca nelle acque britanniche fino al 25%, per un periodo di 5 anni. Tradotto in frazione: i pescherecci britannici si accaparreranno due pesci su tre sul totale delle catture. Ci saranno nuovi negoziati per ridefinire queste o nuove regole solo a partire dal 2026. Per Bruxelles, questo significa accesso garantito alle acque britanniche durante la transizione, mentre Londra esce della politica comune della pesca dell’Unione europea.

 

Dazi, dogane, concorrenza e sicurezza

Il compromesso evita il ritorno ai dazi sulle merci e mantiene aperta la cooperazione in tema di criminalità e sicurezza, ma lascia fuori i servizi, che costituiscono la quota più rilevante di quello che Londra fornisce all’Unione. I negoziati si erano incagliati sulla questione della concorrenza equa (in particolare sugli aiuti di Stato). L’accordo consente al Governo Tory di divergere dalle regole europee (che è l’obiettivo ultimo della Brexit) e a Bruxelles di assicurarsi le garanzie richieste contro il rischio di competizione sleale.

Il Governo britannico dispiegherà 1.100 funzionari in più alle dogane e all’immigrazione. Nel peggiore degli scenari (che abbiamo già visto in uno dei nostri speciali-Brexit), si paventa che fino a 7.000 camion possano restare imbottigliati sulle autostrade inglesi che conducono a Dover e agli altri porti, a causa dei controlli doganali che verranno effettuati dal 1° gennaio dai Paesi europei (la Gran Bretagna ha invece deciso di applicarli a partire dal 1° luglio 2021).

 

Immigrazione, lavoro e turismo

Il nuovo sistema di immigrazione per entrare in Gran Bretagna entra in vigore il 1 gennaio. Se vi si arriva per motivi di lavoro, bisognerà esibire un visto rilasciato a fronte dell’offerta professionale già stabilita e che corrisponda uno stipendio o salario di almeno 25.600 sterline all’anno (attorno ai 28.000 euro). Eccezione fatta per il settore sanitario, qualora questa soglia non fosse raggiunta: in sostanza, anche se percepirebbe di meno, il professionista europeo nel settore sanitario è ben accetto. Si stima che sarà particolarmente difficile trovare occupazione stabile o anche solo contratti stagionali come camerieri o commessi (sono numerosi gli italiani che ogni anno vi si recano per assumere questi ruoli). Niente visto per i turisti: entreranno con il passaporto e non potranno restare oltre i 3 mesi.

 

Goodbye Erasmus! “Caro-studio” a Oxford e Cambridge

La Gran Bretagna è uscita formalmente dal programma Erasmus per gli scambi universitari. Dal 2021, gli studenti provenienti da uno dei 27 Stati membri dovranno chiedere il visto per fare ingresso nel Paese. Saranno soggetti al pagamento di rette universitarie raddoppiate  (fino a 30.000 euro all’anno, l’equivalente si quanto corrispondono attualmente gli studenti extra-europei). Ma attenzione, non cambia il regime per quelli che stanno già studiando presso università britanniche o che vi si iscriveranno entro il 31 dicembre. Sono previste agevolazioni per chi ha un Dottorato di ricerca (meglio se in materie scientifiche).

 

Aziende e finanza della City: i trucchi del mestiere

L’accordo non copre il settore finanziario. Quindi, c’è già chi trova escamotage per muoversi dove è più conveniente. Nella City, ad esempio, alcune società sono corse ai ripari trasferendo l’attività e lo staff nei Paesi dell’Ue. È il caso dell’esodo di banchieri e dei Fund Manager da Londra. Questa specie di brain drain è relativamente contenuto, non avendo superato il 4% del totale. Preoccupano invece gli andamenti dei fondi d’investimento Made in UK: oltre 2 miliardi di dollari sono stati già ritirati dai portafogli azionari. Gli scambi fra Italia e Gran Bretagna, nel corso del 2019, avevano segnato un saldo attivo per l’Italia (volume esportazioni maggiore delle importazioni). Il 2020 ha assistito al contrarsi delle transazioni di circa il 20%, anche se l’anno si chiuderà comunque con un interscambio di circa 25 miliardi (trend positivo). Tuttavia, si prevede un aumento generalizzato dei costi a causa del nuovo regime doganale.

 

Confine tra Irlanda e Irlanda del Nord

L’accordo ha concesso, da parte di Londra, che Belfast potrà rimanere nel Mercato unico europeo e continuerà ad applicare ai suoi porti commerciali le norme doganali dell’Unione europea. Mantenere un confine libero da controlli tra Irlanda del Nord e Irlanda è stato oggetto delle lunghe discussioni degli ultimi quattro anni. Sia Bruxelles che Londra, infatti, hanno lavorato affinché si scongiurasse la cosiddetto “hard Brexit” (con una “dura” linea di confine).

 

Gibilterra

Lunghe trattative (anzi, diatribe) con il Governo di Madrid per definire il futuro regime da applicare a Gibilterra. I cittadini spagnoli potranno continuare a entrare liberamente nel territorio britannico d’oltremare, mentre ai cittadini britannici sarà chiesto il passaporto per farvi ingresso. Gli abitanti di Gibilterra godranno di libero accesso all’area Schengen.

 

L’arbitrato per contenziosi

E infine, al centro delle trattative c'era anche il problema della risoluzione in caso di future dispute. Chi giudicherà se saranno violati i patti? Se le due parti non riusciranno a negoziare un’intesa, sarà messo in atto un nuovo meccanismo di arbitrato. Insomma, il sofferto accordo ha ancora tanti punti di domanda, ma rappresenta un "nuovo inizio" che Ursula Von der Leyen ha definito tale mutuando proprio le parole del noto poeta inglese Thomas S. Eliot: una metafora forte, carica di significato e “nostalgia”, scelta dalla Presidente e citata alla conferenza stampa del 24 dicembre.

 

Helpline, Webform e chat dedicate

L’Unione europea avvisa, informa e assiste chi abbia necessità di capire cosa succederà dal 1 gennaio. Non solo attraverso le pagine Web con le FAQ sul sito Europa o i forum per le richieste specifiche, ma anche con l’istituzione del Centro di contatto Europe Direct: linea di assistenza Brexit in tutte le 24 lingue ufficiali. Il Contact Center è raggiungibile telefonicamente (gratuito) da tutti gli Stati membri e dal Regno Unito digitando il 00 800 6 7 8 9 10 11 e tramite modulo online.

Time is running out, make sure you are ready!” (il tempo passa, preparati) scrive il Governo britannico sul proprio sito istituzionale dedicato alle questioni e ai grandi interrogativi post-Brexit. E con lo slogan “check, change, go!”, invita i cittadini (anche europei) a prepararsi al grande cambiamento.

 

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