Il Segretario USA in Vaticano

Usa-Vaticano, Mike Pompeo a Roma non incontrerà il Papa

Il Segretario di Stato Usa, Pompeo, ha incontrato Conte e Di Maio. Non discuterà del dossier Cina con Papa Francesco ma vedrà Pariolin. Ecco perché

Usa-Vaticano, Mike Pompeo a Roma non incontrerà il Papa

Visita Segretario Stato USA Mike Pompeo a Roma e in Vaticano

 

*** Mike Pompeo a Roma ultime notizie 1 ottobre 2020: Mike Pompeo, arrivato a Roma mercoledì 30 settembre, ha avuto un colloquio in mattinata con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Come reso noto da Palazzo Chigi, al centro dell'agenda la collaborazione bilaterale ed internazionale nel contrasto al Covid-19, le crisi nel Mediterraneo e le relazioni con la Cina.

 

Dopo l'incontro con Giuseppe Conte, Pompeo è stato ricevuto dal Ministro degli Esteri Luigi di Maio.

 

Il Segretario di Stato USA però oggi non incontrerà Papa Francesco, ma il cardinale Parolin. Mons. Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli stati della Santa Sede, ha risposto così alla domanda se la presenza di Pompeo non significhi una strumentalizzazione del Papa nel momento in cui la campagna elettorale di Trump è alle battute finali: «Beh, sì. È una delle ragioni per cui il Papa non lo riceve.»

 

I rapporti USA-Cina al centro dei colloqui romani di Pompeo con il Papa

È passato già un anno dall’ultima visita ufficiale a Roma del segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, avvenuta il 30 settembre 2019. Nel frattempo il mondo intero ha vissuto il dramma della pandemia, mentre gli Stati Uniti sono alle battute finali di una campagna elettorale che potrebbe portare a un cambio dell’inquilino della Casa Bianca.

 

Il tour europeo e “romano” del responsabile della politica estera americana, dunque, assume un significato nuovo e ancora più delicato, soprattutto alla luce dei rapporti tesi con la Cina. Il presidente Trump continua a chiamare “virus cinese” il Sars-Cov2, responsabile del Covid. Dopo i dazi, è in corso una vera battaglia Usa-Cina che riguarda anche TikTok, oltre alla diffusione della tecnologia 5G, ma che ora passa persino dalla Santa Sede.

 

Non è un caso che, proprio alla vigilia dell’incontro tra Papa Francesco e Mike Pompeo arrivato a Roma il 30 settembre, lo stesso segretario di Stato Usa abbia lanciato in monito alla Santa Sede, chiedendo di non rinnovare lo storico accordo tra il Vaticano e governo di Pechino sulle nomine dei vescovi. 

 

L’accordo sui vescovi cinesi: no degli Usa

Il pensiero di Pompeo è arrivato tramite Twitter, dove ha scritto: “Due anni fa la Santa Sede ha raggiunto un accordo con il Partito Comunista Cinese nella speranza di aiutare i cattolici in Cina. Ma l’abuso del Partito Comunista Cinese sui fedeli è solo peggiorato. Il Vaticano metterebbe in pericolo la sua autorità morale se rinnovasse l’accordo”. Il riferimento è all’intesa, siglata nel 2018, che non solo ha riavviato ufficialmente i rapporti bilaterali tra il Vaticano e Pechino (sospesi dal 1951), ma ha modificato i criteri di nomina dei candidati all’episcopato cinese. La Santa Sede ha accettato che avvenga da parte dei rappresentanti della diocesi insieme all’Associazione patriottica, mentre il governo cinese ha ammesso che la decisione finale spetta al Pontefice, che la sancisce con una lettera di nomina. 

 

Ma Pompeo ha anche allegato a Twitter un proprio editoriale, pubblicato sulla rivista cattolica First Things, in cui ritiene che se il Partito Comunista cinese riuscisse “ad assoggettare la Chiesa Cattolica e le comunità di altre religioni, allora i regimi che disdegnano i diritti umani saranno rafforzati, e il costo per resistere alla tirannia da parte dei credenti salirà”. Insomma, sarebbe in pericolo l’incolumità stessa dei cattolici in Cina.  

 

Perché Pechino finisce sull’agenda Usa-Vaticano

Dietro la ferma presa di posizione da parte di Pompeo c’è la volontà di “schierare” la Chiesa Cattolica contro Pechino o quantomeno rallentare il nuovo corso dei rapporti tra il Vaticano e Cina, all’insegna del dialogo.

 

L’accordo sulla nomina dei vescovi, scaduto il 22 settembre, dovrà essere rinnovato entro un mese. Da un lato c’è la Cina che vorrebbe che fosse prolungato per altri cinque, dall’altro la gerarchia ecclesiastica sembra più incline a una conferma di un solo anno, soprattutto dopo l’escalation di tensioni a Hong Kong, contro cui il Papa non ha risparmiato parole di condanna.

 

Pompeo mirerebbe a una presa di posizione più netta e ferma da parte di Bergoglio su Hong Kong, ma nello stesso tempo punta a un appoggio deciso della comunità cattolica americana Donald Trump per la conferma alla presidenza statunitense. 

 

Il “giallo” della “tappa Vaticana” di Pompeo

Secondo gli analisti vicini al Vaticano, l’obiettivo di Papa Francesco è mantenere il dialogo aperto con la Cina, senza però nascondere le difficoltà, soprattutto legate alla violazione dei diritti umani non solo nel paese asiatico, ma appunto a Hong Kong. D’altro canto il Santo Padre non sembra intenzionato a “farsi tirare per la tonaca”, cedendo ai “consigli” americani e dunque di fatto rischiando una strumentalizzazione della Chiesa nella campagna elettorale Usa.

 

A diverse ore dalle parole di Pompeo, comunque, non è ancora arrivata una risposta ufficiale né dalla Santa Sede, né dal governo cinese, nonostante l’intervento del segretario di Stato americano sia stato inusuale sia nella forma che nei tempi, vista la prossimità della visita in Vaticano. Ma se le gerarchie ecclesiastiche statunitensi paiono aver “gradito”, quelle romane prendono tempo e frenano anche sulla conferma dell’incontro tra Pompeo e Papa Francesco, al momento è fissato per il 29 settembre, il giorno prima di quello con le autorità politiche italiane. 

 

Usa-Cina, il tour europeo: da TikTok al 5G

Il passaggio in Vaticano precede, dunque, quello con i rappresentanti del governo italiano. Il primo ad anticipare alcuni degli altri temi più scottanti è stato il South China Morning Post. Secondo il quotidiano cinese, si parlerà di 5G, la tecnologia ultraveloce già al centro di un braccio di ferro tra Washington e Pechino. L’Italia, da questo punto di vista, è un paese chiave dopo la firma dell’accordo per la Via della Seta, che lo scorso anno ha di fatto aperto la strada a scambi commerciali privilegiati con il paese asiatico.

 

A fine agosto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha incontrato il suo omologo cinese Wan Yi (che ha poi fatto tappa anche in Francia, Germania e Olanda) rinsaldando le intese nel campo energetico, come quella tra Snam e PipeChina, ma senza affrontare il nodo del 5G e di Huawei. Gli Usa hanno già escluso il colosso delle telecomunicazioni, che insieme a Zte è leader nella rete ultraveloce, e stanno tentato di convincere i partner europei e occidentali a non usare le tecnologie cinesi per il 5G. In quest’ottica le parole di pochi giorni fa del presidente statunitense, Donald Trump, sono state molto chiare: “Qualcuno vuole danneggiare le nostre relazioni con l’Europa, ma noi puntiamo a consolidarle”. 

 

Nell’agenda di Pompeo anche il caso TikTok, la app cinese messa al bando sul territorio americano e ora al centro del tentativo di acquisto da parte di Oracle insieme a Walmart, dopo l’uscita di scena di Microsoft. A rischio c’è l’utilizzo della app anche in Europa e non a caso, prima di arrivare a Roma, Pompeo passerà da Bruxelles per incontrare il ministro degli Esteri Ue, Josep Borrell. Potrebbe uscirne un’alleanza rafforzata con Washington, che influenzerà inevitabilmente anche l’Italia? 

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