Assalto a Washington

Trump ammette la sconfitta, Biden: “No alla destituzione”

Il presidente eletto contrario anche all’impeachment. Il tycoon in video, mentre aumentano le vittime. Dimissioni dal capo della polizia dopo gli scontri

Trump ammette la sconfitta, Biden: “No alla destituzione”

A meno di 24 ore dall’assalto al Campidoglio a Washington, la prima testa è caduta, ma non è quella del presidente uscente, anzi. Le indiscrezioni delle ultime ore dicono che Joe Biden, che nel frattempo ha ottenuto la certificazione della vittoria dal Congresso, non vorrebbe procedere con la destituzione del suo predecessore prevista dal 25esimo emendamento né con l’impeachment, per non alimentare nuove tensioni sociali. A lasciare, invece, è stato il capo della polizia di Washington, Steven Sund. Donald Trump, invece, è tornato a far sentire la sua voce con un messaggio video, ammettendo la sconfitta elettorale e assicurando una “transizione dei poteri tranquilla e ordinata”. Intanto aumenta il bilancio delle vittime: morto anche un poliziotto.

 

Disordini e vittime, lascia il capo della polizia

Il giorno nero per la democrazia americana, come è stato definito da più parti, lascia sul campo le vittime, i feriti e gli arresti, ma anche le prime dimissioni eccellenti. A dimettersi è stato il capo della polizia di Capitol Hill, che lascerà l’incarico formalmente dal 16 gennaio dopo le durissime critiche per gli scontri del 6 gennaio, con l’assalto al palazzo del Congresso. A invocarle era stata la speaker della Camera, Nancy Pelosi, seguita anche dal sindacato di polizia. Lo stesso Sund, in un comunicato, ha definito quanto accaduto “una cosa mai vista” nei sui 30 anni di carriera in forze a Washington DC.

Chi, invece, non dovrebbe lasciare prima della scadenza del mandato elettorale è Donald Trump.

 

Biden verso il no a impeachment e destituzione

L’invocazione del 25esimo emendamento nei confronti di Trump, da parte di 18 parlamentari statunitensi e da una parte dell’opinione pubblica, probabilmente non avrà seguito. Il presidente eletto, Joe Biden, che ha parlato di “terrorismo interno”, sembra più intenzionato a non avvallare la richiesta per motivi di ordine pubblico. Contrario, secondo il New York Times, anche il vicepresidente, Mike Pence, che pure ha preso le distanze da Trump. Il tycoon, dunque, rimarrebbe alla Casa Bianca fino al 20 gennaio, giorno della cerimonia ufficiale di insediamento del suo successore. Biden non vorrebbe neppure sostenere le richieste di impeachment contro il tycoon, consapevole che ora il paese, più diviso che mai, ha bisogno di essere unito. Una necessità di cui sarebbe stato convinto anche lo stesso Trump.

 

Trump ammette la sconfitta

Sarebbe stato proprio lo staff presidenziale a convincere Trump dell’esigenza di tornare davanti alle telecamere con un messaggio video da diffondere non più tramite i social, da cui è stato temporaneamente bloccato, in particolare Twitter e Facebook. “È l'ora di raffreddare gli animi e di ripristinare la calma. Bisogna tornare alla normalità dell'America” ha detto il presidente uscente dalla Casa Bianca, rivolgendosi poi agli assalitori di Capitol Hill: “Voi non rappresentate il nostro Paese e coloro che hanno infranto la legge pagheranno” ha aggiunto definendo gli Usa il Paese del law and order.

 

Pronte altre dimissioni

Ma nel momento di maggiore difficoltà per Donald Trump, proprio dalla sua Amministrazione arrivano le prime voci di nuove defezioni. Alcuni tra i fedelissimi dell’ormai ex presidente vorrebbero abbandonare prima della fine dell’incarico o sarebbero prossimi ad andarsene subito dopo l’insediamento di Biden. Tra questi il consigliere alla Sicurezza nazionale, Robert O'Brien e il vice capo di Gabinetto, Chris Lidddel, che seguirebbero le orme del suo vice consigliere, Matt Pottinger. Secondo il Washington Post hanno già lasciato la vice portavoce della Casa Bianca, Sarah Matthews, la ministra dei Trasporti, Elaine Chao (moglie di Mitch McConnell, leader dei senatori repubblicani), mentre la CNN dà in bilico anche l’inviato speciale in Irlanda del Nord ed ex capo dello staff, Mick Mulvaney. Tra i funzionari dati in uscita anticipata anche la ministra dell'Istruzione, Betsy DeVos, il cui nome si aggiungerebbe ai già dimissionari Ryan Tully, direttore senior per gli Affari europei e russi, e l’ex ministro della Giustizia, William Barr.


Peggiora il bilancio

Ma a pesare è anche l’aumento del numero di vittime, che sale a cinque. A perdere la vita negli scontri anche l’agente di polizia Brian Sicknick, che sarebbe rimasto ferito negli scontri mentre cercava di fermare gli assalitori del Congresso. Secondo il rapporto ufficiale, avrebbe fatto in tempo a tornare in ufficio, per poi registrare un peggioramento e morire in ospedale.

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