Dossier aperti Bruxelles-Pechino

Esiti Vertice Ue-Cina: diritti umani, clima, mercati, alimentare

Bruxelles-Pechino, dossier restano aperti. Necessarie nuove trattative per intesa entro fine anno. Bene per Made in Italy l'accordo sui prodotti Ing e Dop.

Esiti Vertice Ue-Cina: diritti umani, clima, mercati, alimentare

C’è ancora lavoro da fare” - Queste le parole di Angela Merkel al termine della tanto attesa video-conferenza che l’ha vista protagonista, assieme agli altri due leader europei (Ursula Von der Leyen e Charles Michel) nel vertice con il Presidente cinese Xi Jinping del 14 settembre.

 

Pechino vorrebbe concludere gli accordi sulle ‘questioni aperteentro il 2020, mentre il Presidente dell’Esecutivo Ue predilige i contenuti alle scadenze. Per la cancelliera tedesca, invece, urge richiamare alla reciprocità e alla cooperazione, accelerando sulla ricerca di un’intesa solida, consapevole che la Cina sta sempre più accrescendo il proprio potere economico, esercitando un peso importante a livello mondiale. Per la Merkel, servono regole di concorrenza leale e di corretto multilateralismo per il cosiddetto level playing field (esigenza di creare un terreno competitivo uniforme).

 

Ma il ‘braccio di ferro’ con il Dragone è stato più duro del previsto, concludendosi senza progressi sulle grandi sfide in cui si continua a cercare un dialogo: i diritti umani e la legge di Hong Kong in materia di sicurezza nazionale, il rispetto delle minoranze, clima e biodiversità, accesso ai mercati (es. corsa all’high tech), gli investimenti e altri capitoli aperti.

 

Buone notizie per i prodotti alimentari europei, per i quali si è battuto un colpo a favore della tutela del Made in Italy. L’alimentare italiano sembra essere, quindi, l’unico settore che esce soddisfatto da questo grande vertice. Di fatto, è stato siglato un Accordo di mutuo riconoscimento per i prodotti a Indicazione geografica (Ing) e di Denominazione controllata (Dop), con cui. Xi Jinping si impegna a promuovere la tutela di cento prodotti europei. Tra questi, ventisei sono italiani. In cambio, l’Ue inserirà nel proprio Registro di qualità una lista di cento prodotti cinesi, tra cui il riso Panjin, diverse varietà di e le preziose bacche di Goji Chaidamu.

 

Quanto agli obiettivi climati e alle politiche di salvaguardia della biodiversità, preoccupa la struttura industriale (prevalentemente a carbone) della Cina, che produce il 50 per cento di emissioni dannose per l'ambiente e la salute. Un passo avanti è stato fatto, dato che Pechino sta introducendo un sistema di tracciamento delle emissioni nocive (simile a quello già adottato in Europa). Nei talk preparatori al summit di lunedì, l’Unione contava su una conferma, da parte di Xi Jinping, in merito alla decisione di far entrare la Cina nella ‘cerchia’ dei Paesi neutrali dal punto di vista delle emissioni a partire dal 2050, allineandosi agli ambiziosi obiettivi previsti dalle priorità strategiche della Commissione Von der Leyen (rendere l’Europa “climate neutral”, un continente a zero emissioni).

La strada per la risoluzione sembra ancora lunga. “Non siamo naive, sappiamo che la Cina ha un modello sociale, economico e politico molto diverso dal nostro”, ha detto il Presidente del Consiglio europeo, Michel, in sala stampa a Bruxelles, suggerendo come l’Ue si stia muovendo con realismo e prudenza, al fine di raggiungere l’accordo sperato, dopo più di 30 incontri e colloqui di trattative avviate nel 2013, in un contesto globale sempre più complicato.

 

Infine, l’appello di Michel ha posto l’accento sulle responsabilità comuni - sia di Bruxelles che della Cina. Nel concreto, l’Ue ieri ha chiesto a Pechino di inviare un team di osservatori nello Xinjiang. “(...) La legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong continua a destare grave preoccupazione. La Cina mantenga le promesse fatte al popolo e alla comunità internazionale”, ha dichiarato Michel. “Abbiamo reiterato le nostre preoccupazioni per il trattamento delle minoranze, in Xinjiang e in Tibet, e per il trattamento dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti. (...) Di diritti umani discuteremo ancora in altri incontri a Pechino entro la fine dell’anno, sperando che includano anche una visita in Tibet”, ha concluso il Presidente.

 

Dalle notizie delle ultime ore si apprende intanto che la richiesta di Charles Michel è stata accolta dalla Cina. È arrivato infatti un “via libera” agli osservatori dell’Unione europea a recarsi in Xinjiang (regione nord-occidentale) per analizzare in loco le dinamiche che denuncerebbero le autorità cinesi di abusi contro la popolazione uigura (di fede musulmana). A distanza di un giorno dal grande summit, Wang Wenbin, Portavoce del Ministro degli Esteri di Pechino, ha affermato che gli esperti dei 27 saranno ben accolti in questa missione di verifica dei fatti.

 

La partita Cina-Ue resta ancora tutta da definire, con gli sviluppi (e le "speranze") rimandate a un potenziale futuro vertice vis-a-vis a Bruxelles. Per la Von der Leyen, prendere tempo è utile per negoziare sulle soluzioni più efficaci per abbattere le barriere che, ad esempio, danneggiano il mercato dei servizi di telecomunicazioni, ma anche dei computer e del settore automobilistico. “In altre parole - ha concluso – “la Cina ci deve convincere che vale la pena avere un accordo sugli investimenti”.

 

Primo dialogo digitale Ue-Cina

Il 13 settembre, si è tenuto il primo dialogo “digitale”, e ad alto livello, tra Commissione europea e Cina. Presieduto dal Vicepresidente esecutivo per l’agenda digitale europea, Margrethe Vestager, e dal Vicepremier cinese Liu He, l’incontro online ha affrontato questioni chiave come l’impostazione degli standard per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, la digitalizzazione, l’intelligenza artificiale, la sicurezza dei prodotti dell’e-commerce, i punti di domanda sulla fiscalità digitale, sulla ricerca e l’innovazione. Hanno partecipato alle discussioni anche il Commissario per l'innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù, Mariya Gabriel, quello per il mercato interno, Thierry Breton, e per la giustizia, Didier Reynders, insieme ai Viceministri Wang Zhijun, Wang Lingjun, Huang Wei e Liao Min.

Al Vertice 2020 Ue-Cina del 22 giugno, Ursula von der Leyen e Charles Michel avevano già sottolineato che lo sviluppo di nuove tecnologie digitali deve andare di pari passo con il rispetto dei diritti fondamentali e la protezione dei dati. L'UE aveva anche sollevato questioni in sospeso sulla sicurezza informatica e la disinformazione.

 

Risposta al covid-19 e altri punti dell’agenda

Per quanto riguarda i negoziati per un ambizioso Accordo di investimento globale (CAI) Ue-Cina, entrambe le parti hanno registrato progressi sulle norme che regolano il comportamento delle imprese statali, sul trasferimento di tecnologia e sulla trasparenza delle sovvenzioni.

Su altre questioni commerciali ed economiche, l’Ue ha ribadito il suo invito alla Cina a impegnarsi in futuri negoziati sulle sovvenzioni industriali in seno all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). Ha anche sottolineato che, in linea con l’impegno dichiarato della Cina ad aprirsi e garantire che i produttori europei siano trattati in modo equo sul mercato cinese, occorre fare di più per migliorare l’accesso al mercato nel commercio agroalimentare, nei servizi finanziari e nel digitale. Ha poi ribadito le preoccupazioni europee sulla sovra-capacità cinese, sia nei settori tradizionali come l’acciaio e l’alluminio, che nell’high tech.

 

Sulla risposta alla pandemia scaturita dal covid-19, i leader europei hanno sottolineato la responsabilità condivisa di partecipare agli sforzi globali per fermare la diffusione del virus, promuovere la ricerca su trattamenti e vaccini e rafforzare il ruolo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Le misure di ripresa dovrebbero sostenere la transizione verso un “economia più verde” e più sostenibile. Sarà essenziale anche il pieno impegno della Cina negli sforzi del G20 per sostenere i Paesi a basso reddito e attuare efficacemente la strategia del G20, l’iniziativa per la sospensione del servizio del debito del Club di Parigi.

 

Per quanto riguarda Hong Kong, i leader dell’Ue hanno denunciato la violazione dei diritti e delle libertà fondamentali, a seguito dell’imposizione della legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong del 30 giugno scorso. È in contrapposizione con gli impegni presi dalla Cina a livello internazionale. L’Ue ha anche espresso preoccupazione per il rinvio delle elezioni del Consiglio legislativo e per la squalifica di alcuni candidati. Si è affrontato – senza esiti per il momento - anche il problema del trattamento delle minoranze etniche e religiose.

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