Centrodestra trova l'accordo sui candidati presidenti alle regionali

Ma la coalizione appare divisa e non solo sui fondi del Mes. Ad animare il confronto anche la lotta per la leadership tra la Lega e Fratelli d’Italia

Centrodestra trova l'accordo sui candidati presidenti alle regionali

Sui candidati presidenti alle prossime elezioni regionali Berlusconi, Meloni e Salvini trovano l’accordo. Così oltre a Zaia e Toti che correranno rispettivamente per il secondo mandato in Veneto e in Liguria, a competere per il centrodestra saranno Francesco Acquaroli nelle Marche, Stefano Caldoro in Campania, Susanna Ceccardi in Toscana e Raffaele Fitto in Puglia. Fitto e Caldoro già sono stati entrambi governatori. Il primo nel 2000 perdendo poi le elezioni regionali del 2005, battuto dal candidato di centrosinistra Nichi Vendola. Il secondo alla guida della Regione Campania dal 2010 al 2015. Nella precedente tornata elettorale lo sfidante Vincenzo De Luca ha avuto la meglio.


Per “Il centrodestra la squadra individuata è la migliore per vincere le elezioni nelle Regioni che andranno al voto a settembre”, commentano con una nota congiunta i leader di FI, Lega e Fdi. Ostentando compattezza, unità, obiettivi comuni. Eppure da qualche giorno fanno discutere le aperture che il fondatore degli azzurri, Berlusconi, riserva al Governo Conte. Già la scelta politica sul Mes, che vede Forza Italia convinta della necessità di accedere ai fondi messi a disposizione dal Meccanismo di Stabilità, ha creato dissidi. Fdi e Lega non ne vogliono sapere della linea di credito che l’accordo sovranazionale tra i paesi dell’eurozona, il cosiddetto Fondo Salva Stati, riserva agli Stati che ne fanno richiesta per spese sanitarie dirette e indirette determinate dall’emergenza sanitarie. Ma Berlusconi insiste: “vedo idee stravaganti come rinunciare al Mes, come vorrebbero i grillini. Non prendere i primi danari a costo zero non dà all'Europa l'idea che le nostre esigenze siano davvero pressanti".


Un contrasto non da poco. Il partito di Berlusconi, nel Ppe a Strasburgo, quanto ad Europa, aiuti e politiche dell’Unione ha ben altra visione rispetto al nazionalismo di Meloni e Salvini. La linea europeista degli azzurri pare stia dando i suoi frutti anche per spalleggiare nelle istituzioni Ue ogni indirizzo utile a sostenere le difficoltà oggettive dell’Italia dopo la pandemia. Anche in riferimento al Recovery Fund. Ma c’è dell’altro. Da qualche tempo il cavaliere, pur criticando il governo giallorosso, strizza l’occhio al premier. E lascia sempre la porta aperta. Persino sulle riforme che servono al Paese per ripartire. Oggi Berlusconi presenterà le proposte di FI per il rilancio dell’economia che poi verranno presentate al presidente del Consiglio dei ministri con cui auspica “una collaborazione concreta e che non sia solo formale”. Il Berlusconi dai mille volti ora mostra quello dello statista.


A Conte questa posizione di Forza Italia fa gioco. Più il centrodestra è diviso meno è forte. E sembra anche che per il confronto con l’opposizione sul Piano di Rilancio voglia convocare singolarmente i partiti e non la coalizione insieme. D’altra parte, va detto che a tenere banco nelle file del polo conservatore e sovranista italiano c’è la questione della leadership. Per Giorgia Meloni nulla è scontato. “Chi prende più voti alle prossime elezioni politiche guiderà la coalizione”. Lasciando intendere che i giochi sono ancora aperti. E che Fdi non rinuncerà a questa sfida all’ultimo voto. Salvini in apparenza pare non temere l’agguerrita competitor di cui è alleato e che i sondaggi danno in continua crescita. Ma sa bene che la Lega in questo momento risulta meno forte di prima. Il carisma di Matteo non è più lo stesso e la leader di Fratelli d’Italia è brava, quando serve, a non parlare come un capopopolo ma a scegliere un profilo più istituzionale. Riuscendo a risultare in alcune circostanze più affidabile e credibile.


Ma il senatore Francesco Giro oggi risponde per Forza Italia a Giorgia Meloni. "Inutile cincischiare o vogliamo imitare il peggio a sinistra? Il leader del centrodestra nazionale”, dichiara, “è oggi Matteo Salvini. Ed è un fatto unificante e positivo. Negarlo e continuare a dire che lo deciderà il voto significa indebolire la coalizione di centrodestra, anche di fronte al governo di Giuseppe Conte”. Poi Giro ricorda che “il fondatore del centro destra è Silvio Berlusconi”. E affonda un altro colpo alla Meloni: "La chiusura dell'accordo nel centrodestra, pieno e soddisfacente per tutti, per le candidature regionali è merito della leadership nazionale di Salvini e della paziente attività mediatrice di Silvio Berlusconi". Venti di guerra.


Vedremo. Nel centrodestra come nel centrosinistra l’avvicinarsi delle regionali di settembre sta velocizzando dinamiche, riposizionamenti, cambi di strategie. All’orizzonte, oltre alla tornata elettorale per il rinnovo dei Consigli regionali di Liguria, Marche, Veneto, Campania, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta, le comunali dell’anno prossimo. Ma anche la riforma della legge elettorale e soprattutto la partita più importante: quella per l’elezione del Presidente della Repubblica. Siamo solo all’inizio delle danze.

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