Vertice Ue, passa la risoluzione di maggioranza ma senza i voti di IV

Oggi Conte ha riferito alle Camere sul Consiglio Europeo ma il “Mes non è all’ordine del giorno”. Bocciate le proposte di +Europa e dell’opposizione

Vertice Ue, passa la risoluzione di maggioranza ma senza i voti di IV

Alla fine a sfilarsi sono stati i renziani mentre Pd, Leu e M5S hanno votato compatti la risoluzione sulle comunicazioni del premier Conte in merito al Consiglio Europeo che si riunirà a Bruxelles il prossimo 17 luglio. Come nelle previsioni della vigilia il provvedimento – votato questa mattina alla Camera da 286 deputati (i voti contrari sono statati 227) – non contiene alcun riferimento al Mes. Ora il dibattito è in corso a Palazzo Madama. Entrando il presidente del Consiglio ha ribadito: “Il Mes non è all’ordine del giorno”. Dunque, è stato scongiurato il pericolo di spaccature ben più marcate su quello che ormai è l’argomento tabù della maggioranza giallorossa. Almeno fino a settembre. Fino ad allora l’indirizzo del Governo è quello di tenere la discussione sui fondi europei ancorata al Recovery Fund. Accantonando per questi mesi ogni ipotesi circa l’attivazione delle risorse messe a disposizione dal Meccanismo di Stabilità. Trentasette miliardi di euro ‘per spese sanitarie dirette e indirette’ a tasso pari allo zero pronti per essere spesi.


Il Pd, tuttavia, non ha perso l’occasione per dire la sua. Ci ha pensato il deputato Piero De Luca a chiedere alle “forze politiche di sgombrare il campo da dibattiti ideologici e di decidere, dopo l'intesa sul bilancio, in modo pragmatico sulla necessità reale di attivare gli strumenti previsti”. Il richiamo è stato alla “sfida ambiziosa lanciata da Zingaretti”, quella appunto del Mes. Ma i dem oltre non sono andati. Cosa che invece hanno fatto i deputati di Italia Viva, votando la risoluzione pro Meccanismo di stabilità presentata da + Europa e su cui il Governo aveva dato parere contrario. E’ stata bocciata con 402 no e 72 sì. Il segretario Benedetto Della Vedova ha stigmatizzato il dietrofront dei dem e l’intransigenza dei grillini. “Rinviare a ottobre, dopo la campagna elettorale per le regionali e il referendum, è un azzardo a sfavore dell'Italia che ha il solo obiettivo di tirare a campare”, ha puntualizzato. “Vedremo oggi pomeriggio se anche in Senato il Pd voterà contro le proprie convinzioni". Anche la risoluzione delle opposizioni non è passata.


Dal canto suo, il premier Conte nelle comunicazioni a Montecitorio non ha detto cose molto diverse da quelle ripetute nelle ultime settimane in più sedi. A partire dalla “necessità di rilanciare tutti insieme l’economia europea”. “Risposte nazionali”, ha ribadito, “sarebbero anacronistiche e inefficaci. La crisi determinata dalla pandemia è simmetrica. Il Consiglio Ue deve mostrarsi all'altezza di una coraggiosa visione, non può mancare un obiettivo di portata epocale”. E poi ha aggiunto: “solo uniti riusciremo a rendere l’Europa più forte”, rispolverando lo slogan con cui Angela Merkel ha aperto il 1 luglio il semestre a presidenza tedesca dell’Unione Europea. Ma per Conte una priorità è la questione ‘tempo’. Insieme a quei 750 miliardi tra prestiti e contributi a fondo perduto che vanno ‘liberati’ senza eccessive condizionalità e vincoli. Per il premier “la posta in gioco non è solo il funzionamento del mercato unico o la tenuta economica, ma gli stessi pilastri su cui poggia l’Ue. O vinciamo tutti o perdiamo tutti”, ha detto. “Per questo è cruciale che le decisioni del Consiglio europeo vengano prese entro luglio e non siano frutto di compromessi al ribasso". E si è dichiarato “fiducioso” sul vertice dei capi di Stato e di Governo che partirà venerdì a Bruxelles. E che dovrà discutere anche la proposta di Charles Michel che vorrebbe avocare proprio al Consiglio europeo che presiede il controllo e l’approvazione finale dei piani nazionali per accedere ai fondi europei. La strada è in salita.


Questa mattina, come di rito, il premier Conte è stato ricevuto al Quirinale dal presidente Mattarella. Con lui i ministri degli Esteri Di Maio e delle Finanze Gualtieri, oltre al titolare del dicastero degli Affari europei Amendola e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Fraccaro. Giornata intensa, quindi, per l’esecutivo e per la maggioranza. Che non è ancora finita. Dopo il Cdm di questa notte su Aspi e Atlantia, e le comunicazioni e il dibattito alla Camera e al Senato sul vertice Ue, si dovrebbe aprire ufficialmente nelle prossime la partita per le elezioni dei nuovi presidenti delle Commissioni parlamentari. Che in questi due anni sono state guidate dalla Lega, in virtù della precedente alleanza gialloverde. Le trattative fremono. Ma ad agitare le acque della politica si è aggiunta la decisione del Governo di accorpare alle elezioni regionali del 20 e 21 settembre il referendum costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari e le suppletive per il Senato. Il Comitato per il no annuncia ricorso, nel centrodestra Baldelli di FI parla di ‘porcata’ e anche nella maggioranza si levano voci di dissenso. Pittella del Pd: “un errore l’election day”.

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