Conte, leader del movimento 5S oppure capo di un suo partito?

Una lista del Premier è data al 16%. Ma il Paese più che l’esito dei sondaggi attende risposte sulla crisi economica e sociale che la pandemia ha scatenato

Conte, leader del movimento 5S oppure capo di un suo partito?

Se Conte fondasse un partito tutto suo si attesterebbe al 16% dei consensi. Almeno secondo gli ultimi sondaggi disponibili. Che in questi giorni hanno animato il dibattito politico e giornalistico del Belpaese, oltre a suscitare qualche malumore. Non tanto a destra, dove lo scenario - stando ai numeri – non muterebbe (a parte qualche voto rosicchiato a Forza Italia). Piuttosto, tra le file del M5S e del centrosinistra. Perché è nei due blocchi che un ipotetico partito targato Giuseppe Conte andrebbe a pescare i suoi voti. A parte un 32% di elettori presi tra gli indecisi, per l’Istituto Noto che ha elaborato i dati, di quel 16% almeno il 25 verrebbe dal Pd, il 22% dal M5S e il 21 dai partiti più piccoli. L’attuale asse giallorosso cambierebbe connotati ed equilibri.


Contrariamente, senza una lista Conte, il partito di Zingaretti sarebbe al 19,5%, i 5S al 16, Italia Viva avrebbe un punto percentuale in più e Leu andrebbe all’1%. Invariate, come dicevamo, le percentuali tra le forze d’opposizione. Lega in testa con il 28% (con o senza il partito a nome del premier), Fratelli d'Italia al 14%, gli azzurri al 6.


Altra ipotesi al vaglio sarebbe, poi, quella dell’attuale premier leader del M5S. Un sondaggio, questa volta dell’Ipsos, evidenzia una crescita del 7,2 % del Movimento a guida Conte che potrebbe addirittura balzare al 24 % con un potenziale di consenso al 30. Numeri allettanti, molto. Ma destinati a scuotere i poteri di forza all’interno dei Cinquestelle. Già lacerati, e alle prese con crisi di leadership e d’identità. Con l’intervista rilasciata durante la trasmissione ‘In mezz’ora’ di Lucia Annunziata, Di Battista ha lanciato il sasso nello stagno. Da quel momento si è scatenato tra i grillini il “tutti contro tutti”. Soprattutto, si sono acuite le divisioni tra l’ala governista, con Beppe Grillo che riemerge da mesi di silenzio e stoppa Dibba che chiedeva il congresso. E l’ala ‘rivoluzionaria”, quella delle origini, di cui il giovane pasionario è il portavoce naturale. In questa battaglia, le regie sarebbero due: ministri e sottosegretari con Luigi Di Maio in testa a difendere Conte e il Governo, Davide Casaleggio a spalleggiare Di Battista.


Conte è intervenuto e ha buttato acqua sul fuoco, lasciando intendere di non temere un’uscita di scena. "Ho iniziato - ha dichiarato - avendo un'altra occupazione e non pensavo di avere l'onore e il privilegio di impegnarmi in questo alto servizio. Lo dico a tutti quanto elaborano sondaggi inserendo la figura di Conte, lo dico ai compagni di viaggio. Ho un’occupazione e se domani terminerò questo servizio tornerò a fare quello che facevo e sarò contentissimo". Ma in molti sono scettici. E pensano che le sue ambizioni siano altre. Intanto, a fronte di scenari ipotetici e sondaggi su un voto politico ancora lontano il Pd, con Goffredo Bettini, non esita a offrire sostegno al premier. “Conte”, dice, “ha un consenso vasto sulla sua persona. Il modo attraverso il quale vorrà spenderlo spero possa essere riflettuto insieme all’interno di tutta la maggioranza”. Di certo, tra fondare un proprio partito e fare il leader dei 5S al presidente del Consiglio converrebbe la seconda opzione, candidandosi a una durevole leadership con il Pd alleato. Sempre che nel partito di Zingaretti siano tutti d’accordo con Bettini. Compreso il segretario. E scandalo sui presunti fondi neri dal Venezuela permettendo. Senza contare che il Paese più che l’esito dei sondaggi attende risposte sulla crisi economica e sociale che la pandemia ha scatenato.

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