La Campania rischia il rosso

Covid in Campania: ospedali in tilt. Ma perché non diventa zona rossa?

Napoli polveriera, lotta intestina tra De Luca e De Magistris sulla zona rossa, su mancata chiusura aleggia lo spettro della rivolta sociale e della camorra

Covid in Campania: ospedali in tilt. Ma perché non diventa zona rossa?

Perché la Campania non diventa zona rossa? Se lo chiedono in tanti proprio mentre si consuma una lotta intestina tra il governatore della Campania De Luca e il sindaco di Napoli De Magistris.

 

Qual è la situazione Coronavirus nella Regione? Napoli è una polveriera, gli ospedali sono in tilt: attorno alla mancata chiusura inizia ad aleggiare lo spettro della rivolta sociale e della camorra.

 

Campania zona gialla nel lockdown a zone

Con il Dpcm 3 novembre il premier Conte ha diviso l’Italia con un lockdown a zone: rosse, arancioni e gialle a seconda della gravità della pandemia mentre nelle piazze si manifestava ancora per le primissime misure restrittive varate ad ottobre, che prevedevano la chiusura anticipata di bar e ristoranti alle 18.

 

Si è trattato in molti casi di manifestazioni pacifiche ma a volte abbiamo assistito a dei veri e propri scontri con le forze dell’ordine, segno che gli italiani non hanno più intenzione di cantare sul balcone come avvenuto durante il primo lockdown.

Gli animi sono turbati, la crisi economica incombe e non ci sono ristori che tengano: un secondo lockdown nazionale potrebbe essere fatale.

 

La prima piazza ad esplodere è stata quella di Napoli, dove il lavoro nero ed il sommerso la fanno da padroni, rendendo vani tutti gli sforzi del governo per risarcire le attività interessate dalle chiusure e dalle limitazioni di orario, perché se non si dichiara non si riceve indennizzo. A sottolinearlo lo stesso sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ricordando che “Napoli è fatta anche di economia sommersa”, “è un vulcano, basta poco per infiammarla”. “C’è solo una misura che può scongiurare la rabbia sociale. Bonus spesa distribuiti dal Comune. Solo noi possiamo calmierare, far sbollire la rabbia”.

 

La Campania, dunque, è una vera e propria polveriera che rischia di esplodere da un momento all’altro, con un doppio innesco: quello sanitario visto il livello dei contagi e quello sociale, con le persone arrivate ad un livello di saturazione pericoloso per le difficoltà economiche e psicologiche che il lockdown comporta.  

 

Campania: contagi in aumento ma è ancora zona gialla

Secondo l’ultimo bollettino Coronavirus dell’11 novembre 2020, in Campania si sono registrati 3.166 nuovi casi positivi su 18.446 tamponi e 34 morti in più nelle 24 ore, portando il totale dei decessi a 896.

 

La situazione negli ospedali è al collasso ma non si capisce come mai la Regione risulti ancora zona gialla.

 

Già con il primo annuncio ci si aspettava che la Campania rientrasse nelle zone rosse, come Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle d’Aosta, ma così non è stato.

Nessuna revisione c’è stata neanche la seconda volta, quando Umbria, Abruzzo, Basilicata, Toscana e Liguria sono diventate da gialle a zone arancioni. Secondo alcune voci ci si aspettava addirittura che in tale occasione la Campania passasse da giallo a rosso: come mai non succede nulla?

 

Covid in Campania: De Magistris vs De Luca

Eppure, più grida d’allarme si sono levate (Ricciardi, Brusaferro) mentre si consuma una lotta intestina tra il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris e il governatore campano, Vincenzo De Luca, a suon di insulti.

 

Il primo cittadino partenopeo parla di una “sanità in tilt”, dichiarando che “De Luca ha fallito, il modello Campania non esiste” e che “a Napoli, in Campania, siamo ben oltre la zona rossa”. “I numeri in Campania non corrispondono alla realtà, mi piacerebbe accertarli”.

 

Secondo De Magistris, De Luca non vuole chiudere perché “evidentemente ha preso paura, si è reso conto che non è possibile mettere in atto un lockdown per una città come Napoli”.  

 

Sono ormai in molti a chiedersi se dietro alla mancata chiusura della Campania ci sia altro, i timori di una rivolta sociale oppure la camorra.

 

Covid: sei regioni a rischio. Puglia e Liguria verso zona rossa

Non ci resta che attendere domani, venerdì 13 novembre, per vedere se con la terza revisione cambierà qualcosa per la Campania, mentre Puglia e Liguria, oggi in fascia arancione, potrebbero diventare zona rossa. Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Romagna, invece, potrebbero passare dal giallo all’arancione.

 

Di che colore sarà la Campania? La situazione negli ospedali campani è ormai insostenibile, con una carenza di posti letto in terapia intensiva per i malati più gravi ed un numero insufficiente di medici ed infermieri a coprire la crisi sanitaria regionale. Ma devono essere numeri a confermarlo: i dati sono stati inviati dalla regione Campania alla cabina di regia, assieme all’esito delle ispezioni negli ospedali campani dei tecnici inviati dal ministero della Salute e dei carabinieri del Nas.

 

Il rischio è che la situazione sfugga di mano e che si aggiunga una terza miccia a questa bomba: quella dell’indignazione per il mancato rispetto del diritto alla salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione che recita: “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.

 

Intanto Conte invia l'esercito per "dare un segnale".

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