Le regionali in Valle D'Aosta

Regionali Valle d’Aosta 2020, 12 liste e 350 candidati per 35 seggi

Dopo i terremoti giudiziari la regione più piccola d’Italia torna al voto. La Lega punta a confermarsi primo partito, il Pd a rientrare in Consiglio

Regionali Valle d’Aosta 2020, 12 liste e 350 candidati per 35 seggi

Appena due anni fa era andata al voto per il rinnovo del Consiglio regionale. Ci torna nel 2020 per via dei numerosi terremoti giudiziari che hanno coinvolto la politica regionale. Ultimo, quello che ha portato alle dimissioni lo scorso dicembre del presidente Antonio Fosson indagato nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia sul condizionamento delle elezioni del 2018 da parte dell’ndrangheta. La Valle d’Aosta, dunque, prova a voltare pagina. La regione più piccola d’Italia con appena 125 mila abitanti, meno della metà del municipio più popoloso di Roma, si avvicina alla scadenza del 20 e 21 settembre con le sue 12 liste e ben 350 candidati per 35 seggi in Consiglio regionale. Ma, in realtà, con poche novità e la Lega che avanza.

 

Il Carroccio vuole riconfermare il risultato delle europee

Regione a Statuto speciale, non suddivisa in province e con una politica che è sempre stata fortemente caratterizzata da partiti di stampo regionalista, oggi in Valle D’Aosta la Lega di Matteo Salvini appare favorita. Un risultato di tutto rilievo il Carroccio lo aveva già conseguito nel 2018 conquistando lo stesso numero di eletti dell’Union Valdotaine, roccaforte del fronte autonomista e della politica regionalista, almeno fino a quel momento. E alle europee del 2019 quando è risultato di gran lunga il partito più votato nella regione con il 37,17% dei consensi, staccando di 20 punti il Pd e di 23 la lista delle Autonomie per l'Europa che raggruppava la maggioranza regionale. In queste elezioni senza dubbio la Lega conta di essere ancora il primo partito della Vallèe.

 

Tra le liste regionaliste la neonata Pour Autonomie dell’’imperatore’ Rollandin

I partiti nazionali presentano 5 delle 12 liste in campo: Lega Vallée d’Aoste, Progetto Civico Progressista che riunisce Pd con una parte del centrosinistra regionale (i dem nella passata legislatura non erano riusciti a portare nell’assemblea di piazza Deffeyes nessun eletto), Movimento 5 Stelle VdA, Centro destra Valle d’Aosta con Forza Italia e Fratelli d’Italia insieme, e Alliance Valdôtaine – Stella Alpina – Italia Viva. Le altre sono tutte liste di partiti regionali. A parte la storica Union Valdotaine, spicca per i nomi coinvolti la formazione nuova di zecca Pour l’Autonomie – Per l’Autonomia. A fondarla, Augusto Rollandin, detto ‘l’imperatore’, leader storico dell’Union Valdotaine, 6 volte presidente di Regione, condannato nel 2019 in primo grado per corruzione. Le altre cinque sono Vallée d’Aoste Unie, Vda Libra-Partito Animalista, Rinascimento Valle d’Aosta, Valle d’Aosta Futura, Pays d’Aoste Souverain.

 

Un proporzionale puro senza elezione diretta del presidente

Il sistema di voto con cui i valdostani sceglieranno i propri rappresentanti in Regione è un proporzionale puro a turno unico che non prevede l’elezione diretta del Presidente (unico caso insieme al Trentino Alto Adige). Che verrà votato invece dall’assemblea dei consiglieri, ad esprimerlo in genere è la lista che ottiene più voti. Per eleggere il presidente è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti, vale a dire la metà più uno. Nelle elezioni regionali della Valle d’Aosta del 2018 su 103 mila cittadini aventi diritto al voto erano stati poco più di 67 mila quelli che effettivamente avevano votato. Un’affluenza pari al 65,12%. Nel 2013 aveva votato il 73,03% degli aventi diritto. E’ da notare che nella precedente tornata oltre al Pd anche il Centro destra Valle d’Aosta restò escluso dal Consiglio regionale per il mancato superamento della soglia di sbarramento.

 

Su 74 comuni 66 al voto

Su 74 comuni presenti nella regione 66 andranno al voto il 20 e il 21 settembre. Di questi, solo 1 ha una popolazione superiore a 15.000 abitanti ed è Aosta . Il sindaco uscente Fulvio Centoz del centrosinistra, pur avendo dato in un primo tempo la disponibilità per una ricandidatura, ha rinunciato. In realtà è stata la coalizione che lo aveva sostenuto nel 2015 a fare un passo indietro. Il candidato quest’anno è Gianni Nuti. Sergio Togni è invece l’uomo su cui punta la Lega e corre da solo. Mentre Fi e il partito di Giorgia Meloni anche nel capoluogo regionale hanno scelto di presentarsi insieme. Esclusa dal Tar per un errore formale la lista del M5s che quindi non parteciperà alla competizione elettorale del capoluogo di regione.

 

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