Epurazioni Grillo Mastrangeli: l’assemblea lo caccia in diretta

Epurazioni Grillo Mastrangeli: dopo Tavolazzi, Favia e la Salsi arriva l’espulsione di Mario Mastrangeli, epurazione in diretta streaming tra liti e urla

Redazione
di Redazione
17 aprile 2018 11:47
Epurazioni Grillo Mastrangeli: l’assemblea lo caccia in diretta

Dopo un’accesa riunione da parte del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle si è deciso per l’espulsione del senatore Mario Mastrangeli.

Questo è quello che accadeva diversi anni fa, quando il Movimento 5 Stelle era appena entrato in Parlamento.

Le espulsioni dal partito facevano notizia.

C'era chi sosteneva che si trattava di atti poco etici.

Alla base, invece, c'era sempre un comportamento poco corretto da parte di alcuni membri che non rispettavano il regolamento del partito.

Così accadde anche in quell'occasione.

Più volte Mastrangeli era stato ripreso sul suo comportamento poco vicino agli ideali del Movimento 5 Stelle, in particolar modo sul continuo apparire in tv, non troppo gradito agli attivisti 5 Stelle.

 

Il regolamento del Movimento 5 Stelle

Queste espulsioni, il più delle volte sembrano investire l’opinione pubblica in maniera brusca ed anche negativa sulla figura di Beppe Grillo e sul Movimento 5 Stelle. L’effetto sembrerebbe risultare una dittatura di Beppe Grillo, di Casaleggio e dei parlamentari 5 Stelle. Ma andando a leggere il Codice di comportamento eletti Movimento 5 Stelle in Parlamento ci si rende conto che non è così. Ogni partito e ogni movimento ha le sue regole. E le regole sono fatte per essere rispettate. Almeno nel Movimento 5 Stelle. Difatti, nella parte del regolamento dedicata alla comunicazione si legge:

evitare la partecipazione ai talk show televisivi”.

Un comportamento che i parlamentari 5 Stelle sono tenuti a rispettare nel rispetto degli elettori “sovrani”, come vengono definiti nello stesso regolamento.

Se così non fosse, allora i parlamentari potrebbero venire meno a quella regola che fa si che non usufruiscano dei rimborsi e dei privilegi elettorali, senza essere soggetti a conseguenza alcuna. Se il Movimento 5 Stelle cacciasse un parlamentare che non rispettasse la regola di rinunciare ai privilegi parlamentari, sarebbe sempre visto come un atto autoritario? Oppure sarebbe visto come un’espulsione legittima verso chi non rinuncia ai privilegi elettorali e quindi va contro il regolamento in base al quale i cittadini hanno votato il Movimento 5 Stelle?

 

L’assemblea parlamentare e la diretta streaming

L’accusa principale era quella legata al suo apparire continuamente in tv, Marino Mastrangeli, il senatore del Movimento 5 Stelle, ospite anche di Barbara D’Urso. E sembra proprio che il suo intervento a Pomeriggio 5, trasmissione di Barbara D’Urso, abbia mandato su tutte le furie gli altri attivisti del Movimento 5 Stelle, attivisti che già avevano preso di mira il comportamento di Marino Mastrangeli. Del resto lo stesso regolamento del Movimento 5 Stelle, a cui tutti gli attivisti, nonché i parlamentari, sono soggetti, sottolinea che bisogna evitare la partecipazione ai talk show.

In nome della trasparenza, l’assemblea parlamentare del Movimento 5 Stelle decide intraprendere una discussione sul comportamento del senatore Mario Mastrangeli con quest’ultimo presente e in diretta streaming.

Durante l’assemblea, Alessandro Di Battista, ha rimproverato a Mastrangeli di lavorare poco, di andare in tv invece di pensare la suo lavoro di senatore e di sprecare il suo tempo a cancellare i commenti negativi dalla sua pagina facebook.

Sotto l’accusa da parte di molti componenti della stessa assemblea parlamentare, tutti d’accordo nel rimproverare a Mastrangeli il poco tempo dedicato al suo mandato di senatore 5 Stelle, arrivano anche le parole di Roberta Lombarti: “Neppure noi che siamo autorizzati siamo andati in Tv salvo un caso di forza maggiore che ben conoscete”. La capogruppo alla Camera dei Deputati cita anche la vicenda della querela fatta da un avvocato romano, attivista e collaboratore di Mastrangeli, contro cui intende agire per vie legali. Il collaboratore di Mastrangeli avrebbe querelato la Lombardi per percosse e frasi diffamatorie durante la campagna elettorale del Movimento 5 Stelle.

Sul caso del senatore Mastrangeli interviene anche il deputato Luigi di Maio: “Dove non ci sono regole nel M5S c’è sempre stato il buon senso, anche nell’utilizzare il simbolo e lo spirito del movimento. Sappi che questo spirito io non lo vedo in questo tuo bisogno di partecipare ai talk show”.

L’assemblea parlamentare del Movimento 5 Stelle ha cominciato ad essere invasa da toni molto adirati e commenti poco colorati. Questo soprattutto quanto la parola è passata a Marino Mastrangeli, che con tono di accusa si è rivolto a tutti i membri dell’assemblea parlamentare, con le seguenti parole: “Certo, diffamiamo, diffamatemi pure, tanto abbiamo l’immunità parlamentare. Reato di ingiuria, facevo il poliziotto e i reati li conosco bene. Pilotiamo i processi. Dite menzogne, io lavoro dalla mattina alla sera come voi. Mi state diffamando. Sono come Bruce Lee, ne atterro cinquanta alla volta ma questo processo è una farsa. Non è che per 5 anni mettiamo la mordacchia ai parlamentari che non possono parlare. Chiediamo a loro (rivolgendosi agli elettori) se i parlamentari possono, a titolo personale, intervenire per rilasciare interviste. Perché essere processato per il gravissimo diritto di intervista giornalistica mi sembra una farsa.

Infine, il senatore Mastrangeli ha parlato di incostituzionalità. Sottolinea che la non conformità alla Costituzione italiana sarebbe tenuta a freno dal fatto che è “consigliato” e non “vietato”, aggiungendo: “Se volete cambiare le regole chiedetelo agli iscritti, che sono sovrani. Se lo faranno immediatamente smetto e, a al limite, mi dimetto”.

Per il momento l’assemblea lo ha cacciato.

 

Le precedenti espulsioni nel Movimento 5 Stelle

Ma Marino Mastrangeli non è il primo caso di espulsione. In molti ricorderanno il caso Giovanni Favia e il caso di Federica Salsi. Nonché il primo epurato a 5 Stelle, il consigliere comunale di Ferrara Valentino Tavolazzi.

Giovanni Favia era stato un punto di riferimento per il Movimento 5 Stelle, consigliere comunale a Bologna e successivamente consigliere regionale in Emilia Romagna.

Dopo Valentino Tavolazzi, Beppe Grillo aveva, con un messaggio sul suo blog, espulso la Salsi e Favia:

A Federica Salsi e Giovanni Favia è ritirato l’utilizzo del logo del MoVimento 5 Stelle. Li prego di astenersi per il futuro a qualificare la loro azione politica con riferimento al M5S o alla mia figura. Gli auguro di continuare la loro brillante attività di consiglieri”.

Giovanni Favia fu cacciato perché, durante una intervista a Piazza Pulita (non è chiaro se Favia sapesse o meno di essere intervistato), affermò che dietro il Movimento 5 Stelle c’era Gianroberto Casaleggio, che “assiste Grillo ed è l’anima del blog”. Definendo, agli stessi microfoni di Piazza Pulita, che Beppe Grillo era un dittatore. Nella stessa intervista, Giovanni Favia espresse anche tutte le sue perplessità sulla democrazie interna al Movimento 5 Stelle.

Federica Salsi, invece, si era “guadagnata” la sua espulsione partecipando, nonostante il parere contrario del Movimento 5 Stelle, alla trasmissione politica Ballarò.

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