Governo alla prova

Elezioni regionali 2020, referendum e scuola: governo alla prova

L’esecutivo non vuole cadere nella trappola della politicizzazione del voto. Ma sarà difficile che alcuni ‘temi caldi’ non pesino sull'elettorato.

Elezioni regionali 2020, referendum e scuola: governo alla prova

Nella maggioranza giallorossa sono tutti, o quasi d’accordo: il voto del 20 e 21 settembre per le regionali, il rinnovo di oltre 1000 amministrazioni comunali e il referendum confermativo popolare per il taglio di deputati e senatori non va enfatizzato. Qualunque sia il responso delle urne la priorità è garantire la stabilità del Conte bis, sganciando il voto dalla tenuta della compagine governativa. Ma giunti al giro di boa della legislatura - a quasi due anni e mezzo dal suo inizio - e con il Parlamento che riapre in questi giorni i battenti dopo la pausa agostana le grane per il Governo non mancano. Ed è tutto da vedere se le forze che sostengono l’esecutivo, e lo stesso premier, riusciranno davvero a scongiurare la politicizzazione del voto regionale e di quello referendario. Tanti i ‘temi caldi’ di questa ripresa settembrina e le scadenze che facilmente potranno ‘nazionalizzare’ la politica territoriale e fagocitare l’election day.

 

Le divisioni sul referendum:

Ora che persino i partiti della maggioranza che hanno votato il taglio dei parlamentari alla Camera e al Senato mostrano più di qualche ripensamento, non sono solo i “dettagli tecnici” ad essere fonte di preoccupazione. La riforma porta la firma dei cinquestelle. Una vittoria schiacciante del Sì avrebbe il potere di ‘risuscitare’ l’agonizzante Movimento, di rinnovarne la mission ‘anticasta’ e di rafforzarne il peso al Governo. Il tutto in previsione di un netto calo di consensi previsto dai sondaggi alle regionali 2020. Meglio per gli altri componenti giocare in proprio che portare linfa alla vittoria dei grillini. Ma le conseguenze dei nuovi posizionamenti non sono prevedibili e rischiano di alterare nel post voto equilibri, decisioni e patti taciti di non belligeranza.


Legge elettorale:

E' il tema che agita la maggioranza da settimane. Da luglio il segretario Pd lancia appelli per la calendarizzazione alla Camera della riforma di stampo proporzionale con sbarramento e diritto di tribuna sul modello tedesco. L’accordo sulla legge elettorale c’era tra i giallorossi ma Italia Viva l’ha fatto saltare. “Tecnicamente tutto è ancora possibile” sostengono i dem ma politicamente la strada è in salita. Ammettono che Renzi li sta facendo “ballare” e sperano che “non tiri troppo la corda”. La riforma del sistema di voto va ora ‘a braccetto’ con il referendum che prevede la riduzione dei parlamentari di 345 unità. E’ ancora il Partito di Zingaretti – più di tutti - a temere che il taglio di deputati e senatori senza la riforma della legge elettorale possa compromettere la rappresentanza dei partiti minori. Specie al Senato, dove diventerebbe essenziale rivedere la mappatura dei collegi. La data scelta per la messa all’ordine del giorno nella stessa Commissione Affari Costituzionali è per il prossimo 28 settembre.


Proroga misure Covid:

Fino al 15 ottobre è in vigore la proroga dello stato di emergenza da Covid 19 sul territorio nazionale. Provvedimento che già in luglio - quando è stato varato - ha suscitato polemiche e ‘levate di scudi’, definito dall’opposizione ‘liberticida’. Tuttavia, quelle norme per contenere la diffusione del virus stanno incidendo notevolmente in diversi settori. Si pensi alle imprese che in virtù del decreto hanno prorogato lo smart working, appunto fino a metà ottobre. E che attendono di sapere da quel momento come intende regolarsi il Governo finito lo stato di emergenza. Prima del lockdown 500 mila persone tra aziende private e pubblica amministrazione lavoravano in Italia da remoto, dopo sono state 8 milioni. Un record. Il prossimo 24 settembre è stata convocata al ministero del lavoro una riunione con le parti sociali per decidere il futuro.


Scuola:

Al Ministero dell’istruzione avevano confermato che la prima campanella avrebbe suonato il 14 settembre e così è stato ma non per tutti. Ma i nodi da sciogliere sulla scuola sono ancora molti. Per l’Associazione nazionale presidi da diversi mesi si affrontano “giornate campali”. La questione davvero pressante è quella del tempo. Antonello Giannelli spiega. “Siamo in attesa che ovunque vengano consegnati i banchi monoposto, che siano reperite tutte le aule che consentano il distanziamento di un metro e che tutti gli uffici regionali scolastici ultimino le procedure che autorizzano l’assunzione dei supplenti per far fronte alla didattica come è stata strutturata quest’anno”. Resta aperta invece la questione dei trasporti. Anche assicurando l'80% della capienza dei mezzi di trasporto pubblico non è detto che si assicuri il servizio a tutti gli studenti. Alcune Regioni sollevano dubbi sulla data di riapertura ed infatti non riapriranno subito.

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