Conte e la maggioranza

Mes e Recovery lasciano sul campo premier più debole e M5S spaccato

L’esito della battaglia politica di questi giorni ha un peso, più dei numeri delle Camere. Intanto il Pd raccoglie i frutti dell’ultimatum di Renzi

Mes e Recovery lasciano sul campo premier più debole e M5S spaccato

Il voto sul filo, l’attacco a viso aperto di Renzi, lo sfaldamento dei gruppi parlamentari 5S che ancora oggi perdono tre deputati che passano al Misto, sottopongono il Conte II a una delle prove più dure dalla sua nascita. E’ vero, alla fine lo scoglio della risoluzione relativa alla riforma del Mes è stato superato. E anche al Senato i numeri hanno retto, senza bisogno di salvataggi in extremis da parte di altre forze. Ma mai come questa volta il dato politico pesa più del voti espressi dal Parlamento. E come in tutte le battaglie, anche dopo quella politica di ieri che si è consumata fuori e dentro le Camere, si contano vincitori e vinti. 

 

Conte più debole 

Tra gli sconfitti c’è senza dubbio il premier. Che mangia la foglia e si dice adesso “pronto a trattare sulla cabina di regia del Recovery Fund”. A imporre un passo indietro non è solo l’ultimatum di Renzi contrario alla task force immaginata da Palazzo Chigi perché “esautora le funzioni e il ruolo dello Stato e dei ministeri”. Ma anche la posizione del Pd che ha lasciato fare al leader di Italia Viva le sue mosse senza opporsi e senza manifestare a Conte alcun sostegno né difesa. E con i Cinquestelle in preda all’ennesima crisi di nervi, e fino all’ultimo intenti solo a mitigare le lotte intestine, intorno a sé il premier si è trovato il vuoto.  Sicché oggi, senza trionfalismi, e provando a spostare l’attenzione sul negoziato ancora aperto in Ue per superare il veto di Budapest e Varsavia sul Next Generation Eu, parla da Bruxelles. Dove parte la due giorni del Consiglio europeo chiamato, tra le altre cose, a ratificare la riforma del Meccanismo di Stabilità. “Ieri c’è stato un passaggio parlamentare che ha sancito la coesione delle forze di maggioranza e ha dato un pieno mandato per completare la riforma del Mes e per dare all'Italia un ruolo da protagonista”, dichiara ai microfoni dei cronisti. “Siamo in dirittura finale, confidiamo di poter superare il veto di Polonia e Ungheria sul Recovery Fund”.

 

Italia viva non molla

La vera sfida dell’ex rottamatore oltre che sul Recovery Fund riguarda la verifica di governo. La minaccia di ritirare le ministre e provocare una crisi dell’esecutivo consente a Renzi di alzare la posta in gioco. Approvata la manovra di Bilancio che deve vedere la luce entro la fine dell’anno, e dato per scontato che una crisi di governo non è pensabile con la partita in corso sui fondi europei, rimpasto e ‘patto di legislatura’ saranno essenziali per ridefinire i confini delle forze di maggioranza nel governo. La spregiudicatezza politica aiuta il senatore di Rignano che ama tirare la corda ed essere il mattatore. Prendendosi una scena che in futuro quel 3 per cento di consensi a cui il suo partito è inchiodato non è detto che gli concederà. A meno di ulteriori piroette. E’ la capogruppo Iv a Montecitorio, Maria Elena Boschi, che oggi chiarisce a La Stampa: “Non vogliamo aprire nessuna crisi, ma chiediamo che si cambi passo e che si rispettino le nostre istituzioni”. Ma se il governo Conte dovesse cadere "il presidente della Repubblica saprebbe gestire con saggezza anche questa fase, potendo contare sul senso di responsabilità di tutti. Ma tanto non accadrà”.

 

IL Pd vuole un tavolo politico

Critiche da parte dei dem ce ne sono state ma con toni più bassi. Dopo il richiamo in aula nei confronti del premier, il capogruppo Graziano Delrio in queste ore riassume così la posizione del Pd: Giuseppe Conte “ha assolutamente la nostra fiducia, l’abbiamo confermata anche ieri” con il voto sul Mes. E sul confronto che manca in merito al Recovery Fund: il governo “senta anche le parti sociali” per l’impiego delle risorse in arrivo da Bruxelles, “poi per l'esecuzione vanno benissimo anche i tecnici”. Al Nazareno le fughe in avanti e in solitaria del capo di Palazzo Chigi sono mal digerite. E, in ogni modo, si esclude l’ipotesi di un maxi emendamento al ddl Bilancio per istituire la struttura che gestirà il Piano italiano. “Non ci sarà nessuna crisi di governo, so che ci sono già stati chiarimenti e che il presidente Conte ha già sciolto il nodo”, dichiara Sandra Zampa, sottosegretaria alla Salute. E “non ci sarà nessun emendamento in Legge di Bilancio che riguarda il Recovery Fund, come qualcuno teme”.

 

Spaccati più di prima i 5S

Ancora più ammaccata la compagine grillina dopo l’estenuante trattativa interna sul Mes. Sia alla Camera che al Senato di defezioni ce ne sono state. Tredici deputati non hanno votato la risoluzione di maggioranza. A Palazzo Madama nove non hanno partecipato al voto e due hanno votato contro. Oggi si apprende che i deputati M5s Antonio Lombardo, Maria Lapia e Fabio Berardini, in rotta di collisione con i vertici sulla riforma del Mes passano al gruppo Misto. La Lapia: “Il Mes non apparteneva al nostro programma. Di qui il mio voto contrario sulla risoluzione contente la proposta di riforma in sede europea. Un voto di responsabilità e di coerenza che da questo momento mi porta a scegliere di abbandonare il Movimento 5 Stelle per rispetto della mia dignità.”

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