I processi di Salvini

Processo Salvini 3 ottobre in tribunale: cos’è, quale reato, avvocato

A Catania oggi c'è l’udienza preliminare del processo Gregoretti. Cosa rischia, quali sono i reati, le tappe della vicenda, a breve poi a Palermo Open Arms

Processo Salvini 3 ottobre in tribunale: cos’è, quale reato, avvocato

Processo Salvini 3 ottobre il "caso" Gregoretti:

 

E’ tutto pronto a Catania per l’avvio del processo a carico di Matteo Salvini.

 

Il leader della Lega deve rispondere di sequestro di persona aggravato per aver trattenuto per cinque giorni a bordo della nave della Guardia Costiera Gregoretti 131 migranti soccorsi nel Mediterraneo a luglio 2019.

 

«Viviamo un momento di sospensione della democrazia. Il mio processo è una violenza alla Costituzione. Non avrei mai pensato di finire in tribunale, ma non mi vergogno. Dormo tranquillo con la mia compagna e vado con il rosario in tasca. Ho piena fiducia nella magistratura e penso che il processo non ci sarà proprio». A dirlo lo stesso Salvini ieri sera in piazza a Catania. 

 

Oggi 3 ottobre inizia il processo a Salvini per la Gregoretti, dunque l’udienza preliminare nella quale si chiederà il rinvio a giudizio (dunque l’inizio del processo vero e proprio da parte del tribunale ordinario) o il proscioglimento per l’ex Ministro. 

 

La “difesa” di Salvini è affidata all,avvocato Bongiorno: “Io vado in aula a testa alta e orgoglioso di quello che ho fatto, del mio Paese, della sua storia e della sua cultura, che non è in vendita”. Così Matteo Salvini ha annunciato non solo la sua presenza in Tribunale, ma che per lui “sarà un giorno di festa, è un sabato mattina, l’ho guardato sul calendario”. Il leader della Lega non arretra, dunque, ma anzi difende il suo operato in qualità di ex titolare del Viminale, “rischiando 15 anni di carcere per avere bloccato gli sbarchi”. 

 

La chiamata alla Lega: tre giorni di eventi: Non solo. Il leader del Carroccio ha intenzione di trasformare la prima udienza in un evento all’interno di una tre giorni per quale ha lanciato una “chiamata” a tutti gli eletti e simpatizzanti del partito: “Dall’1 al 3 ottobre Catania sarà la ‘Capitale italiana delle Libertà’, con iniziative, dibattiti, convegni, cene, musica, esposizioni e altro” ha annunciato Salvini. 

 

A beve anche il processo Open Arms:

Il processo di Salvini riguarda il caso Open Arms, ossia la nave della ong spagnola che nell’agosto 2019 rimase per 20 giorni in mare con a bordo 164 migranti. All’epoca Matteo Salvini era ministro dell’Interno e non diede l’autorizzazione ad attraccare nel porto di Lampedusa. Per questo deve rispondere dei reati di sequestro plurimo di persona e omissione di atti d’ufficio. Contro la decisione si era pronunciato anche il Tar del Lazio che aveva sospeso il provvedimento del titolare del Viminale. 

 

Tutto inizia il 1° agosto 2019, quando all’imbarcazione, dopo i soccorsi al largo della Libia, viene impedito di sbarcare i migranti in base al Decreto Sicurezza bis, imponendo il divieto di ingresso in acque italiane. Due persone sono trasferite per motivi di salute, ma a bordo ne rimangono 121 (sono 32 i minori, dei quali 28 non accompagnati). 

 

Il 12 agosto i legali di Open Arms presentano ricorso presso il Tribunale per i minori di Palermo. Mentre vengono soccorse altre 39 persone, i giudici prefigurano il reato di respingimento alla frontiera ed espulsione di minori e chiedono chiarimenti al Governo.

Nel frattempo Open Arms ricorre anche al Tar contro il Decreto Sicurezza bis (emanato dal Viminale e co-firmato anche dagli allora ministri della Difesa, Trenta, e dei Trasporti, Toninelli) che dà ragione alla ong il 14 agosto. Ma il Viminale continua a negare l’autorizzazione allo sbarco. 

 

Il 16 agosto la ong presenta un esposto alla Procura di Agrigento per diversi reati tra i quali omissione d’atti d’ufficio. 

Iniziano le proteste di diversi migranti a bordo della Open Arms e alcuni si gettano in mare. 

 

E’ il 20 agosto quando la vicenda si chiude: il procuratore di Agrigento sale a bordo della nave, dispone lo sbarco (a Lampedusa) e il sequestro preventivo dell’imbarcazione, ipotizzando il reato di abuso d’ufficio.

 

Come si è arrivati al processo

A Palermo si svolgerà la prima udienza del procedimento sul caso Open Arms, dopo che il 20 luglio scorso il Senato ha votato l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini che all’epoca era ministro dell’Interno. Viene meno, dunque, l’immunità per il senatore leghista. Il via libera di Palazzo Madama è arrivato dopo un lungo braccio di ferro politico, iniziato a novembre con l’iscrizione del registro degli indagati per il leader della Carroccio da parte della Procura di Agrigento per sequestro di persona e omissione d’atti d’ufficio.

 

A febbraio 2020 il Tribunale dei ministri chiede al Senato l’autorizzazione a procedere. 

 

Il 26 maggio 2020 la Giunta per le immunità del Senato respinge la richiesta dopo una relazione contraria firmata dal presidente, Maurizio Gasparri, che ottiene 13 sì e 7 no (Italia Viva esce dall’aula e il senatore Michele Giarrusso, poi espulso dal M5S, si pronuncia contro il processo alla ex collega di partito, Alessandra Riccardi). Il 20 luglio si vota per l’autorizzazione a procedere, ma questa volta il Senato decide per il sì (149 favorevoli, 141 contrari, un astenuto).

 

Salvini agì da solo?

Gran parte del dibattito politico ha ruotato attorno alla presunta responsabilità anche del premier, Giuseppe Conte, e dei ministri Trenta e Toninelli (questi ultimi in quanto co-firmatari del Decreto Sicurezza bis), respinta dai diretti interessati. Secondo quanto riportato da Internazionale, i giudici avrebbero chiesto l’autorizzazione a procedere allegando un carteggio tra Conte e Salvini, nel quale il premier il 16 agosto avrebbe risposto a “una missiva del ministro Salvini, ribadendo con forza la necessità di autorizzare lo sbarco immediato dei minori presenti a bordo della Open Arms, anche alla luce della presenza della nave al limite delle acque territoriali”, “potendo dunque configurare l’eventuale rifiuto un’ipotesi di illegittimo respingimento”. All’epoca, inoltre, l’Italia aveva già ricevuto, tramite la Commissione europea, “la disponibilità da parte di una pluralità di stati a condividere gli oneri dell’ospitalità dei migranti della Open Arms, indipendentemente dalla loro età”. 

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