Aspettando le riforme

Legge elettorale, al via il prossimo 28 settembre l’esame in Aula

Passo avanti anche per la proposta di legge costituzionale a firma Fornaro che cambia la base elettorale del Senato. Sarà esaminata a partire da venerdì 25

Legge elettorale, al via il prossimo 28 settembre l’esame in Aula

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*** Aggiornamento 2 settembre 2020: Dopo la decisione di ieri dell’ufficio di presidenza della Commissione Affari Costituzionali della Camera di procedere all’adozione della testo base della riforma elettorale martedì 8 settembre, il Germanicum fa un ulteriore passo avanti. La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha calendarizzato l’esame della proposta di legge da parte dell’Aula a partire dal 28 settembre. Lunedì 25 comincerà, invece, l’esame della proposta di legge costituzionale a firma di Federico Fornaro di Leu per modificare la base elettorale del Senato e ridurre il numero dei delegati regionali per l’elezione del presidente della Repubblica.

 

 

Qualcosa si muove in tema di riforme. L’Ufficio di presidenza della Commissione Affari Costituzionali di Montecitorio ha ‘sbloccato’ due provvedimenti e fissato due date di rilievo. Martedì 8 settembre verrà adottato il testo base della legge elettorale. Venerdì prossimo, invece, è previsto il termine per presentare gli emendamenti alla proposta di legge di modifica della Costituzione che riforma la base elettorale del Senato e riduce il numero dei delegati regionali che con i parlamentari eleggono il presidente della Repubblica.


L’accordo delle ultime ore tra i partiti della maggioranza questa volta ha funzionato e anche le ‘derive’ di alcuni sembrano rientrate. Il pressing del Pd per riforme e correttivi che accompagnassero il taglio del numero dei parlamentari, a cui il segretario Zingaretti ha subordinato nelle ultime settimane il Sì al referendum, segna un primo punto di vantaggio. Non è un caso che tra i primi ad esprimere soddisfazione per le decisioni di oggi ci sia il costituzionalista e capogruppo dem in Commissione Affari Costituzionali, Stefano Ceccanti. Che parla di “fili delle riforme riannodati” e di ricerca di un “ammodernamento del sistema”. Anche se per il passaggio in Aula della legge elettorale prima del 20 settembre i tempi davvero sono stretti.


Il testo base per la riforma del voto è quello presentato dal presidente della Commissione, il grillino Giuseppe Brescia. Più comunemente noto come Germanicum (perché si rifarebbe al modello tedesco), ma inizialmente soprannominato Brescianellum (per via del suo primo firmatario) il testo tiene già conto della riduzione di deputati e senatori. E introduce un sistema proporzionale con sbarramento al 5% e un articolato meccanismo per consentire il cosiddetto diritto di tribuna ai partiti che non riescono ad avere rappresentanza in Parlamento. Molti esperti di sistemi elettorali ritengono che la nuova legge abbia ben poco in comune con il sistema di voto tedesco, se non la soglia di sbarramento. La nuova legge elimina sia alla Camera che al Senato i collegi uninominali e le coalizioni di lista. La conversione dei voti in seggi viene fatta a livello nazionale e i seggi distribuiti in base a circoscrizioni e collegi plurinominali. Non è previsto il voto di preferenza. La legge una volta entrata in vigore decreterebbe la fine del bipolarismo e i partiti non sarebbero obbligati ad alleanze prima del voto.


Maggiore ottimismo per i tempi con cui la Affari Costituzionali potrebbe terminare l’esame della Pdl costituzionale che modifica la base di elezione dei senatori, introduce le circoscrizioni pluriregionali e riduce il numero dei delegati dei Consigli regionali per l’elezione del capo dello Stato. La proposta porta la firma del capogruppo di Leu a Montecitorio, Federico Fornaro. “Il correttivo” da introdurre, dice il deputato di Liberi e Uguali, “è di pari rango agli effetti numerici della riduzione del numero dei parlamentari che comprime la rappresentanza, in particolare al Senato”. E avrebbe due effetti. “Da un lato la possibilità di circoscrizioni pluriregionali e poi di poter ripartire i resti a livello nazionale e avere un esito elettorale uniforme tra Camera e Senato”. Con l'approvazione della riforma “nessun voto andrebbe perso. È un elemento sistemico neutro, che non è pensato per favorire questa o quella parte politica". Per i dem è ragionevole pensare che la Commissione possa licenziare la pdl costituzionale già “la settimana prossima” e avviare i successivi passaggi parlamentari.


Ma a frenare gli entusiasmi - almeno in materia elettorale - ci pensa Marco di Maio di Italia Viva, capogruppo in commissione Affari Costituzionali. Che rilancia quello che il suo leader Matteo Renzi dice negli ultimi giorni: “Restiamo convinti che la legge elettorale migliore sia quella di stampo maggioritario, ma se l’intenzione di Pd e M5S è proseguire su un impianto proporzionale allora serve una revisione del bicameralismo paritario e un meccanismo di sfiducia costruttiva”. L’asticella si alza ancora.

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