Meccanismo Europeo di Stabilità

Mes, l’Eurogruppo approva la riforma e anticipa backstop salva-banche

L’accordo: entrata in vigore a inizio 2022 della rete di protezione in caso di crisi bancaria. Eliminato il memorandum per l’accesso ai prestiti dei Paesi

Mes, l’Eurogruppo approva la riforma e anticipa backstop salva-banche

I ministri dell’economia della zona euro danno il via libera definitivo alla riforma del Mes. Come già previsto nella bozza di revisione si elimina il memorandum per l’accesso alla “linea di credito precauzionale”, sostituendolo con una lettera d'intenti che deve comunque garantire il rispetto delle regole del Patto di stabilità. E viene ridisegnato il meccanismo di aiuti alle banche in caso di crisi del sistema del credito. Il Mes fornirà un paracadute finanziario, backstop, al Fondo unico di risoluzione europeo. Come richiesto dall’Italia il salvagente entrerà in funzione prima del previsto, a inizio 2022 e non da gennaio 2024 come indicato nelle modifiche iniziali. Ora tocca ai capi di Stato e di governo pronunciarsi. La firma del nuovo Trattato per la riforma del Mes è prevista a fine gennaio, poi bisognerà attendere le ratifiche nazionali. Soddisfatto il ministro dell’Economia, Gualtieri, che parla di un “risultato positivo e importante su un testo equilibrato, che ha richiesto un negoziato intenso, in linea con le nostre condizioni”. Inoltre secondo il ministro “l'introduzione anticipata del backstop comune fa compiere un passo in avanti al processo di integrazione bancaria”. 

 

La Riforma del Mes all'Eurogruppo, Gualtieri favorevole

Mentre il premier Conte dalle pagine del Corriere della sera assicurava: “Riusciremo a dare la svolta, con l’Europa abbiamo studiato un percorso a scorrimento veloce del Recovery” il governo ha dovuto fare i conti con un’altra grana: le divisioni sulla riforma del Mes che il 30 novembre è arrivato sul tavolo dell’Eurogruppo. E che nella politica nazionale si è intrecciato con l’ipotesi di utilizzo della linea di credito che il Fondo mette a disposizione pe le spese sanitarie da Covid-19. “Il Mes non ci serve, l’Italia non ne ha bisogno”, ripeteva ancora il capo di Palazzo Chigi per rabbonire il M5s. Ma i pentastellati volevano essere sicuri che votare la riforma al Trattato istitutivo non fosse una trappola per spianare la strada ai prestiti per la sanità. 

 

La revisione del Trattato istitutivo del Mes

La bozza di revisione del Meccanismo europeo di Stabilità - che è un accordo intergovernativo non interno all’Unione europea, voluto nel 2012 per ‘salvare’ dopo la crisi dei debiti sovrani gli Stati in difficoltà finanziaria ma a rigide condizioni - prevede una nuova cooperazione con la Commissione europea. E, cosa più importante, istituisce un dispositivo di protezione (backstop) in caso di crisi bancaria. Significa che la ‘cassaforte’ con i 250 miliardi in dotazione potrebbe essere utilizzata per salvare gli istituti di credito a corto di liquidità.  Revisione attese anche per la “linea di credito precauzionale” in caso di prestiti richiesti dai Paesi. La procedura potrebbe essere semplificata con una ‘dichiarazione d’intenti’ ma pur sempre che le finanze del richiedente siano ‘sane’ e senza ‘gravi vulnerabilità’. 

 

La posizione dell’Italia all’Eurogruppo e le modifiche alla riforma di un anno fa 

All’accordo raggiunto un anno fa di ratifica delle modifiche l’Italia in questi dodici mesi si è opposta. Ma un’intesa è stata raggiunta. Le trattative in corso sono state attivate per anticipare l’entrata in vigore del paracadute del Fondo europeo di risoluzione bancaria. In questa direzione le dichiarazioni del ministro all’Economia, Roberto Gualtieri, in audizione la mattina del 30 novembre davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato riunite in seduta congiunta. Un’accelerazione del common backstop per il titolare di via XX Settembre è infatti “di importanza strategica per rafforzare l'Unione bancaria” e nello stesso tempo “assicurare un’ulteriore rete di sicurezza per la stabilità” del sistema creditizio.  L’impegno dell’Italia è per “decidere su tutto il pacchetto” e “perché i due processi di firma e ratifica del trattato Mes e dell'emendamento di riforma del backstop siano avviati insieme”.

 

Gualtieri ha sottolineato che grazie all’iniziativa italiana la riforma modifica i termini su clausole di azione collettiva (Cacs) e analisi di sostenibilità del debito (Dsa) e della capacità di rimborso dei Paesi. “Non è richiesta una ristrutturazione preventiva del debito per l'accesso al Mes” e “su Dsa e Repayment capacity è stato confermato il principio per cui tale esercizio sarà trasparente e prevedibile consentendo margine di giudizio”.  Il ministro ha ricordato che “per l'Italia e per tutti gli Stati membri Commissione Ue, Bce e Mes hanno di recente fatto una Dsa per i criteri di ammissibilità alla linea pandemica del Mes, e il nostro debito è stato giudicato sostenibile”. Un accordo definitivo sulla revisione del Trattato potrebbe arrivare “il prossimo 27 gennaio”. 

 

Mes Sanità, le tensioni nella maggioranza e la lotta di Conte contro il rimpasto

C’è un concetto che più di tutti Gualtieri ha ribadito a nome del Governo: tutte le discussioni all'Eurogruppo “non investono in alcun modo l'utilizzo del Mes: la riforma è cosa distinta dalla scelta se utilizzare o meno il Mes sanitario da parte dell'Italia”. Ma la diffidenza in seno alla forza politica in teoria più vicina al premier, i cinquestelle, si è fatta sentire. E nella maggioranza è continuato lo scontro su diversi temi. L’accusa al premier di mancanza di un “vero” confronto si è ripresentato, insieme all’ipotesi di un rimpasto che dia all’esecutivo un’impronta più marcatamente politica. Il presidente del Consiglio ha provato a tranquillizzare sul Recovery Fund: “Ci sarà un grande confronto pubblico e coinvolgeremo il Parlamento. Stiamo anche pensando a un comitato di garanzia, che sovrintenda all’attuazione dei progetti e verifichi che le cose stiano andando bene”.

 

Una task force con dieci personalità “di altissimo livello” dovrebbe lavorare ai progetti. Ne farebbero parte il ministro Gualtieri per il Pd e Patuanelli per i pentastellati. Sempre secondo quanto riportato dal quotidiano di via Solferino, per Conte “non c’è nessun ritardo” sul Piano nazionale. “Siamo in dirittura di arrivo”, ha dichiarato, e “ci confrontiamo ogni giorno con la struttura messa su dalla presidente Ursula Von del Leyen”. Ma di rimpasto non ne vuol sapere. Soprattutto se si tratta “di soddisfare le ambizioni di qualcuno”. Sul tavolo degli imputati ci sarebbero Di Maio e Renzi, migliori invece i rapporti con Zingaretti. Dal Quirinale dubbi su un cambio troppo consistente di ministri sarebbero già stati espressi. Nel caso, per il Colle, sarebbe inevitabile il passaggio del voto di fiducia in Parlamento.    

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