Lo scontro nella maggioranza

Slitta la verifica di maggioranza, mentre il Covid esige compattezza

Il rinvio degli Stati generali grillini ritarda il vertice con Conte. Pressing Pd sul Mes: Orlando aderisce all’intergruppo dei renziani per attivarlo

Slitta la verifica di maggioranza, mentre il Covid esige compattezza

Tocca aspettare ancora per la verifica di maggioranza.

 

Il rinvio di una settimana – al 14 e 15 novembre - degli Stati Generali dei Cinquestelle allunga ulteriormente i tempi del ‘patto di legislatura’. Il confronto tra i giallorossi e il premier Conte ci sarà solo dopo l'assise con cui i grillini decideranno la loro nuova leadership. Un'attesa che potrebbe rivelarsi logorante, inasprire le tensioni attuali e aumentare le distanze sui temi caldi. Mentre il Covid esige compattezza e velocità di azione.

ci sarà solo dopo l’assise con cui i grillini decideranno la loro nuova leadership. Un’attesa che potrebbe rivelarsi logorante, inasprire le tensioni attuali e aumentare le distanze sui temi caldi. Mentre il Covid esige compattezza e velocità di azione. 

 

I dem con i renziani a favore del Mes

I segnali ci sono tutti. E ancora una volta è il Mes ad alimentare il conflitto tra le forze politiche che sostengono il premier Conte. Ci pensa il vice segretario dem, Andrea Orlando, intervenuto alla trasmissione Omnibus su La7 a dare oggi fuoco alle polveri dopo la giornata già parecchio ‘accesa’ di ieri. Il Mes “è uno strumento che ha condizionalità relativamente simili a quelle del Recovery Fund. Non vedo questo abisso”, dice. Il punto per l’ex ministro della Giustizia è che “il Mes oggi c’è, per il Recovery ci vuole più tempo per attivarlo”. E aggiunge: “Se il Governo è in grado di attivare altre risorse ci dica quali sono, lo dica al Paese soprattutto, e mettiamo in moto un meccanismo che vada nella direzione del riassetto della Sanità”. Rifiuta “pregiudizi ideologici” l’esponente dem e fa la sua contromossa: ha già aderito all’inter-gruppo ‘Mes Subito’ promosso dai parlamentari renziani, Camillo D’Alessandro e Vito De Filippo, il cui insediamento è previsto oggi. L’attacco frontale che da mesi Italia Viva guida per attivare le risorse del Fondo Salva Stati fa proseliti in casa Pd. E tocca anche al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, prendere una posizione netta e fugare i recenti sospetti di atteggiamenti ‘troppo filo grillini’.  “Sono favorevole al Mes, anche perché l’ho negoziato e so bene che non presenta alcun tipo di condizionalità”, scandisce dai microfoni di Radio 24. E sottolinea: “I risparmi di interessi sono 300 milioni di euro che per un ministro dell'Economia sono una cifra significativa”.

 

Tregua esile tra Conte e Pd

Il dossier Mes per Conte “nulla ha a che vedere con le priorità politiche”. Il premier non indietreggia sul nodo dell’attivazione dei fondi per la sanità del Meccanismo di Stabilità. Anche se solo ventiquattro ore prima è stato costretto a fare ammenda e trovare con Zingaretti una mediazione per le affermazioni di domenica sera in conferenza stampa. Quella risposta a un cronista, “il Mes non è una panacea”, ha creato non pochi problemi all’inquilino di Palazzo Chigi. Eppure, oggi, la linea sì collaudata del ‘prendere tempo’, che finora ha retto, rischia di essere piena di insidie e di far saltare i nervi a qualcuno. E il clima è già abbastanza teso. Con la pandemia che morde e il sistema sanitario nazionale che potrebbe ricadere nelle condizioni molto critiche della prima ondata, con carenza di medici e di strutture ad hoc, sarebbe davvero difficile spiegare il ‘no’ a risorse cash destinate solo ed esclusivamente a spese sanitarie. 

 

Il premier e il M5S non vogliono il rimpasto

Non è solo il Fondo Salva Stati ad impensierire il presidente del Consiglio.  Perché c’è la questione del rimpasto: e ormai è chiaro che anche il Pd lo vuole. Il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, prova a offrire la sua sponda al premier. “Il rimpasto non è una soluzione”, dice. E dirotta la partita su “programma e temi” per non pensare alle “poltrone”. Perché forse a ballare sarà proprio quella di qualche ministro grillino. Intanto è sempre Andrea Orlando a mandare il messaggio sibillino del Nazareno: “Conte lo vedo come riferimento di una coalizione che ha svolto in questi mesi ruolo preziosissimo. Non si tratta di tirarlo da una parte o dall'altra, ora si tratta di capire come possiamo in questa nuova fase utilizzare questa funzione per fare il salto di qualità necessario”. Ed è sul “salto di qualità” che bisognerà capire quale è la posta in gioco. 

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